CARTOGRAFIA PLANETARIA

In questa pagina vogliamo raccogliere la cartografia planetaria di una nuova geografia politica mirata a formare l’ultracontinentalismo radiante del futuro sacro impero tradizionale fondato sull’Antico Ordine Planetario, la geopolitica di una cartografia eseguita seguendo gli insegnamenti confuciani della tecnica metodologica insita nell’applicazione del Feng Shui alla politica governativa, con particolare riferimento a tutti i cinque continenti del nostro pianeta Urantia, applicando ad ogni civiltà per ogni continente la rettificazione dei nomi attuali con dei nomi futuribili, ricercati attraverso la congruente significazione del nome alla realtà geografica delle relazioni internazionali, viste da una prospettiva imperiale, in quanto i Cinque Continenti Terrestri, che oggi sono denominati come l’Eurasia, l’Africa, l’America, l’Oceania e l’Antartide, diventano il riferimento per riconoscere i propri fratelli di “Razza Continentale” che non ha nulla a che vedere con le concezioni razziali del novecento, poiché nel nostro caso qualsiasi aggregato di popolazione detiene un preciso territorio circoscritto dal mare e dalla sua prossimità storica, geografica e antropologica, nonché una politica, un’economia e una cultura che si è conformata a partire dalla comunanza, dai costumi e dalla condivisione di energiche relazioni sociali lungo il tempo e lo spazio che hanno fatto vibrare in assonanza armonica con determinate caratteristiche.

Così, in questo modo, questa fratellanza razziale interna ai continenti è confucianamente inerente ai Cinque Colori Primari del Wu Xing, i cinque elementi agenti e vibrazionali dell’epistemologia cinese, una corrispondenza situazionale mutabile della configurazione contestuale del Feng Shui che rende più comprensibile lo Yi Jing, quale classico dei mutamenti nelle relazioni sociali presenti, un impostazione generale applicata ai Cinque Continenti Terrestri, ossia all’eurasiatico Aurania, all’africano Alkebulan, all’americano Aztlanti, all’oceanide Altierjinga e all’antartideo Aramu, ovvero Cinque Razze Spirituali come la Razza Bianca eurasiatica, la Razza Nera africana, la Razza Rossa americana, la Razza Azzurra oceanide e infine la Razza Gialla antartidea, dei colori razziali che indicano una tipologia precisa di spiritualità comune contrassegnato da cinque mitologici animali guardiani: Cinque Colori Primari che segnano i “cinque elementi agenti”, un concetto tipico della cultura cinese che viene impiegato in svariati campi, dalla medicina tradizionale cinese alle arti marziali, laddove nel Wu Xing si rappresenta cartograficamente con le mappe rovesciate dove l’elemento Metallo (bianco) è a destra verso Ovest, l’elemento Acqua (nero) è in basso verso Nord, l’elemento Fuoco (rosso) è in alto verso Sud, l’elemento Legno (azzurro o verde) è verso Est e infine l’elemento Terra (giallo) è al centro come soggetto di incontro perpendicolare tra orizzonte e vertice di un ambito territoriale, un’applicazione politica che in merito alla cartografia risultante non riguarda uno schema geometrico di titpo cartesiano ma bensì di coordinate antropologiche che distinguono i cinque centri cardinali di ogni continente.

Questa è quindi una concezione confuciana che si interfaccia al Modello Intracontinentale del Feng Shui, la quale oltre a riguardare i Cinque Punti Cardinali, riguarda anche l’interazione dinamica presente tra i Cinque Animali Guardiani: il Serpente dal colore Giallo dell’elemento Terra al Centro, il Dragone dal colore Azzurro o Verde dell’elemento Legno a Est, la Fenice dal colore Rosso dell’elemento Fuoco a Sud, la Tigre dal colore Bianco dell’elemento Metallo a Ovest, la Tartaruga dal colore Nero dell’elemento Acqua a Nord, i quali si generano e si controllano tra loro in un rapporto di costante equilibrio eterno, una dinamica che ha una sua valenza anche di cooperazione politica applicata negli sviluppi di ogni continente terrestre.

Applicando ai Cinque Continenti Terrestri tale impostazione divinatoria abbiamo politicamente la distinzione di Cinque Cardini Areali per ogni continente, i quali si distinguono mediante l’ausilio del suffisso -stan (o -sthan) che significa posto, terra, nazione, il quale a sua volta deriverebbe dal sanscrito sthana (luogo, casa), tipicamente usato dagli antichi indo-iraniani insediatisi in Asia per indicare un qualsiasi luogo circoscritto da una serie di fattori accomunanti.

Quindi così per tali convenzioni, andiamo a rettificare i nomi secondo tale criterio metodologico denominando questa toponomastica, dei singoli Cinque Cardini Areali di ogni continente, andando a cercare di perscrutare i caratteri storici, geografici e antropologici che distinguono una civiltà che definisce ogni singolo cardine areale, per un totale di venticinque cardini areali in tutto il globo terracqueo del nostro pianeta Urantia, una distinzione inerente ad una civiltà che si distingue per aver avuto uno o più personalità storiche denominate Majestas, ovvero santi, eroi, filosofi, profeti e imperatori che hanno determinato la diffusione di una precisa cultura rispettando i costumi presenti in precedenza in quella località e avente funzione di guida per le masse, dei prodigiosi Majestas Positivi che sono serviti a determinare uno slancio evolutivo notevole dello spirito dei popoli all’interno di un territorio che ne definisce un’identità che oggi è riconosciuta, palesemente o tacitamente, dall’immaginario collettivo mondiale.

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Cartografia Planetaria

AURANIA (Eurasia)

Il primo continente che andiamo a descrivere, ad analizzare e a rettificare secondo i criteri della metodologia epistemologica confuciana, è quel continente che oggi viene denominato dai più con il termine Eurasia, la toponomastica di un neologismo nato dalla unificazione del termine Europa con il termine Asia, situazione in cui venivano considerati erroneamente come continenti a sé stanti, poiché tecnicamente in termini geologici e geografici, un continente si distingue per essere un vasto territorio circoscritto dai mari ai quattro lati di orientamento delle direzioni polari Nord e Sud e delle direzioni solari Est e Ovest, condizione sine qua non che non permette di definire un territorio come continente, ragion per cui l’Europa è soltanto una penisola del continente, proprio come l’Asia è nient’altro che tutto ciò che si pone a oriente dove nasce il sole e che Europa non è, una errante toponomastica etnocentrica degli europei, di derivazione greco-romana, che non è conforme alla realtà dei fatti, un errore che ha permesso ad alcuni studiosi di rivedere tale impostazione definendo un termine altrettanto poco conforme, qual è la toponomastica di Eurasia, per descrivere il continente della Razza Spirituale Bianca che contraddistingue i metallici popoli eurasiatici da ovest a est e da nord a sud, e viceversa, una toponomastica che semplicemente riprende gli errori precedenti ricavandone un neologismo latinista, anziché andare ad indagare quelle che sono le radici comuni delle civiltà, delle nazioni, dei popoli, delle etnie, delle società e delle comunità che hanno attraversato tutte indistintamente attraverso i secoli, ossia quei fenomeni che sono state le Grandi Migrazioni (migrazioni di interi popoli e nazioni del passato, da non confondere con le piccole migrazioni contemporanee), i Flussi di Frontiera (a causa di guerre, calamità, carestie, ecc.), i Rapporti Diplomatici (relazioni internazionali, relazioni interimperiali, relazioni pacifiche, rapporti di forza, ecc.), i Traffici Economici (spostamento di mercanti, compravendita di merci e manufatti, disposizione di servizi, ecc.) e le Relazioni Interculturali (scambio di saperi, condivisione di conoscenze, dialoghi interreligiosi, confronti tecnologici, ecc.), qualcosa che in sintesi nella storia eurasiatica possiamo definire attraverso il nome storico di “Via della Seta”, ma che possiamo trovare allo stesso modo in tutti i continenti simili fenomeni ancestrali, poiché hanno caratterizzato le costanti storiche di tutte le civiltà e i rapporti tra esse in ogni continente.

Detto ciò, la nomenclatura della toponomastica del nostro bianco continente eurasiatico, va da ricercarsi nella sua centralità storica mondiale, nonché nella sua paternità geografica di diverse tendenze di estensione geografica e di considerazione del mondo come ad un soggetto rivolto all’unificazione delle differenze secondo modalità non conformi tra esse, tra cui possiamo annoverare il senso estensivo antico dei Romani verso il sud meridionale dell’Africa, come la tendenza africana ad esplorare le terre del fiume Nilo, seppur ostacolata dalla inospitalità del deserto del Sahara, nonché il senso estensivo antico dei Romani verso l’est orientale dell’Asia, la quale è stata da sempre una frontiera molto ambita e affascinante nell’immaginario europeo estremoccidentale del continente eurasiatico, proprio come lo è stato altrettanto per l’immaginario confuciano estremorientale dello stesso continente nei confronti dell’occidente, una situazione storica curiosa e misteriosa allo stesso tempo dell’immane immaginario collettivo eurasiatico, in quanto proprio come gli occidentali eurasiatici ponevano a un non ben precisato oriente la localizzazione del Paradiso, allo stesso modo gli orientali eurasiatici ponevano a un non ben precisato occidente la localizzazione del Paradiso, un continuo confronto di idee e di relazioni che portarono addirittura misteriosamente ai letterati della dinastia cinese dei Qin (秦), carattere che per omofonia può significare anche “parentela”, di denominare l’impero italico dei romani con il carattere del termine Da Qin (大秦), caratteri che insieme possono significare anche “grande parentela”, un mistero confuciano che resta tale ancora oggi, la vocazione di un continente che storicamente determina in estremo oriente la antica dottrina politica dei confuciani concretizzatasi nei secoli con il termine Tian Xia (天下), che letteralmente significa “tutto sotto un unico Cielo”, un termine cinese per un concetto culturale storico cinese che denotava l’intero mondo geografico, o il regno metafisico dei mortali, e che in seguito fu associato alla sovranità politica, un termine che indicava le terre, lo spazio e l’area divinamente assegnati al sovrano imperiale da principi di ordine universale e ben definiti come il Tian Ming (天命), il mandato celeste a governare i popoli attraverso la virtù di un sovrano del mondo intero, una concezione il cui centro di questa terra era direttamente assegnato alla corte cinese, formando il centro di una visione del mondo che si concentrava sulla corte cinese e si estendeva concentricamente verso l’esterno verso i funzionari maggiori e minori e poi verso i sudditi comuni, gli stati tributari, e infine terminando con i “barbari” marginali, un centro di questa visione del mondo che non era di natura escludente, e i gruppi esterni, come le minoranze etniche e le persone straniere, che accettarono il mandato dell’imperatore venivano essi stessi ricevuti e inclusi nel Tian Xia cinese, un concetto di unificazione planetaria parallelo a quello italico e romano, ed in parte europeo, poiché con la mondanità del capitalismo incipiente del modernismo rinascimentale, questo senso paternalistico di unificazione del mondo si trasforma in mero senso di dominazione e colonizzazione del mondo, una concezione di unificazione planetaria che, seppur vista secondo un’ottica jasperiana di “storia assiale”, di certo possiamo affermare che questi due estremi eurasiatici di una geografia planetaria, hanno determinato una chiara identità comune priva di consapevolezza condivisa nell’immaginario collettivo mondiale, ma che da oggi in poi acquisirà sempre maggiore senso di identificazione tra le parti componenti di questo continente, un mistero tra i misteri a cui si aggiunge quello delle capitali di Roma e di Pechino, laddove riscontriamo un altro parallelismo toponomastico tra l’occidente e l’oriente del continente eurasiatico, ossia la nascita di Roma, della seconda Roma (Bisanzio, oggi Istanbul), della terza Roma (Mosca) e della quarta Roma inneggiata dal secondo Reich Prussiano e dal terzo Reich Tedesco (Berlino), e dall’altro lato del continente eurasiatico tra Bei Jing (北京, letteralmente Capitale del Nord, odierna Pechino), Nan Jing (南京, letteralmente Capitale del Sud, odierna Nanchino), Dong Jing (東京, letteralmente Capitale dell’Est, odierna Tokyo in Giappone) e Xi’An (西安, letteralmente Occidente Quieto, conosciuta come una delle più importanti città nella storia cinese e fu capitale di ben tredici dinastie, incluse la Zhou, la Qin, la Han e la Tang, una città con più di 3.100 anni di storia che rappresenta anche la fine più orientale della Via della Seta, denominata anche con il nomen di Chang’An “Pace Perpetua” nei tempi antichi), un parallelismo che si perde nei secoli e che conforma un posizionamento a croce alla cui intersezione del centro troviamo misteriosamente, Belgrado a occidente, quale odierna capitale della Serbia, e Jinan a oriente, quale odierna capitale della provincia dello Shandong in Cina.

Pertanto, da tutte queste considerazioni geopolitiche, filosofiche e metafisiche, abbiamo pensato a due animali caratteristici tipici di questo continente e che nei secoli hanno attraversato il continente eurasiatico, ovvero l’Aquila Chrysaetos volgarmente detta “aquila dorata”, e la Pantera Tigris volgarmente detta “tigre dorata”, due predatori alfa che rappresentano simboli totemici di lotta contro i demoni, accomunati entrambi dalla vulgata definitoria di esseri dorati, che ricordano l’oro e quindi a quell’Aura, un’aura finanche spirituale, che in latino ha diversi significati, quali vento, brezza, movimento d’aria, ma anche aria, atmosfera, cielo, e quindi soffio, esalazione, effluvio, una fragranza, odore, profumo, che in senso poetico diventa splendore, luce, scintillio, un’eco, un favore, una fortuna, e quindi dopo il significato di centralità spirituale si introduce l’altro senso del significato di paternità atavica che va ricercata in un mitologema eurasiatico comune a tutte le Cinque Sacre Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche, ossia alla residenza degli esseri celesti, a quel cielo che è padre di tutte le cose, a quel Dio Altissimo traslitterabile in tutte le Sacre Religioni, e che applicando ancora una volta la cultura della antica lingua latina possiamo ricordare il mito di Urano, un secondo termine che se lo andiamo a coniugare con il primo otterremo la rettificazione del nomen del continente eurasiatico in Aurania: la terra dorata del cielo di Urano.

In questo momento, dopo aver riscontrato il vero nomen di questo continente, possiamo passare a definire le culle di civiltà di Aurania, come il Muslimistan, che rappresenta il mondo turco-arabo-persiano, accomunato dal forte senso di religiosità diffusa e di rispetto verso le altre religioni tipico ad esempio dei palestinesi, quale popolo fulcro di questa culla di civiltà relativa a un territorio cardine con colore giallo, che va dalla Turchia anatolica fino all’Afghanistan, includendo Siria, Cipro unificata, Libano, Palestina, Giordania, Arabia, Oman, Yemen, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi, Kuwait, Iraq e Iran, posizionato al Centro con simbolo Serpente Giallo, il quale rappresenta la trasformazione per la sua caratteristica storica di intermediario continentale tra gli estremi di tutte le regioni eurasiatiche, poi abbiamo la culla di civiltà del Kongfuzistan, che comprende tutto il mondo confuciano, il quale include e prevede in una visione unificata la Cina riunita con Taiwan e Hong Kong, il Giappone con tutte le sue isole Curili, la Corea unificata, la Mongolia, le Filippine, la Thailandia, il Laos, la Cambogia, il Vietnam, la Malesia, il Singapore, il Brunei e l’Indonesia, posizionato a Est con simbolo Dragone Azzurro che rappresenta la buona fortuna, garantisce la felicità e la prosperità per la sua caratteristica antica e recente di mettere in pratica uno sviluppo armonico tipicamente confuciano, poi abbiamo la culla di civiltà dell’Indostan che comprende India, Pakistan, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Myanmar e Sri Lanka, una culla di civiltà posizionata a Sud con simbolo Fenice Rossa che rappresenta la rinascita e le nuove opportunità per la sua caratteristica antica di mondo areale disposto al confine tra il mongolico e l’indoario del sud discendente dalle Ondate di Kurgan del Nord, poi abbiamo un Europastan che comprende tutta la penisola eurasiatica dell’Europa includendo al suo confine est la Tracia, odierna Turchia europea, con la sua antica capitale Bisanzio odierna Istanbul, la Bulgaria, la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia, la Polonia, la Lettonia, l’Estonia, la Lituania, la Svezia e la Norvegia, includendo la restante Europa classica e la Mittleuropa, ossia partendo ad enumerare dal versante ovest d’Europa, abbiamo la Repubblica di Portogallo, la futura Repubblica di Spagna con Andorra, la futura Repubblica di Francia con la Vallonia belga e i cantoni franchi svizzeri, la futura Repubblica di Olanda con la Fiamminga belga, la futura Repubblica di Germania con il Lussemburgo, l’Austria, il Liechtenstein e i cantoni tedeschi svizzeri, la futura Repubblica di Italia con Malta, San Marino, Vaticano, Corsica, Istria, Dalmazia e cantoni italici svizzeri, e ancora la futura Repubblica di Pannonia che include l’Ungheria con la Slovacchia, la Slovenia e la Croazia, e poi la futura Repubblica di Dalmatia che include la Bosnia, l’Erzegovina, il Montenegro, la Serbia, il Kosovo e l’Albania, e quindi la futura Repubblica di Ellenia che include la Grecia, l’attuale Macedonia del Nord e la suddetta Tracia, e ancora la futura Repubblica di Dacia che include Bulgaria e Romania, e quindi la Repubblica Baltica che include la regione russa di Kaliningrad, la Lettonia, l’Estonia, la Lituania, infine la futura Repubblica di Britannia che andrà a sostituire il Regno Unito, la futura Repubblica di Irlanda riunificata e la Repubblica di Islanda, il cardine areale di una culla di civiltà posizionato a Ovest con simbolo Tigre Bianca, quale simbologia di protezione per la sua caratteristica storica di concretizzare e curare le attività in modo regolare e macchinoso, ed infine abbiamo un Russistan che comprende tutto il mondo ex-zarista delle repubbliche ex-sovietiche che, a parte l’Ucraina di cui si spera in una reintegrazione prossima, sono già tutte interconnesse potenzialmente dal progetto di Unione Economica Eurasiatica di Vladimir Putin, ovvero stiamo parlando della Bielorussia, della Russia, dell’Ucraina, della Georgia, dell’Armenia, dell’Azerbaigian, del Kazakistan, dell’Uzbekistan, del Turkmenistan, del Tagikistan e del Kirghizistan, il cardine areale di una culla di civiltà che detiene il simbolo della Tartaruga Nera che rappresenta il sostegno, la stabilità e la longevità per la sua caratteristica storica di originaria area di spostamento delle Ondate di Kurgan verso tutte le direzioni, siano esse indoariane e mongoliche, quale cardine fondato dal ruolo chiave dei principi “Russ di Kiev”, lungo la formazione e lo sviluppo storico di questo grande impero zarista.

Nella figura sottostante possiamo vedere la rappresentazione cartografica dei Cinque Cardini Areali del continente eurasiatico di Aurania, impostata secondo i criteri tradizionali del Feng Shui: il Muslimistan, il Kongfuzistan, l’Indostan, l’Europastan e il Russistan.

AURANIA
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ALKEBULAN (Africa)

Il secondo continente che andiamo a descrivere, ad analizzare e a rettificare secondo i criteri della metodologia epistemologica confuciana, è quel continente che oggi viene denominato dai più con il termine Africa, la toponomastica di una terminologia romanica che originariamente veniva detta Libye (lat. Libya), anche se l’Africa cominciò a essere considerata un continente a parte solo a partire dal 4° sec. a.C., e più tardi, sempre per influenza romana, prevalse il nome Africa, usato dai Romani per designare la parte nord-occidentale, con la quale erano in rapporti più frequenti, un’origine incerta che secondo il grammatico latino Servio deriverebbe dal greco ᾿Αϕρίκη («senza freddo») e secondo lo storico greco Suida, sarebbe stato il nome proprio di Cartagine, che in lingua punica significherebbe «colonia», dalla radice semitica faraqa «dividere, separare», un continente che si distingue per essere un vasto territorio circoscritto dai mari ai quattro lati di orientamento delle direzioni polari Nord e Sud e delle direzioni solari Est e Ovest, leggermente relazionato al continente eurasiatico di Aurania per quel piccolo istmo di Suez in Egitto e in prossimità della sacra Palestina.

Quindi il nomen Africa è un fenomeno storico e antropologicamente etnocentrico, un continente che ospita un totale di circa 1.216 miliardi di persone, la seconda popolazione più grande del mondo, una terminologia geografica rinomata che ha viaggiato ben oltre le rive del Nilo fino agli oceani Atlantico e Pacifico, un nome che nel tempo si collega a patrimoni storici, nonché legato a rivoluzioni storiche, eppure tuttavia vi è un significato nel nome del continente africano che è stato oggetto di dibattito per decenni, un dibattito di diverse scuole di pensiero che sono emerse per definire il vero nome di ciò che oggi conosciamo come Africa, una situazione storica in cui una scuola di pensiero sostiene che questa toponomastica di origine romana non ha niente da condividere con le popolazioni africane, una scuola di pensiero la quale sostiene che il vero nome inizialmente impiegato per definire questo continente sia Alkebulan, e che secondo il dottor Cheikh Anah Diop nella sua “Storia Kemetica dell’Africa”, si sostiene che l’antico nome africano di questo continente era Alkebu-lan, ossia “madre dell’umanità” o “giardino dell’Eden”, quale parola di origine indigena più antica usata dai Mori, dai Nubiani, dai Numidi, dai Cartaginesi e dagli Etiopi, una tesi che si basa su rare testimonianze letterarie che la rendono come un’ipotesi della cui origine, etimologia e significato che rimangono sostanzialmente oscure, poiché le diverse teorie sull’origine della parola e sul suo significato sono talvolta contraddittorie.

Infatti secondo un’ipotesi araba, questa parola Alkebu-lan proviene dalla lingua araba ed etimologicamente significa “terra dei neri”, un’interpretazione incompatibile con la storia letteraria dell’arabo, dove gli individui neri sono qualificati dai termini Asouad, che significa nero, o storicamente con Abed che significa schiavo.

Fatto sta che, al di là delle contraddizioni tra le differenti scuole di pensiero che ne vogliono definire l’origine contraddittoria, il termine toponomastico di Alkebulan è comunque un termine accettato dalle comunità africane per autodefinire il loro continente, un criterio confuciano in tutti i sensi che attribuisce il nome di un territorio attraverso elementi antropologici e culturali di un popolo che descrive una realtà che la circonda attraverso la ricerca a mitologemi antichi della propria identità accomunante, un termine toponomastico importante che rende giustizia al continente africano di Alkebulan per la sua centralità, un continente che possiede anche una memoria ancestrale comune di determinate etnie e popolazioni come i Bantu, che tradizionalmente tramandano da tempi immemori il ricordo di esse come popolazioni provenienti dal Nord attraverso grandi migrazioni ancestrali, lasciando intendere che in tempi antichi il Sahara era ancora un luogo ospitale e facilmente attraversabile, la memoria collettiva di un’immaginario che lascia intendere la loro provenienza dal Nord Eurasiatico in tempi precedenti ai flussi migratori degli indoari, e quindi alle Ondate di Kurgan, per definire così un quadro più completo di tutte le grandi migrazioni postume a quel Diluvio Universale che si aggira intorno all’anno 10.000 a.C., una data importante e imponente per la storia mitologica di tutta l’umanità.

Pertanto, considerando che Africa è un antico nomen etnocentrico applicato dallo spirito esploratore e colonizzatore dell’uomo moderno europeo, possiamo evidenziare l’impiego di una errante toponomastica etnocentrica, che non è conforme alla realtà dei fatti, un errore che non ha permesso di descrivere il continente della Razza Spirituale Nera, che contraddistingue gli acquatici popoli africani da Ovest a Est e da Nord a Sud, e viceversa, quali originari abitanti e reali padroni delle terre del continente africano di Alkebulan, nel loro pieno diritto di autodeterminazione del loro sviluppo, sia esso politico, economico e culturale tipicamente autocentrato per vocazione spontanea nei secoli di storia di tutte le civiltà umane del nostro pianeta Urantia.

Così in questo modo, abbiamo che il continente africano di Alkebulan si va a definire secondo i criteri confuciani del Feng Shui, il quale distingue determinate aree cardinali del continente secondo la presenza di una o più culle di civiltà preponderanti, caratterizzate in particolar modo per aver resistito in qualche modo alle invasioni colonialiste europee finanziate dagli usurai giudei e avallate dalle monarchie europee con la benedizione papalina, una identità che è emersa strutturando nella memoria collettiva quella culla di civiltà che dà nomen ad un determinato aggregato di nazioni contemporanee, contraddistinto dai criteri confuciani, una suddivisione di questo continente che vede l’Ashantistan a Ovest, che rappresenta il mondo subsahariano occidentale contraddistinto sul territorio dalla lunga guerra di resistenza dell’impero Ashanti contro i colonialisti inglesi, una culla di civiltà relativa a un territorio cardine con colore bianco che comprende Mauritania, Mali, Niger, Ciad, Nigeria, Benin, Burkina Faso, Togo, Ghana, Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone, Guinea, Guinea-Bissau, Gambia e Senegal, con simbolo confuciano della Tigre Bianca, un animale totemico che invita alla riflessione e a pensare, quindi viene scelta per definire luoghi in cui devono essere prese decisioni importanti per lo sviluppo autocentrato di questo cardine areale che potrà essere tra i protagonisti del mutamento continentale, ma in più abbiamo poi l’Axumistan a Est, il quale rappresenta il mondo subsahariano orientale che fu un importante regno commerciale situato nell’area cardinale centro-orientale, che grazie alla sua favorevolissima posizione, fu profondamente coinvolto nei commerci tra l’India e il Mediterraneo orientale, allargando il proprio raggio d’azione all’Arabia meridionale, e fu considerata dal manicheo Mani, come uno dei quattro stati più potenti del mondo di allora, assieme a Roma, Persia, e Cina, una culla di civiltà che oggi comprende il Sudan riunificato, l’Eritrea, il Gibuti, l’Etiopia e la Somalia, con simbolo confuciano del Dragone Azzurro, quale animale totemico della fortuna finanziaria e dal ruolo di protettore da influenze nefaste per tutto il continente, un contesto in cui si inserisce il Maghrebistan a Nord, che rappresenta l’orizzonte arabesco della Mecca durante la preghiera del tramonto, un territorio che è stato segnato dal Regno di Cartagine ma soprattutto dalla potenza millenaria dell’Antico Egitto Faraonico, la quale è stata una grande culla di civiltà che ha influenzato il territorio circostante bagnato dal mare mediterraneo, un cardine continentale che comprende Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco, con simbolo confuciano della Tartaruga Nera, una testuggine che con la sua camminata lenta e piacevole, riduce lo stress e i problemi della famiglia, proteggendo dai venti, dai torrenti d’acqua in piena e da tutti i tipi di aggressioni, un continente a cui bisogna aggiungere ancora il Zulustan a Sud, un’area continentale contrassegnata dalla storia anticolonialista del popolo Zulu contro le guerre di conquista coloniale degli inglesi, i quali con forza e vigore resistettero per molti decenni alle guerre asimmetriche ingaggiate dai colonialisti inglesi nonostante che poi alla fine vennero smembrati in tanti piccoli regni, una culla di civiltà degna di rispetto che oggi comprende il Sudafrica, il Lesotho, lo Swatini, il Madagascar, il Mozambico, il Malawi, lo Zimbabwe, lo Botswana e la Namibia, un cardine continentale contrassegnato dal simbolo confuciano della Fenice Rossa, un animale totemico che riceve energia anche dall’esterno ma, allo stesso tempo, impedisce di passare a tutto ciò che non è positivo, salubre e integro per la propria identità collettiva, un continente complessivo a cui bisogna aggiungere infine il Bantustan al Centro, un cardine continentale fissato dal nome bantu (o bantù), che si riferisce a un vasto gruppo etno-linguistico che comprende oltre 400 etnie dell’Africa subsahariana e distribuite dal Camerun all’Africa centrale, orientale e meridionale, una grande famiglia di etnie, pur largamente diversificata, che condivide sia tratti linguistici che culturali, una civiltà di antiche origini fiorita intorno all’XI secolo, è stata la più importante civiltà dell’Africa subequatoriale, abitando pressoché tutta l’Africa meridionale e gran parte dell’Africa centrale, delle “popolazioni bantu” che indicano oltre 400 etnie che complessivamente costituiscono circa i 2/3 della popolazione africana, tali che condividono un insieme di tratti comuni, sia linguistici e sia culturali, e che si ritengono, appunto, discendere dalla civiltà bantu, una grande culla di civiltà che oggi comprende Camerun, Repubblica Centrafricana, Uganda, Kenya, Tanzania, Zambia, Angola, Congo, Ruanda, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Gabon e Guinea Equatoriale, il centro cardinale del continente africano di Alkebulan che si distingue con il simbolo confuciano del Serpente Giallo, il totem di un posto di preferenza tra gli animali del Feng Shui, in quanto è un rettile molto ricettivo e sensibile, che presta attenzione a tutto ciò che lo circonda mediante il compito di analizzare la situazione, prendersi cura della casa ed evitare complicazioni.

Nella figura sottostante possiamo vedere la rappresentazione cartografica dei Cinque Cardini Areali del continente africano di Alkebulan, impostata secondo i criteri tradizionali del Feng Shui: l’Ashantistan, l’Axumistan, il Maghrebistan, il Zulustan e il Bantustan.

ALKEBULAN
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AZTLANTI (America)

Il terzo continente che andiamo a descrivere, ad analizzare e a rettificare secondo i criteri della metodologia epistemologica confuciana, è quel continente che oggi viene denominato dai più con il termine America, od anche con quello geopoliticamente più recente di “Americhe”, la toponomastica di un neologismo nato dalla giustapposizione del nome di quell’italiano che fu Amerigo Vespucci, un navigato esploratore che fu il primo di cui siamo a conoscenza con un buon grado di certezza, che si accorse di non essere giunto in Estremo Oriente, come ufficialmente fece credere inizialmente quel personaggio ambiguo che fu Cristoforo Colombo, ma di aver toccato un territorio completamente nuovo dal punto di vista europeo, un’affermazione proveniente dalle sue lettere che nel 1507, come assemblato pamphlet, venne pubblicato nel comune francese di Saint-Dié-des-Vosges la Cosmographiae Introductio, il primo libro con mappa annessa che contiene la denominazione “America”, scelta probabilmente dal cartografo tedesco Martin Waldseemuller, un’opera che venne successivamente ricopiata, ripresa e riutilizzata per la redazione di numerose altre pubblicazioni, un fatto storico che determinò da quel momento, che il termine “America” si diffuse sempre di più e rimase nell’uso comune, una situazione in cui successivamente nel Novecento, per ragioni opportunistiche della geopolitica statunitense, il Nord America e il Sud America venivano considerati erroneamente come continenti a sé stanti, anche grazie alle teorie geopolitiche sulla Dipendenza dello sviluppo economico sudamericano dallo sviluppo nordamericano, una questione che, come abbiamo già detto tecnicamente, in termini geologici e geografici, un continente si distingue per essere un vasto territorio circoscritto dai mari ai quattro lati di orientamento delle direzioni polari Nord e Sud e delle direzioni solari Est e Ovest, condizione sine qua non che non permette di definire un territorio come continente, ragion per cui l’America è una soltanto, un continente unico che deve permettere a tutte le sue nazioni di svilupparsi economicamente in modo autocentrato, come del resto vuole Iddio Altissimo per tutte le Sue Creature, una errante toponomastica etnocentrica tipica della geopolitica dei W.A.S.P., un nomen che non è conforme alla realtà dei fatti, un errore che non ha permesso di far descrivere il continente della Razza Spirituale Rossa con una sua parola idiomatica tipica, un nome che possa contraddistinguere i focosi popoli amerindi, quali originari abitanti e reali padroni delle terre del continente americano, nel pieno diritto di autodeterminazione lontano dalla dipendenza dal capitalismo globalista di matrice angloamericana, uno sviluppo autocentrato che possa liberare finalmente il grande spirito energico di questi popoli, restituendo ad essi il dovere divino di autogovernare le loro terre secondo i dettami dei loro tratti antropologici ancestrali.

Così si pone il problema di rettificare la toponomastica del nomen per il nostro continente americano, cominciando dal ricercare nella memoria collettiva una aneddotica importante sul proprio immaginario continentale, qualcosa che denota la provenienza originaria di questi popoli e delle loro antiche civiltà che hanno segnato il proprio ricordo atavico, concezione per cui fa derivare le origini di tutti i popoli americani da una relazione con il mare, da cui spicca in modo eclatante il nome maya e azteco di Aztlán, una terra posta nell’attuale oceano atlantico, una memoria mesoamericana che si intreccia con le memorie particolari degli altri popoli amerindi e che straordinariamente per molti parallelismi, ricorda l’Atlantide di Platone vista dalla civiltà mesoamericana dei Maya e degli Aztechi, un fondamento che si intreccia anche con un’altra grande civiltà precolombiana che fu quella degli Incas, i quali riportano il ricordo di una migrazione umana dal centroamerica all’emisfero Sud del continente, dei racconti leggendari riferiti ad un’indistinta umanità senza distinguere tra le differenti razze, come nel caso del suggestivo mito di Naymlap raccolto da Cabello de Balboa che ipotizza una remota migrazione per mare dal Nord del continente fino alle coste centrali peruviane, una reminiscenza che definisce “tutti i popoli provenienti da Aztlán” come Aztlanti, i popoli provenienti da un generico luogo mitico perduto, un altrove che conferisce un chiaro immaginario collettivo continentale seppur variegato dalle differenze specifiche e particolari di ogni singola etnia, popolo e nazione.

In questo modo, secondo i cardini confuciani della rettificazione dei nomi, si va ad applicare lo strumento metodologico del Feng Shui al continente di Aztlanti, il quale distingue le aree cardinali del continente secondo la presenza di una o più culle di civiltà preponderanti, caratterizzate in particolar modo per aver resistito o perlomeno combattuto in qualche modo alle invasioni colonialiste europee, una identità che è emersa strutturando nella memoria collettiva quella culla di civiltà che determina il nomen ad un determinato aggregato di nazioni contemporanee, contraddistinto dai criteri confuciani di similarità, che di quei territori oggi riconoscibili come insieme di nazioni, formano un insieme omogeneo ecologicamente, geologicamente e antropologicamente, individuando la presenza delle migrazioni moderne degli europei e postmoderne degli altri popoli del mondo ancora legati alla patria natìa, come entità destinate prima o poi al rimpatrio attraverso dovuti equi sostegni di reintegrazione, quale soluzione da impostare tanto in Aztlanti quanto negli altri tre continenti del resto del mondo, escluso il continente antartideo destinato, come vedremo, proprio al popolamento di colonie preposte ad essere ivi ospitate e radicate, una concezione geografica del continente di Aztlanti che vede questo continente suddiviso a Nord dalla culla di civiltà di Eskimistan, che rappresenta la terra degli abitanti del circolo polare artico e che include tutti gli abitanti della civiltà nativa nordamericana, un modello di civiltà in cui il rigido freddo del Nord dove l’acqua è florida e diventa anche ghiaccio, un territorio che accomuna tutti i popoli nativi di due grandi nazioni, quali saranno il Grande Canada, che è un nome derivato da errata interpretazione del vocabolo indiano canada o canata (“capanne”), che i primi esploratori scambiarono per un toponimo, una grande nazione che includerà anche Alaska e Groenlandia, e il Grande Potlatch che è il nomen realistico del territorio degli attuali Stati Uniti, una parola resa famosa dagli antropologi Franz Boas e Marcel Mauss come nomenclatura di una forma di “economia del dono”, descrivendo un cerimoniale che si svolge ancora oggi tra alcune tribù di Nativi Americani della costa nordoccidentale del Pacifico degli attuali Stati Uniti e Canada, come gli Haida, i Tlingit, i Tsimshian, i Salish, i Nuu-chah-nulth e i Kwakiutl, una cerimonia rituale che tradizionalmente comprende un banchetto a base di carne di foca o di salmone, in cui vengono ostentate pratiche distruttive di beni considerati “di prestigio”, una cerimonia in cui vengono stipulate o rinforzate le relazioni gerarchiche tra i vari gruppi grazie allo scambio di doni e altri riti, un territorio che fra l’altro è stato segnato nel decennio 1960 da grandi movimenti civili fra cui quello dei diritti dei nativi, movimenti sociali dove l’eskimo fu anche un giaccone che divenne famoso in tutto il mondo grazie alle rivolte studentesche del 1968, un territorio in cui il futuro governo politico sarà affidato ai soli nativi e non ai fautori del capitalismo W.A.S.P. a trazione usuraia sionista di tipo internazionale, un cardine continentale che quindi comprende oggi Alaska, Canada, Groenlandia e Stati Uniti, una culla di civiltà che assume come simbolo confuciano la Tartaruga Nera, che rappresenta un territorio in cui i venti freddi vengono dal nord e secondo il Feng Shui dei confuciani quando si costruiva una casa, era quindi importante assicurarsi che un’alta montagna a nord offrisse una protezione sufficiente e, nel corso del tempo, questa idea di protezione si è rafforzata sempre di più, un aspetto protettivo alle spalle del continente che rappresenta il sostegno dato da montagne, alte colline, edifici più alti della propria abitazione o anche alberi ad alto fusto, dove il colore nero è associato alla direzione nord e all’elemento acqua, una impostazione geopolitica dove la tartaruga simbolizza la longevità, la protezione e la fortuna, nonché rappresenta gli antenati e la saggezza, impedendo alle energie favorevoli di perdersi, dirigendolo verso la casa, verso il resto del continente di Aztlanti, un continente a cui bisogna aggiungere il Mayastan al Centro, una culla di civiltà che rappresenta tutte le nazioni dell’area cardinale mesoamericana più tutte le isole dei Caraibi, il quale include e prevede in un’unica visione dispositiva le nazioni del Messico, del Guatemala, dell’Honduras, di El Salvador, del Nicaragua, della Costa Rica, del Panama, e poi di Cuba, Cayman, Giamaica, Haiti, Repubblica Dominicana, Porto Rico, Calcos, Bahamas, Vergini, Antigua, Montserrat, Dominica, Santa Lucia, Barbados, Grenada, Curacao, Aruba, Trinidad e Tobago, posizionato al Centro energetico continentale con il simbolo di Serpente Giallo, è associato al centro e alla Terra in qualità di rettile ricettivo e sensibile, che presta attenzione a tutto ciò che lo circonda, il cui compito è quello di analizzare la situazione complessiva, prendersi cura della casa continentale per evitare qualsiasi complicazione, una casa continentale in cui spicca l’Incasistan a Ovest, che rappresenta un territorio investito dalla gloriosa epopea dell’impero Incas in tutta l’area e oltre, il più vasto impero precolombiano del continente americano di Aztlanti, dove il Perù è stato il centro di questa culla di civiltà, la quale unificò, conquistando con la forza o annettendo pacificamente, la maggior parte dei territori occidentali dell’attuale America del Sud, e ad ogni popolo conquistato venivano imposti l’idioma e la religione dell’impero, proprio come a loro volta, gli Inca si arricchivano della cultura dei popoli annessi, dei popoli denominati anche Figli del Sole dai conquistadores per indicare il popolo o la cultura di quell’impero, la civiltà radiante di un territorio cardine con colore bianco che comprende le odierne nazioni di Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, un’area cardine del continente di Aztlanti che si distingue per il simbolo confuciano della Tigre Bianca, un colore bianco che si riferisce all’elemento metallo ed è assegnato alla direzione cardinale occidentale, un’animale totemico che dà supporto e sostegno alla propria casa dalla terra in modo ascendente, offrendo alle persone chiarezza e autorità che può portare a discontinuità e confusione, generando all’uopo problemi con le autorità dominanti nel panorama globalista quando viene posta più in alto del dragone azzurro, una casa continentale a cui bisogna aggiungere ancora il Mapuchistan a Sud, un’area continentale contrassegnata dalla presenza preponderante dei popoli Mapuche, un termine composto dalle parole mapudungun Che, “Popolo” e Mapu, “della Terra”, un “Popolo della Terra” che resistette con successo a molti tentativi dell’Impero Inca tesi ad assoggettarli, e questo sebbene mancassero di una organizzazione propriamente statale, nonché contro i conquistadores che combatterono usando il fiume Bío-Bío come frontiera naturale, riuscendo a resistere ininterrottamente dal 1500 al 1800, fino al 17 novembre del 1860 dove il francese Orelie-Antoine de Tounens proclamò il Regno di Araucanía e Patagonia e i capi Mapuche all’epoca in carica lo riconobbero loro re, una vera e propria civiltà che ha anch’essa fatto i conti con il colonialismo della modernità europea, dividendo i Mapuche principalmente tra l’attuale Cile e l’Argentina, una culla di civiltà che comprende Cile, Paraguay, Uruguay e Argentina, un cardine continentale contrassegnato dal simbolo confuciano della Fenice Rossa, la quale rappresenta l’energia esplosiva dello Yang e lo spirito dello Yin, un spazio aperto e generoso che può dare agli abitanti della casa continentale un potente supporto, un animale mitologico che spesso è accoppiato con il drago azzurro per portare armonia e coesione in un ambiente coniugale come il continente di Aztlanti, una casa in cui infine emerge il cardine continentale di Amazonistan a Est, un cardine continentale contraddistinto dalla grande presenza della grande foresta amazzonica e dei suoi svariati popoli indios, la simbiosi ecologica di una popolazione indigena che, prima dell’avvento dei portoghesi, era divisa in grandi nazioni composte da diversi gruppi etnici, tra cui spiccano i grandi gruppi Tupi-Guarani, Macro-Jê e Aruaque, laddove i primi erano suddivisi in Guarani, Tupiniquins e Tupinambas tra molti altri, un’aggregato di popoli che prima dell’arrivo degli europei, le frontiere tra questi gruppi e i loro sottogruppi erano segnate dalle guerre tra di loro, derivanti dalle differenze di cultura, lingua e costumi, una civiltà arborea perlopiù guerriera che distingueva i vari indios tra loro ma che oggi sono stati quasi tutti assorbiti dalla modernità occidentale, seppur sopravvive l’immaginario collettivo di una memoria pregressa in cui il rapporto tra uomo e ambiente non era messo in discussione, contrariamente a oggi dove la foresta amazzonica viene ogni giorno deturpata alla ricerca di materie prime da vendere e di nuove piantagioni da sfruttare per la produzione agricola intensiva, uno sradicamento fortissimo che ogni giorno mette a repentaglio la vita delle ultime tribù amazzoniche non contaminate dal progresso occidentale, una culla di civiltà tribale unita spontaneamente dalla natura selvaggia composta principalmente dal Brasile e poi dalla Guyana occidentale, dal Suriname e dalla Guyana orientale attualmente francese, un cardine continentale che è posizionato a Est di Aztlanti, un lato specifico della montagna che nel Feng Shui viene chiamato Drago Azzurro, ma anche drago verde, un animale mitologico che si riferisce all’elemento legno ed è assegnato alla direzione Est, ad una formazione di montagna o ad una terra in crescita, la presenza di un drago che porta fortezza e stabilità di una situazione finanziaria generale del continente, il drago azzurro è un potente simbolo di mascolinità e forza che insieme alla fenice rossa, che rappresenta la femminilità e la grazia, creano un perfetto equilibrio tra potenza e bellezza, proprio come invece tartaruga e drago creano ricchezza, e così via per tutte le combinazioni di relazione tra i totemici animali guardiani del Feng Shui confuciano.

Nella figura sottostante possiamo vedere la rappresentazione cartografica dei Cinque Cardini Areali del continente americano di Aztlanti, impostata secondo i criteri tradizionali del Feng Shui: l’Eskimistan, il Mayastan, l’Incasistan, il Mapuchistan e l’Amazonistan.

AZTLANTI
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Cartografia Planetaria

ALTIERJINGA (Oceania)

Il quarto continente che andiamo a descrivere, ad analizzare e a rettificare secondo i parametri dei criteri della metodologia epistemologica confuciana, è quel continente che oggi viene denominato dai più con il termine Oceania, la toponomastica di un neologismo nato dalla giustapposizione del termine “oceano”, per il ruolo fondamentale che l’Oceano Pacifico svolge nell’unire le migliaia di isole che ne fanno parte, le quali secondo una stima generale sono più di trentamila, il continente del nostro pianeta Urantia che ha come parte continentale maggiore l’attuale Australia e che oggi comprende la maggior parte delle isole dell’oceano Pacifico, un continente definito anche come “nuovissimo mondo” poiché, eccetto l’attuale Antartide, deriva dal fatto che fu l’ultimo a essere scoperto dagli europei e l’ultimo a essere completamente popolato dall’uomo, ma de facto seppure il mondo accademico dominante ritiene che il suo popolamento sia iniziato circa 65 000 anni fa, e quindi prima dell’arrivo degli uomini moderni in Europa, esso fu di certo completato in linea di massima tra il I° secolo d.C. (attuale Polinesia centrale) e il X° secolo d.C. (attuale Nuova Zelanda).

Infatti, secondo la storia di questo toponimo continentale, abbiamo che nel 1804, il geografo francese Conrad Malte-Brun (1775-1826), nel suo trattato di Géographie mathématique, physique et politique pubblicato con Edme Mentelle, propose il termine di “Oceanico” («Océanique» in francese) per riunire sia l’Australasia che la Polinesia di Charles de Brosses, laddove nel 1810 e il 1812, Malte-Brun riprese la denominazione di «Terres océaniques», ma il termine “Oceania” («Océanie» in francese) fu coniato dal cartografo Adrien-Hubert Brué per la mappa che pubblicò nel 1814, e di cui il titolo completo è «Océanie, ou cinquième partie du monde, comprenant l’archipel d’Asie, l’Australasie et la Polynésie (ou le continent de la Nouvelle-Hollande et les îles du Grand Océan)», un termine che in ultima analisi fa derivare “Oceania” dalla parola oceano, termine moderno ed eurocentrico che, per la mitologia greca, si collegava a quello del titano omonimo (in greco ᾿Ωκεανός/Okeanós), che personificava il grande fiume che circondava la terra emersa, continente che tra l’Ottocento e il Novecento ha visto numerose migrazioni e deportazioni dall’Europa verso questo grande arcipelago di isole dell’Oceano Pacifico, colonizzando ovunque attraverso l’apporto della modernità eurocentrica, costituendo così l’attuale Australia come il centro nevralgico dell’intero continente oceanico, un termine toponomastico impiegato per descrivere il continente della Razza Spirituale Azzurra che contraddistingue questi legnosi popoli oceanici da ovest a est e da nord a sud, e viceversa, un colore animico che si confà allo spirito pacifico di queste nazioni a continuo contatto con i mari oceanici.

In questo modo si pone così il problema di rettificare la toponomastica del nomen per il nostro continente oceanico, attraverso l’indagine di un termine adatto a descrivere la toponomastica dell’intero continente, un’investigazione che verte particolarmente sulla civiltà tribale maggiore, qual è quella degli “aborigeni australiani”, un insieme di popoli indigeni dell’Australia che, prima dell’arrivo dei colonizzatori bianchi nel continente, erano stanziati nelle regioni più fertili in piccoli gruppi nomadi, un termine usato dai primi colonizzatori delle terre australiane alla fine del XVIII° secolo per indicare la popolazione indigena ivi insediatisi e con la quale si erano subito scontrati, un termine derivante dal latino “ab origine” (dall’origine), per la connotazione negativa che vi viene attribuita, identificandoli a quel tempo come dei presunti superstiti dell’età della pietra, un gruppo non omogeneo il cui numero di questi aborigeni antecedente all’arrivo dei bianchi non è noto, ma sicuramente non era elevato, in cui le stime sono tra i 300.000 e gli oltre 700.000 individui, separati in centinaia di gruppi distinti che parlavano lingue e dialetti differenti, una diversità aborigena che al tempo del loro primo contatto con i colonizzatori europei, i nativi australiani erano prevalentemente popoli di cacciatori-raccoglitori in possesso di una ricca tradizione orale e valori spirituali basati sulla venerazione della terra e sulla fede nel “sogno”, inteso contemporaneamente come l’antica epoca della creazione del mondo, denominato dagli anglofoni con il termine dreamtime, un “tempo del sogno” che si rifà all’effettiva realtà del sognare anche ad occhi aperti, come se la creazione divina fosse un sogno da vivere, un termine che nella nativa lingua aborigena viene conosciuto come Altierjinga, un termine tradotto anche come “mondo del sogno” che, in qualità di legge divina, elemento comune e unificante delle numerose e diverse tradizioni culturali aborigene, sviluppatesi nelle diverse regioni del continente, quale giustificazione mitica delle differenze fra di esse.

I miti del Tempo del Sogno sono volti a spiegare l’origine della cultura del popolo aborigeno e delle diverse sue etnie regionali, un’origine del mondo, o più precisamente, delle sue caratteristiche geografiche e topografiche, dei “miti della formazione” in cui il mondo esisteva già, ma era “indifferenziato”, iniziando così letteralmente a prendere forma, un mondo originario abitato da esseri metafisici, totemici, generalmente rappresentati come creature gigantesche con forma di animali che lasciarono nel mondo fisico tracce delle loro azioni e segni del loro passaggio, esseri totemici che attraversavano la terra, cantando di ciò che incontravano, portando alla creazione questi elementi come le montagne, le rocce, le pozze d’acqua, e ogni altro oggetto presente in natura, una visione aborigena di tipo olistico che assegna una sacralità a ogni luogo della terra, e stabilisce una rete di relazioni originarie fra ogni essere vivente e ogni luogo, un Tempo del Sogno che non è relegato nel passato storico del mondo ma che è al tempo stesso un “tempo” e quella che gli occidentali chiamerebbero una “dimensione”, una dimensione accessibile agli aborigeni proprio attraverso il sogno, strumento fondamentale per comunicare con gli spiriti, decifrare il significato di presagi o comprendere le cause di malattie e sfortune.

Così, secondo i cardini confuciani della rettificazione dei nomi, si va ad applicare ancora lo strumento metodologico del Feng Shui al continente di Altierjinga, il quale distingue le aree cardinali del continente secondo la presenza di una o più culle di civiltà preponderanti che, attraverso caratteristiche precipue che hanno influenzato anche le popolazioni circostanti, si sono distinte come identità collegiale in qualche tempo storico anche in confronto con la civiltà europea, nonché delle narrazioni etnologiche degli antropologi che sono stati accolti pacificamente tra le popolazioni locali e che hanno riportato a conoscenza del mondo, le caratteristiche intrinseche di tutte le popolazioni non-occidentali, una concezione geografica del continente di Altierjinga che vede questo continente suddiviso come sempre in cinque cardini continentali, come il Baiamestan a Ovest, ovvero l’odierna Australia con le sue piccole isole circostanti, che si distingue per essere la patria nativa dei popoli aborigeni, i quali narrano dell’arrivo dal cielo di “Baiame” e dei “Signori della Fiamma”, delle divinità che crearono i primi esseri viventi e che concessero la conoscenza agli uomini del tempo, delle creature divine che modellarono la superficie della Terra per creare un ambiente favorevole che potesse ospitare i primi viventi, un vero e proprio Eden primigenio raccontato nella chiave del simbolismo aborigeno, un immemore “Tempo del Sogno” che rappresenta una dimensione spirituale che unisce in un cerchio sacro tutti gli iniziati della cultura aborigena, una vera e propria Società Iniziatica che possiede un cuore antico in grado di condividere gli eventi arcaici con la storia dei popoli e degli individui, una dimensione che è manifesta nella narrazione tradizionale e nell’esperienza delle persone che ne fanno parte, ma che tuttavia risulta segreta e impenetrabile a chi non è in grado di comprenderla, un rifugio nel cosiddetto “Dreamtime” che ha garantito la continuità della loro identità e della loro Antica Tradizione, nonostante l’arrivo dei colonizzatori europei che presero a schiavizzare e a convertire cruentemente gli aborigeni al cristianesimo, generando uno dei tanti etnocidi storici di cui è macchiato l’Occidente attraverso la sua modernità che miete vittime nel mondo ancora oggi con ciò che taluni definiscono postmodernità, la storia di un Sommo Creatore che nella mitologia aborigena australiana viene definito con il nome Baiame ed è il dio creatore e padre del cielo nei sogni di diversi popoli aborigeni australiani dell’Australia sud-orientale, come ad esempio Wonnarua, Kamilaroi, Guringay, Eora, Darkinjung e Wiradjuri, un Dio Padre che scese dal cielo sulla terra e creò fiumi, montagne e foreste, dando poi alle persone le loro leggi di vita, tradizioni, canti e cultura, creando anche il primo sito di iniziazione noto come bora, un luogo in cui i ragazzi venivano iniziati all’età adulta. Quando ebbe finito, tornò in cielo e la gente lo chiamò Eroe del Cielo o Padre di Tutti o Padre del Cielo, una divinità di cui si ritiene possedere due mogli, Ganhanbili e Birrangulu, quest’ultima spesso identificata con l’uccello emù e dalla quale ha un figlio Dharramalan, la parola di un nomen pregnante che contraddistingue tutto il continente del Tempo del Sogno, il continente di un mondo a sé stante che deve la sua significanza ai popoli aborigeni, un’area cardine del continente di Altierjinga che si distingue per il simbolo confuciano della Tigre Bianca, un pallido colore bianco che si riferisce all’elemento metallo ed è assegnato alla direzione cardinale occidentale, un mitico animale totemico che nella Cina confuciana incarna orgoglio, coraggio, ferocia, difesa e austerità, un simbolo di protezione della proprietà e della persona che rappresenta anche l’abbondanza, come dimostra la divinità cinese che governa la ricchezza Caishen, le cui rappresentazioni ritraggono spesso questa divinità con una tigre al suo fianco, un cardine continentale a cui si giustappone nella direzione opposta il Polynesistan a Est, il quale rappresenta tutte le isole orientali del continente oceanide di Altierjinga, distinto da una variegata tipologia di isole e popolazioni locali che vivono in simbiosi con il mare oceanico, un popolo dallo spirito azzurro e verde come è il carattere spirituale generale di questa razza continentale, un nomen che possiede una radice etimologica eterodiretta denominata Polinesia, quale termine coniato dal francese Charles de Brosses nel 1756 per designare tutte le isole cosparse nel Grand Océan, incluse quelle dell’arcipelago malese, e non solo quelle attualmente considerate polinesiane in senso stretto, una parola che deriva dal greco antico πολύς (polýs, “tanti”) e νῆσος (nêsos, “isola”), cioè “tante isole”, e così il neologismo confuciano omnicomprendente di questo arcipelago di isole-nazioni di popoli, che vivono a stretto contatto con l’oceano, diventa “la terra delle tante isole” poiché la loro identità è stata circoscritta dal contatto con i popoli europei che hanno scoperto questi arcipelaghi, un cardine continentale rappresentato dalla loro prossima indipendenza totale dalle grinfie dell’uomo bianco, a cominciare dalle Hawaii costrette nel Novecento a diventare uno stato degli Stati Uniti d’America e che meritano la loro più completa e assoluta indipendenza, una lista che continua caso per caso ma che, per ragioni di sintesi, ci soffermiamo soltanto a continuare di annoverarle all’interno del cardine continentale, avendo così oltre alle Hawaii, il Kiribati, il Tokelau, il Tonga, le isole Cook, il Niue, Tahiti, Tubai, Tuamotu, Marchesi, Gambier, Rapa, Bass, Tuvalu, Pasqua, Futuna, Samoa e Pitcairn, un’insieme di micronazioni che conforma un’ambito orientale del continente, avente come simbolico animale totemico il Drago Azzurro, una creatura benevola che rappresenta buona fortuna, una presenza che porta fortuna, saggezza e protezione, un contesto in cui si inserisce il Kulastan a Nord, che rappresenta l’area oceanica comprendente gli arcipelaghi che conoscono il sacro rito collettivo del Kula, delle terre emerse che sono investite da uno scambio simbolico di doni effettuato in particolare nelle isole Trobriand tra le popolazioni che vi sono stanziate, ed è basato su un rapporto di fiducia, un cerimoniale che è al centro dell’opera di Bronisław Malinowski “Argonauti del Pacifico Occidentale” pubblicata nel 1922, una delle più famose monografie etnografiche della storia dell’antropologia, uno dei fenomeni socio-culturali dei quali si è più discusso, in cui i partecipanti compivano viaggi anche di centinaia di chilometri in canoa per scambiarsi doni che consistono in collane di conchiglie rosse (soulava), scambiate in direzione nord (il viaggio è in cerchio e segue il movimento delle lancette dell’orologio) e braccialetti di conchiglia bianca (mwali), scambiati in direzione sud. Dunque lo scambio può avvenire solo tra oggetti diversi: braccialetti per collane e viceversa, degli oggetti che dovevano circolare in continuazione, restando nelle mani del possessore solo per un periodo limitato di tempo e venivano poi barattati nel corso di visite che gli abitanti delle isole si scambiavano periodicamente, una cerimonia in cui i preparativi per la partenza e gli scambi erano fortemente e rigidamente ritualizzati ma durante il viaggio per gli scambi di tipo Kula avveniva anche un commercio meno simbolico con il quale venivano scambiati oggetti ed alimenti di uso comune, uno scambio rituale infatti che ha il compito di instaurare un rapporto di fiducia reciproca, base necessaria dello scambio materiale, dove gli ornamenti scambiati sono impregnati di significati magici e possiedono, secondo la mitologia e le credenze locali, un grande potere sugli spiriti del mare e delle spiagge, una “confraternita di iniziati” che diffonde un’influenza di carattere in qualche modo religioso sul gruppo di isole, una radice etimologica del nostro cardine continentale che venne trattata anche da Marcel Mauss in due sue diverse teorie, come il “saggio sul dono”, in cui esso è uno degli esempi chiave della teoria della reciprocità, secondo la quale il dono è generalmente un’istituzione sociale non volontaria ma obbligatoria, e nel proporre la “teoria dei fatti sociali totali”, Mauss prende nuovamente ad esempio il Kula come fatto sociale nella accezione di Émile Durkheim, che determina ed attorno al quale ruota l’intera vita di una società e, di conseguenza, studiando il quale è possibile capire tutto di essa, il centro nevralgico di una civiltà tribale che unisce le differenze attraverso la buona cooperazione tra le parti, una armonia contestuale che permette di concepire l’economia in modo diverso e alternativo alla vocazione globalizzante del vorace capitalismo occidentale, quale riferimento di una connotazione importante dell’umanità più vicina a un suo radicamento identitario di tipo ecologico, geologico e antropologico, delle isole che sono il Kiriwina, Guam, Marshall, Marianne, Kiribati, Nauru, Palau e Micronesia, un’insieme di micronazioni che conforma un’ambito settentrionale del continente, avente come simbolo totemico la Tartaruga Nera, un simbolo di saggezza nel Feng Shui, una conoscenza, di cui la tartaruga rappresenta anche la longevità, la resistenza e la protezione, con il colore nero che rappresenta l’elemento acqua, un influente contesto energetico di questo Tempo del Sogno in cui si inserisce il Melanesistan al Centro, in qualità di ambito di territori più vicini alla terraferma del continente eurasiatico di Aurania, da cui si distingue come arcipelago imponente dell’Oceano Pacifico, un insieme di isole distinto da una variegata tipologia di popolazioni locali che vivono a stretto contatto con le loro terre, un popolo dallo spirito giallo che, come vedremo, detiene la sua forza nella sua stabilità centralista, la nomenclatura di un neologismo formato dalla radice etimologica della Melanesia, un termine che deriva dal greco μέλας, ossia nero, e da νῆσος, ossia isola, una parola che etimologicamente significa “isole di un popolo nero”, in riferimento alla pelle scura degli abitanti, un concetto che ha distinto questa regione e che si è evoluto di buon grado nel tempo, mentre le spedizioni europee mappavano ed esploravano il Pacifico, stiamo parlando di un’opera di navigazione in cui primi esploratori europei notarono le differenze fisiche tra i gruppi di abitanti delle isole del Pacifico, laddove nel 1756, Charles de Brosses teorizzò l’esistenza di una “vecchia razza nera” nel Pacifico che era stata conquistata o sconfitta dai popoli di quella che oggi è chiamata Polinesia, che distingueva per avere la pelle più chiara, tanto che nella prima metà del XIX secolo, Jean-Baptiste Bory de Saint-Vincent e Jules Dumont d’Urville caratterizzarono i melanesiani come un gruppo razziale distinto, ma nel corso del tempo tuttavia, gli europei videro sempre più i melanesiani come un gruppo culturale distinto, piuttosto che un gruppo razziale, una prospettiva etnocentrica su cui gli studiosi e altri commentatori non erano d’accordo sui confini di questa regione oceanica, poiché ritenevano le descrizioni come alquanto fluide, e fu soltanto nel diciannovesimo secolo, Robert Henry Codrington, un missionario britannico, che produsse una serie di monografie sui “melanesiani”, basate sulla sua residenza di lunga data nella regione, delle opere pubblicate sulla Melanesia, tra cui The Melanesian Languages (1885) e The Melanesians: Studies in Their Anthropology and Folk-lore (1891), in cui Codrington definì la Melanesia come un’area geografica comprendente Vanuatu, le Isole Salomone, la Nuova Caledonia e le Figi, egli infatti ragionò che le isole della Nuova Guinea non dovevano essere incluse perché solo una parte dei suoi abitanti erano melanesiani e inoltre, come Bory de Saint-Vincent, escluse l’Australia dalla Melanesia ma fu in queste opere che Codrington introdusse il concetto culturale melanesiano di “mana” in Occidente, un’incertezza sul modo migliore per delineare e definire la regione che continua ancora oggi, laddove il consenso degli studiosi ora include anche la Nuova Guinea all’interno della Melanesia, e Ann Chowning ha scritto nel suo libro di testo del 1977 sulla Melanesia che non c’è un accordo generale nemmeno tra gli antropologi sui confini geografici della Melanesia, poiché molti applicano il termine solo alle isole minori, esclusa la Nuova Guinea e le Figi sono state spesso trattate come una regione di confine anomala o addirittura assegnate interamente alla Polinesia, e gli abitanti delle isole dello Stretto di Torres sono spesso classificati semplicemente come aborigeni australiani, difatti nel 1998, Paul Sillitoe scrisse: “Non è facile definire con precisione, su basi geografiche, culturali, biologiche o di altro tipo, dove finisce la Melanesia e [dove] le regioni limitrofe… iniziano”, ma alla fine conclude che la regione è una categoria storica che si è evoluta nel diciannovesimo secolo dalle scoperte fatte nel Pacifico ed è stata legittimata dall’uso e da ulteriori ricerche nella regione, riguardante popolazioni che hanno una certa affinità linguistica, biologica e culturale, una certa somiglianza mal definita, che sfuma ai margini nella differenza, in questa visione si pone la prospettiva inclusiva dei criteri inclusivi del confucianesimo, secondo cui il Melanesistan, quale “terra delle isole di un popolo nero”, diversamente dalla visione eurocentrica che divide Papua con Papua Nuova Guinea per ragioni di interesse coloniale, l’impostazione confuciana vede il Melanesistan come le terre di un arcipelago composto da una futura Papua Unita, le isole Figi, le Salomone, la Nuova Caledonia e le isole Vanatu, tutte terre che, come nel resto del mondo, saranno liberate dal giogo coloniale e postcoloniale dell’Occidente, un cardine continentale simboleggiato dall’animale totemico del Serpente Giallo, quale mito guardiano associato al cambio delle stagioni, il colore giallo e l’elemento terra che, come vedremo, è un’elemento che permette tutte le trasformazioni, un luogo dove tutto viene accolto e rielaborato e dopo ridistribuito in una forma nuova, un contesto continentale in cui si inserisce il la culla di civiltà del Moastan a Sud, un cardine continentale segnato dalla forte presenza della cultura Maori, che in lingua locale significa “gente comune” o ancora “gente autoctona”, una popolazione che decreta il suo arrivo in particolar modo in Nuova Zelanda, e lo fa risalire alla fine del periodo caldo medievale, verso il 1280 d.C., una tradizione orale che parla di una leggendaria terra d’origine, Hawaiki, un periodo della colonizzazione māori noto come “Arcaico” o dei “Cacciatori di Moa“, ovvero una tipologia di uccelli che includeva che pesavano dai 20 ai 250 kg, degli uccelli di cui i primi abitanti si nutrirono, sterminandone la popolazione in un breve periodo di tempo, un uccello estinto il Moa che simboleggia la radice etimologica della nomenclatura di questo cardine continentale, per ricordare che la vita sulla terra dell’uomo non è destinata allo sterminio di tutte le specie viventi, ivi residenti anch’esse su questo nostro pianeta Urantia, in quanto l’uomo ha il dovere di assolvere a ruolo di “guardiano” di questo Giardino di Dio, un cardine continentale che, oltre alla Nuova Zelanda, comprende anche l’isola della Tasmania, la quale oggi appartiene allo stato-nazione dell’attuale Australia, un’area regionale del continente di Altierjinga che si connota simbolicamente con l’animale totemico di un’uccello divino che è la Fenice Rossa, che nel Feng Shui, è assegnata al Sud e all’elemento fuoco e, quindi, al colore rosso, un uccello che dovrebbe corrispondere a un generoso spazio aperto di fronte all’ingresso della casa, in modo che l’energia del Qi si possa raccogliere, per poter poi dare agli abitanti un potente supporto, un contesto in cui se manca la fenice, nella casa di questo cardine continentale non arriva abbastanza energia e forza vitale, influenzando le persone con impulsività.

Nella figura sottostante possiamo vedere la rappresentazione cartografica dei Cinque Cardini Areali del continente oceanico di Altierjinga, impostata secondo i criteri tradizionali del Feng Shui: il Baiamestan, il Polynesistan, il Kulastan, il Melanesistan e il Moastan.

ALTIERJINGA
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Cartografia Planetaria

ARAMU (Antartide)

Il quinto e ultimo continente che andiamo a descrivere, ad analizzare e a rettificare secondo i criteri della metodologia epistemologica confuciana, è quel continente che oggi viene denominato dai più con il termine Antartide, la toponomastica di un neologismo nato dalla giustapposizione al termine Artide, una parola che viene dal greco ἀρκτικός (arktikòs), “vicino all’Orsa, settentrionale”, poiché la parola ἄρκτος (arktos), significa proprio orso, un nomen deposto e susseguente che si riferisce sia alla costellazione dell’Orsa maggiore, che si staglia nell’emisfero settentrionale della volta celeste, che alla costellazione dell’Orsa minore che contiene Polaris, la stella polare, stabilmente fissa al nord geografico, secondo la percezione umana, abbiamo a che fare non con un costrutto concettuale geografico, qual è l’Artide, ma con un reale continente circostante il Polo Sud e opposto all’Artide, situato nell’emisfero australe del nostro pianeta Urantia e quasi interamente compreso entro il circolo polare antartico e, con i suoi circa 14 milioni di km², l’Antartide è un continente molto vasto sul pianeta ed è circondata dai tre oceani: Pacifico, Atlantico e Indiano.

Allo stato attuale, tranne per alcune aree molto limitate, l’Antartide è completamente ricoperta dalla calotta glaciale antartica, con uno spessore medio di 1600 metri e intorno a tutto il continente si estende inoltre la banchisa antartica con il 98% del territorio coperto dai ghiacci, rendendola attualmente, secondo la scienza ufficiale, come il continente più freddo e inospitale del pianeta.

Sebbene fin dall’antichità si ipotizzasse l’esistenza di una Terra Australis, il primo avvistamento confermato del continente si fa risalire al 1820 a opera della spedizione russa di Lazarev e Bellingshausen, ma tuttavia, la scoperta venne quasi ignorata per tutto il XIX secolo a causa dell’inospitalità del continente, e il primo uso formale del nome Antartide in riferimento a un continente, risalente agli anni 1890, è attribuito al cartografo scozzese John George Bartholomew.

L’ipotesi dell’esistenza di una Terra Australis, cioè di un vasto continente nell’estremo sud del mondo con lo scopo di “equilibrare” le terre del nord, esisteva fin dai tempi di Tolomeo, che suggerì l’idea di simmetria di tutte le terre conosciute nel mondo, poiché delle rappresentazioni di una grande superficie meridionale erano comuni nelle mappe e, ancora nel tardo XVII secolo, dopo che gli esploratori avevano scoperto che il Sud America e l’Australia non erano parte del mitico “Antartide“, i geografi credevano che il continente fosse molto più vasto rispetto alla sua dimensione reale.

Questo continente, contrassegnato astronomicamente dalla presenza della costellazione Croce del Sud, contrapposta alla Croce del Nord che è la costellazione del Cigno, è una terra australe che ha la particolarità di scardinare l’orientamento tipico di tutti gli altri continenti, un orientamento inerente alle direzioni polari Nord e Sud come alle direzioni solari Est e Ovest, in quanto seppur si contraddistingue come continente definito da un vasto territorio circoscritto dai mari ai quattro lati, come l’Oceano Atlantico, l’Oceano Pacifico e l’Oceano Indiano, possiede cartograficamente un orientamento fittizio utile a definire le Zone di Influenza che distinguono i quattro lati di un continente che, come del resto per tutti gli altri, si definisce come toponomastica etnocentrica degli europei di derivazione greca, un nomen, qual è Antartide, che non corrisponde alla realtà dei fatti di un continente che in realtà possiede una sua storia geologica e una serie di narrazioni misteriosofiche e leggendarie, tali che fanno di esso una terra da colonizzare al più presto possibile, poiché sono troppe le menzogne e i segreti che i governi dei maggiori stati-nazione del sistema fallace e corrotto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, detengono mantenendo all’oscuro i popoli dell’umanità intera, una concezione primordialista che vuole umanizzare questo continente attraverso una pacifica colonizzazione, al fine di installare i germi della “Sesta Razza Radice” in questi luoghi, un’artificio finalizzato a descrivere questo continente della Razza Spirituale Gialla che contraddistinguerà i terreni popoli antartidei come anime pneumatiche provenienti da tutte le latitudini e longitudini terrestri, indagando quelle che sono le radici comuni planetarie delle civiltà, delle nazioni, dei popoli, delle etnie, delle società e delle comunità che riconoscono questa terra australe come fonte di un continuo rinnovamento dell’immaginario collettivo mondiale.

Come afferma Omraam Mikhaël Aïvanhov, questa Sesta Razza Radice sarà la razza dominante del futuro, una razza che si distinguerà per costituire la perfezione celeste sulla terra, poiché le migliori idee andranno concretizzate, facendole scendere prima nel sentimento e poi nelle azioni, una nuova razza radice planetaria che realizzerà sul piano concreto tutto ciò che è celeste, tutto ciò che è divino, la razza che si distinguerà per il mantenimento della parola data, per la manifestazione della coerenza tra il dire e il fare di chi diventa esempio da emulare per il resto dell’umanità, senza uccisioni, massacri, corruzione, violenza e criminalità, una razza che avrà il compito di portare e applicare nella materia densa, quindi sul piano fisico, i principi del mondo celeste, sviluppando e trascendendo i poteri della mente messa sotto il controllo dell’anima, in quanto la attuale quinta razza radice che domina il mondo in questo Kali Yuga oramai alla fine, e cioè quella che viene definita come la razza ariana, ha lo scopo di sviluppare la mente ma ancora è imperfetta e immatura per applicare principi elevati, vittima del suo transumanesimo costituito dal debordare della tecnica della modernità nella vita umana, poiché gli ariani sono riusciti a sviluppare idee e pensieri elevati ma non riescono ad applicarli nell’azione perché ancora dominati dalla loro egoica personalità, laddove le vibrazioni dei loro corpi sono ancora abbastanza grezze e grossolane, in quanto bisogna trasformare questa materia grezza in materia più fine e rarefatta, ossia più legata all’Armonia Cosmica, una trasformazione alchemica che sta avvenendo sotto i nostri occhi in questa fase di transizione molto importante, tale che porterà a far emergere la Sesta Razza Radice planetaria, la quale verrà rappresentata dagli spiriti pneumatici del mondo intero, che coopereranno tra essi come corte imperiale intorno all’imperatore planetario che sarà il Salvatore Promesso dall’escatologia profetica delle Cinque Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche, una Grande Opera che permetterà all’umanità di fare un passo evolutivo molto importante, poiché la sesta razza è la razza della Giustizia e del Regno di Dio, una razza che sta già venendo e allora il Regno di Dio si instaurerà sulla terra del nostro pianeta Urantia, in quanto se la cultura della mente studia tutte le forme, ivi comprese quelle divine, allora la sesta razza darà un contenuto a queste forme.

Quindi questa futura sesta razza radice dominante proverrà da tutto il mondo per popolare il continente antartideo in tutte le sue direzioni, andando a conformare come continente la Razza Spirituale Gialla del pianeta Urantia, fondando nuove città stato e nuove comunità di villaggio che saranno guidate dalla capitale continentale di Augustalia, quale nomen topografico di una capitale cosmica che sarà la residenza ufficiale dell’imperatore planetario con la sua corte, una città stato che deve il suo nome alla composizione dell’aggettivo “Augusto”, che significa divino, in quanto riprende l’omonimo titolo onorifico romano, in latino Augustus, che etimologicamente, si basa sul verbo augere (“aumentare”, “accrescere”), quindi significa “grande”, “venerabile”, una composizione che si avvale del toponimo di “Italia”, che sembra derivare dal greco Aithàleia (Αιθαλεια), che significa “ardente, fumosa”, la cui radice ben descrive una terra con imponenti manifestazioni vulcaniche, quali sono i tanti vulcani presenti in questo continente compreso tra fuoco e ghiaccio, una composizione che infine va a significare un neologismo che potrebbe essere etimologicamente tradotto come “la divina città delle manifestazioni vulcaniche”, anche perché la nazione italiana, oltre ad essere sede provvisoria dell’impero planetario con la sua santa e sacra città eterna di Roma, è la nazione da cui si emanerà la luce imperiale in tutte le direzioni dal momento in cui l’Italia riprenderà ad essere cosciente, consapevole e coerente nei confronti della sua missione celeste verso il mondo intero.

Determinando la capitale Augustalia, attraverso un criterio di provenienza geografica del futuro continente centrale di questo nostro mondo, possiamo così determinare anche l’immaginario collettivo mondiale su cui si fonda questo continente leggendario, il quale si collega al grande Impero del Sole che, secondo la antica narrazione riportata dallo studioso di origini britanniche James Churchward, era un continente oramai perduto che era originariamente situato nell’Oceano Pacifico tra il continente eurasiatico di Aurania e il continente americano di Aztlanti, un grande continente il cui centro si trovava un po’ a sud dell’equatore e, secondo Churchward, tutte le isole rocciose, singolarmente e a gruppi, sparse nell’Oceano Pacifico, facevano parte un tempo del continente di Mu, ma circa 12.000 anni fa immensi terremoti lo fecero a pezzi e questo spazio divenne un vortice infuocato e le acque del Pacifico si precipitarono dentro creando una tomba d’acqua per una vasta civiltà e sessanta milioni di persone, un continente dei cui resti possono essere ritrovati presso l’isola di Pasqua, Tahiti, Samoas, Cook, Tongas, Marshall, Gilbert, Caroline, Marianas, Hawaii e le Marchesi sono oggi sentinelle di una tomba silenziosa, un’esistenza di questo grande continente che è confermata dalle Tavolette Naacal, da libri, iscrizioni e leggende ritrovate in India, Cina, Birmania, Tibet e Cambogia, da antichi libri Maya, iscrizioni, simboli e leggende dello Yucatan e dell’America centrale, da resti, iscrizioni, simboli e leggende ritrovate tra le isole del Pacifico, da tavolette di pietra trovate in Messico vicino a Città del Messico, nonché da scritti e iscrizioni degli abitanti delle scogliere trovate nel Nord America occidentale, da libri di antichi filosofi greci, degli antichi egizi e da leggende in tutto il mondo, delle conferme che sono tutte fornite nell’opera “Il Continente Perduto di Mu“, un saggio che mostra un tempo in cui esisteva un grande continente nell’Oceano Pacifico chiamato “Terra di Mu“, dove l’uomo fece il suo avvento sulla terra circa 200.000 anni fa, una concezione in cui la Terra di Mu e il biblico Giardino dell’Eden erano la stessa terra, laddove sia le tavolette Naacal che quelle messicane mostrano chiaramente che l’uomo è una creazione speciale e mostrano anche in che modo differisce da tutte le altre creazioni.

Stiamo parlando di un continente che riecheggia anche tra le mura degli antichi ritrovamenti megalitici scoperti alle falde sommerse delle isole di Yonaguni in Giappone, un continente che seppur ne viene osteggiata l’esistenza dal mondo accademico ufficiale, bollando le scoperte di James Churchward come pseudoscienza, non possiamo dire che questo antico continente di Mu non sia mai esistito, poiché gli studi di James Churchward sono tutti argomenti scientifici e archeologici basati sulla traduzione di due serie di tavolette antiche, così come di platonica memoria, vi è l’altro continente perduto di Atlantide: due continenti perduti di cui non si hanno notizie ufficiali, se non conoscenze insabbiate dal mondo accademico ufficiale, ma che sono vivi e presenti nell’immaginario collettivo mondiale dei popoli che conformano l’umanità intera del nostro pianeta Urantia, e che pertanto sono una questione da affrontare e non da archiviare in un dimenticatoio.

Secondo James Churchward durante gli insegnamenti impartiti all’uomo primordiale, la scienza faceva parte della religione, ed erano considerate e guardate come sorelle gemelle, laddove i primi insegnamenti dell’uomo erano che esisteva un Dio onnipotente, creativo, e che l’uomo doveva a Lui la sua esistenza, a cui seguirono gli insegnamenti secondo cui l’uomo era una creazione speciale, in possesso di qualcosa che nessun’altra forma di creazione sulla terra possedeva: un’anima o uno spirito, un’anima che aveva la vita eterna e non moriva mai, mentre il corpo materiale tornava alla terra dalla quale era venuto, laddove l’anima veniva liberata e, quando tutto ciò gli fu completamente instillato nella sua mente e l’uomo primordiale lo comprese, seguirono le lezioni di scienza, all’uomo primordiale furono dati insegnamenti che gli mostrarono le leggi e le opere della Creazione, come l’infinita saggezza nella disposizione dell’universo, le leggi perfettamente naturali che governano tutte le creazioni e il modo perfetto in cui vengono eseguite e con la conoscenza di queste scienze, l’uomo fu in grado di comprendere più pienamente il potere, la saggezza e il grande amore divino del Creatore, degli insegnamenti scientifici che condussero l’uomo a un contatto più stretto e gli diedero una migliore comprensione e unità con il suo Padre Celeste, una concezione in cui tutte queste scienze originali che furono insegnate all’uomo erano in una forma così semplice che egli, nel suo stato allora incolto, riuscì a comprenderle completamente, una comprensione di ciò che gli diede una fede e un amore impliciti per il suo Creatore, delle semplici scienze che venivano insegnate senza teorizzare, e non veniva usata una parvenza di teologia o tecnologia: fatti chiari e semplici che venivano insegnati e spiegati, delle scienze che oggi sono chiamate “Scienze Cosmiche“, dove la natura è Dio che parla.

La nostra tesi è quindi che l’antico impero di RA MU, dove RA significa Sole e MU significa Impero, non è andato perduto inabissandosi per intero nell’Oceano Pacifico, come si crede secondo le affermazioni di James Churchward, ma che solo una parte si è immersa nelle profondità dei mari, mentre il restante si è semplicemente spostata verso l’attuale circolo polare antartico, una tesi che afferma che il cosiddetto antico Impero del Sole, ossia il continente perduto di Mu, non è andato perduto ma è semplicemente l’attuale continente polare meridionale che oggi definiamo attraverso il toponimo di Antartide, un toponimo che vogliamo confucianamente rettificare giustapponendo un nomen che attesta questa tesi, il toponimo continentale di ARAMU che andrebbe a significare una parola doppiamente composta: ARA e MU, che significano “Altare dell’Impero”, nonché A RA MU che, con l’alfa privativo, andrebbe a significare “Assenza dell’Impero del Sole”, una etimologia complessa che va a denotare il nomen di questo nostro continente, in qualità di futuro Impero del Sole e della Luna, che in questo frangente andrà a proclamare il futuro radioso della nuova Età dell’Oro, il ritorno dell’Eden Biblico a cui tutte le culture popolari fanno riferimento come tempo divino dell’origine dell’uomo e della Creazione Divina del Settimo Giorno, in quanto con la nuova Età dell’Oro, entreremo ufficialmente nell’Ottavo Giorno della Creazione Divina.

Quindi così, da questa prospettiva, si intuisce che il Primordialismo Visionario, oltre ad essere movimento messianico consapevole dello spirito del tempo, è preparazione cognitiva alla venuta del Salvatore Promesso dall’escatologia profetica delle Cinque Sacre Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche, una preparazione umanamente pronta ad accogliere la Creazione Divina vera e propria, la quale sarà la Grande Opera del Salvatore Promesso e di tutti gli spiriti pneumatici terrestri, extraterrestri e ultraterrestri che si uniranno a Lui per rendere questo nostro pianeta Urantia come un nuovo Giardino Divino in comunione con Dio Altissimo Sommo Creatore.

Questo Impero del Sole e della Luna sarà quindi il pianeta Urantia composto dai suoi Cinque Sacri Continenti centralizzati nel nostro continente Aramu, il quale guiderà geopoliticamente in un momento apolare, cioè privato di polarizzazioni, la reggenza governativa dell’intero pianeta, in modo discendente fino al livello delle venticinque civiltà e in modo ascendente dal livello comunitario fino al livello di civilizzazione continentale, un articolazione verticale in cui l’uomo sarà parte attiva di ogni processo di governo, cambiamento e trasformazione del nostro pianeta Urantia verso le dimensioni superiori delle virtù celesti designate e disposte da Dio Altissimo.

Questa Geopolitica Apolare sarà determinata dalle leggi implicite nel sistema del Wu Xing nei rapporti di cooperazione tra i vari continenti, e quindi a un livello intercontinentale, disposti come il continente nero o dell’elemento agente Acqua, qual è il continente africano di Alkebulan, come il continente bianco dell’elemento agente Metallo, qual è il continente eurasiatico di Aurania, come il continente rosso dell’elemento agente Fuoco, qual è il continente americano di Aztlanti, come il continente azzurro dell’elemento agente Legno, qual è il continente oceanide di Altierjinga, e infine come il continente centrale giallo dell’elemento agente Terra, qual è il continente antartico di Aramu, abbiamo a che fare con Cinque Continenti Planetari che simbolicamente possiedono tutti un nome che inizia con la lettera A, quale vocale sonora associata al Chakra del Cuore, la visione di cinque elementi agenti per cinque continenti che coprono l’intero globo terracqueo, ovvero cinque continenti che possiedono le loro precipue “zone di influenza” sul territorio del continente antartico di Aramu, ossia la denotazione dell’influenza dei popoli pneumatici e della loro provenienza, nonché dei territori destinati alla colonizzazione umana per la fondazione ex-novo di città stato e di comunità di villaggio, laddove spicca in modo particolare il centro di Aramu, il centro del centro del mondo, dove risiede la capitale planetaria di Augustalia, quale sede della corte imperiale e del futuro imperatore planetario, quale incarnazione ultima di Dio Altissimo.

Tornando al nostro continente Aramu, possiamo dire che, come abbiamo detto, le zone di influenza quindi sono quattro, mentre la quinta zona centrale è la sede imperiale di Augustalia, un continente con al suo Nord lo Shuǐstan, ossia le terre dell’elemento Acqua (cinese 水, pinyin: shuǐ), con al suo Est il Mùstan, ossia le terre dell’elemento Legno (cinese 木, pinyin: mù), con al suo Sud l’Huǒstan, ossia le terre dell’elemento Fuoco (cinese 火, pinyin: huǒ), con al suo Ovest lo Jīnstan, ossia le terre dell’elemento Metallo (cinese 金, pinyin: jīn), e infine al suo Centro il Tǔstan, ossia le terre dell’elemento Terra (cinese 土, pinyin: tǔ), dei rapporti che centralizzano a forma di croce greca l’Ultracontinentalismo Radiante del Primordialismo Visionario, al fine di generare il Sacro Ordine Imperiale Tradizionale e Ultracontinentale, ovvero l’Antico Ordine Planetario instaurato durante gli esordi del Settimo Giorno della Creazione Divina.

Come afferma lo Shūjīng (书经, letteralmente “Classico dei documenti”) nel “Grande Progetto”, possiamo in tal senso dire che “L’acqua consiste nel bagnare e nello scorrere in basso; il fuoco consiste nel bruciare e nell’andare in alto; il legno consiste nell’essere curvo o diritto; il metallo consiste nel piegarsi e nel modificarsi; la terra consiste nel provvedere alla semina e al raccolto. Ciò che bagna e scorre in basso produce il salato, ciò che brucia e va in alto produce l’amaro; ciò che è curvo o diritto produce l’acido; ciò che si piega e si modifica produce l’acre; ciò che provvede alla semina e al raccolto produce il dolce.“, una correlazione complessa e dinamica tra i Cinque Elementi Agenti che permette alla nostra Geopolitica Apolare di assumere consistenza divina rispetto a regole universali che non appartengono soltanto alla cultura cinese, poiché lo schema dei cinque elementi appartiene a molte tradizioni con nomenclature differenti, come anche appartiene alla tradizione greco-romana della civiltà di Europastan con Acqua, Fuoco, Aria, Terra e Spirito.

Pertanto i cinque cardini areali del continente di Aramu sono a loro volta protetti dalla figura totemica dei cinque animali mitologici del Feng Shui, che sono la Tartaruga Nera per lo Shuǐstan, il Dragone Azzurro per Mùstan, la Fenice Rossa per l’Huǒstan, la Tigre Bianca per lo Jīnstan e infine il Serpente Giallo per il Tǔstan.

Nella figura sottostante possiamo vedere la rappresentazione cartografica dei Cinque Cardini Areali del continente antartico di Aramu, impostata secondo i criteri tradizionali del Feng Shui: lo Shuǐstan, il Mùstan, l’Huǒstan, lo Jīnstan e il Tǔstan.

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