di Vincenzo Di Maio
Secondo un’interessantissimo lavoro di Aleksej Zaville inerente alla classificazione delle tendenze ideologico-politiche mondiali che attraversano i confini degli stati-nazione, uno studio che riportiamo in questa pagina ad esse dedicate, possiamo comprendere non soltanto, che i vecchi canoni ideologici di “destra” e di “sinistra” sono superati, ma che emerge una posizione politica irridente che è il Tradizionalismo Integrale che, seppure l’autore lo colloca nella destra parlamentare, è di per sé un approccio metapolitico ben diverso, tale che permette un’unione nascente o rinascente che si erge dal dialogo e non dalla sopraffazione, ma dalla consapevolezza che è necessario e conveniente “unire genti diverse per fare qualcosa di grande”, nel reciproco rispetto.
Abbiamo a che fare con un superamento di orizzonti, che vede nella verticalità una virtuosa e proficua predisposizione di chi si sta preparando per questo terzo millennio in atto, per questa fine di ciclo cosmico presente, verso un nuovo ordine mondiale dal sapore antico, un’antico ordine planetario che risale la china come un loto che cresce nella melma putrida, da cui si erge per emergere dalle acque in tutte le nazioni del mondo, una Tradizione Integrale in cui le etnie regionali, le culture nazionali e le civiltà cardinali di ogni continente del pianeta, sono protagonisti e portatori di una nuova luce dove la formazione di una famiglia diventa il fondamento di questa impresa che porta, gli uomini e le donne di buona volontà, a confrontarsi e a dialogare con i propri simili per formare comunità locali capaci di mutuo aiuto, di altruismo e di dialogo costante finalizzati a trasformare la civiltà in una nuova era liberata dal sionismo internazionale e dalle sue mille identità e interessi che stanno distruggendo il futuro dell’intera umanità, a Gaza come nel resto del mondo.
Questa posizione ideologica teorizzata da Aleksej Zaville, non è altro che una sintetica classificazione di una tendenza molto più ampia, inerente alla riscoperta delle tradizioni e delle culture nel loro più profondo aspetto, che non riguarda la militanza politica ma bensì un modo di vivere secondo i canoni etici, morali e spirituali della propria religione di appartenenza, in quanto i valori assoluti della Tradizione Primordiale trapelano in un interstizio presente tra l’esoterismo religioso e l’esoterismo folklorico, laddove l’esperienza trascendente trova casa.
Pertanto, in attesa della venuta del Salvatore Promesso dall’escatologia profetica delle Cinque Sacre Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche, ciò che possiamo fare è marcare questa posizione di Tradizionalismo Integrale come sintesi posta al fine di arginare i danni che le élites sioniste stanno arrecando al mondo, una posizione di cui il Primordialismo Visionario ne é il fondamentale portatore planetario.
Il nostro autore Aleksej Zaville, pone a destra il Tradizionalismo Integrale per ragioni di approccio politologico, ma come ben sappiamo, questa posizione va oltre la destra e la sinistra poiché queste categorie politiche non servono altro che a confondere i popoli rinchiudendoli sempre all’interno dello schema illuminista del parlamentarismo.
Buona lettura!

LE SEI TENDENZE IDEOLOGICHE MONDIALI
di Aleksej Zaville
Definendo su scala globale queste tendenze politico-ideologiche emergono tre destre e tre sinistre che possiamo catalogare come:
Le tre destre di
La Destra Liberale (L)
La Destra Radicale (D.R.) e
Il Tradizionalismo Integrale (T.I.)
Le tre sinistre di
La Sinistra Radical-Rivoluzionaria (S.R.R.)
La Sinistra Social-Democratica (S.S.D.)
L’Ideologia Intersezionale e Internazionale (3i)
Qui di seguito la classificazione delle tre destre:
La Destra Liberale è sempre talassocratica (pro anglosassone) e cavalca il capitalismo nella sua forma finanziaria, è stata scelta dalle élite dell’ovest per riformare (se possibile) l’occidente nel lungo periodo (Trump & Co) ed è assolutamente nemica sia del T.I. sia della D.R. della quale però ha sempre più bisogno (il che è un sogno per i reietti della D.R.) inoltre la possiamo descrivere come progressista ma in modo celato, liberale con i liberali e contro qualsiasi diritto sociale o forma di socialismo.
La “L” non mette in discussione lo Status Quo perché lei è il futuro Status Quo delle ex democrazie plutocratiche che si avviano a diventare democrature plutocratiche con un economia sempre più finanziaria e sistemi di controllo sempre più simili ai paesi “comunisti”.
La Destra Radicale fino al 2020 era un covo di reietti radicalizzati su internet, poi la ruota della storia ha iniziato a giocare a loro favore (a favore di accelerazionisti e suprematisti vari) e va sempre più a loro favore, prima la pandemia poi la crisi, poi la guerra a Est, poi la crisi, poi la guerra in Terra Santa, poi lo sdoganamento dei pensieri antisemiti insomma è palese che gli eventi storici dell’ultimo Lustro hanno ridato fiato a questa categoria che era ormai avviata all’estinzione, nella D.R. troviamo una generale indifferenza verso i temi economici e un suprematismo misto ad odio e ignoranza diffuso e strutturale, la D. R. è quasi sempre Russofoba, Sinofoba e Islamofoba e questo rende molto felici i Padroni della “L” che vedono nella D. R. un vero Asso nella manica, vedasi il battaglione Azov, gente che vive di odio e odia tutto ciò che non rientra nei loro parametri, da questo segmento della destra emerge un elenco di elementi caratteristici, di solito i suoi membri sono Atei, Pagani o Satanisti, hanno un disprezzo per i Monoteismi in generale e per l’Islam in particolare, enormi problemi a socializzare e ad inserirsi in qualsiasi contesto umano civile e nel mondo del lavoro, sono pessimisti e tendenti all’individualismo nei fatti, hanno un rapporto critico e/o malsano col sesso opposto e un complesso di inferiorità che viene malcelato da strampalate dichiarazioni sulla loro “superiorità genetica”.
Il Tradizionalismo Integrale è stato collocato a destra per colpa della sinistra che ha deciso da qualche decennio che la realtà non esiste.
Parlando di Tradizionalismo Integrale si parla di un numero ristretto di persone ma con una qualità umana prima ancora che politica assai rara al giorno d’oggi, il vero Integralista non maltratta il suo corpo in nessun modo, non lo buca o deturpa con oggetti metallici, non lo avvelena con spazzatura sia solida sia liquida e ovviamente ha rispetto della propria Integrità ma anche di quella altrui (differenza non da poco con le altre destre) non vedrete mai un vero T.I. fare abuso di alcool o fumare o peggio drogarsi o andare a disoneste, le visioni e le virtù centrali di questa tipologia di destra sono poche ma chiare (Fede, Patria, Potere e Prole + Altruismo, Coraggio, Fedeltà, Integrità e Sincerità), il T.I. ha una visione di coesistenza fra le potenze ed i popoli il che non esclude il conflitto ma non lo rende neanche imperativo ed inevitabile (D.R.) o un occasione per fare dei lauti guadagni (L) il T.I. inoltre ha un profondo rispetto per le varie sensibilità spirituali e quindi è, come la Destra Liberale, un sistema valoriale più universale. Il T.I. ha la peculiarità di non pretendere la sottomissione del diverso cercando di far passare questa sottomissione come Liberazione (Destra Liberale) o come civilizzazione (Destra Radicale) generosa da parte del colonizzatore di turno. Nel T.I. ciò che più conta è la consapevolezza collettiva (necessaria per il benessere collettivo) e l’essere coerenti con questa visione che è uno stile di vita più che un ideologia strutturata.

Qui di seguito la classificazione delle tre sinistre:
La Sinistra Radical-Rivoluzionaria ha una vera cultura politica e una vera storia che va dalla Commune di Paris (18 Marzo – 28 Maggio 1871) e quindi dalla sperimentazione anarco-socialista fino al Macro Mondo dei “Marxismi” che inizia in modo ufficiale nel 02/1848 e darà anch’esso il suo contributo teorico all’esperienza parigina che fu cruciale.
Questa è una sinistra come tutte le altre sinistre dogmatica, intransigente e quando ne ha l’occasione anche violenta, ma a differenza delle altre due sinistre successive non è ipocrita, non lo è perché la S.R.R. teorizza l’uso della violenza come strumento politico in modo chiaro e non celato. La S.R.R. vuole una rottura immediata con il sistema capitalistico e le strutture statali esistenti. La caratteristica cruciale della S.R.R. è la volontà di abbattere lo status quo, non di riformarlo, siamo davanti ad una categoria politica che ha SI prodotto degli Statisti (Stalin) ma anche delle Stragi (PolPot).
La S.R.R. ha come meta finale l’instaurazione di una società senza classi o di una società completamente decentralizzata e anarchica come previsto sia dal Comunismo (nelle sue forme classiche, marxiste-leniniste) sia dal movimento Anarchico (anarco-sindacalismo).
La S.R.R. sogna la completa abolizione della proprietà privata, il totale controllo dei mezzi di produzione e la lotta di classe come motore (perpetuo?) del cambiamento, il tutto in attesa che lo stato si dissolva dopo la fase Rivoluzionaria iniziale, la S.R.R. ancor’oggi non ha capito che lo stato non è una struttura artificiale e non è eliminabile dalla realtà.
Va notato che la S.R.R. è riuscita ad avere un impatto globale soprattutto nel terzo Mondo.
La Sinistra Social-Democratica ama definirsi Riformista e Rigorosa, è una sinistra che è palesemente classista ma cerca di celare il proprio classismo con ogni mezzo e ci riesce.
La S.S.D. ha come sua massima missione la realizzazione di uno Stato Sociale (Welfare State) forte che dovrebbe garantire la giustizia sociale e le pari opportunità all’interno di un sistema capitalista e pseudo democratico. Alcune correnti della S.S.D. ambiscono a sviluppare un sistema ad economia mista che però è sempre momentaneo e mai viene tollerato per lunghi periodi storici dai vertici di queste Sinistre Social-Democratiche che sono dipendenti dai Veri Padroni del Sistema che sono i medesimi delle due Destre D.L. e D.R.
Il rapporto della S.S.D. con lo Stato è un rapporto complementare e pacifico, la S.S.D. vede nello stato lo strumento fondamentale per la redistribuzione della ricchezza, la regolamentazione del mercato e la fornitura di servizi essenziali (istruzione, pensioni e sanità) non esiste una S.S.D. che combatte il Sistema.
Gli adepti della S.S.D. hanno delle caratteristiche umane uniche, per loro l’umiltà è un valore che devono avere solo gli altri, hanno un “amore” patologico per chi è in una posizione di svantaggio rispetto a loro e quindi può essere “manipolato” fingendo di aiutarlo e in questo si appropriano della patologia tutta occidentale del “ti renderò come me e ti salverò”. La S.S.D. è una sinistra meno universale rispetto alla S.R.R. e più occidentale soprattutto nel settore culturale e diplomatico.
L’Ideologia Intersezionale e Internazionale (3i) è la cosiddetta “Sinistra Sognante” e/o Woke, chi crede nei dogmi della 3i non ha alcuna capacità di distinguere la propria propaganda dalla realtà e sviluppa una dissonanza cognitiva totale col mondo reale e le sue leggi.
Per la 3i i diritti sociali sono “noiose pretese della plebe”, idee considerate superate e da vecchi che vanno cancellate insieme a tutto ciò che esisteva prima dell’arrivo della 3i stessa.
Parlando storicamente è la sinistra più giovane e la sinistra dei giovani, infatti la 3i nasce a partire dal dopoguerra, il suo momento cruciale è il 1968 e da lì la massa inumana che sostiene la 3i sposta (lentamente) il proprio focus dalla lotta di classe economica (tradizionalmente cruciale per le prime due sinistre) a questioni relative a svariate identità immaginarie e insensate, l’eco-finanza per la 3i non è un argomento prioritario, per la 3i esiste la cultura (se conferma i loro dogmi devianti), l’ambiente e le crisi climatiche e la liberazione personale da ogni legame e limite sia divino sia umano che li ostacoli nel loro lungo cammino verso la disumanizzazione presentata come liberazione da una fantomatica oppressione inesistente.
La caratteristica cruciale per la 3i è la sua “lotta” contro le strutture di potere non economiche (patriarcato, razzismo, specismo, ecc.) che si traduce in una lotta contro il buonsenso, il raziocinio, la realtà e l’umanità stessa e rende quest’ultimo tipo di sinistra la più dogmatica e al contempo la più delicata ideologicamente. La 3i non potendo e non volendo accettare nessun confronto o dissenso usa tutti gli strumenti repressivi ad oggi disponibili in Occidente e questo la rende la più ipocrita e temibile delle tre sinistre.

IL TRADIZIONALISMO REALISTA: OSSIA LA PURA TRADIZIONE
di Vincenzo Di Maio
Come afferma René Guénon soltanto il sovraumano è l’unico che può realmente instaurare legittimamente un rinnovamento della tradizione secondo il puro ingrediente divino, tale che nell’attuale condizione storica, possa forgiare in assenza di deviazionismi la pura tradizione, ossia la Tradizione Primordiale.
Quindi solo il miracolo della venuta messianica di un Salvatore Divino può realmente trasformare la realtà recuperando il valore originale della Tradizione Primordiale, riportando sulla terra pace, giustizia e libertà dell’Armonia Cosmica insita nella restaurazione della Monarchia Universale di un Impero Planetario tipico dell’escatologia profetica delle Cinque Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche.
TRADIZIONALISMO: VERSO UN NUOVO ORDINE MONDIALE
a cura di Vincenzo Di Maio
Il recente libro di Mark Sedgwick “Tradizionalismo. Verso un nuovo ordine mondiale” – Edizioni Blu Atlantide tratta del Tradizionalismo, esplorando le figure di René Guénon e Julius Evola, il loro impatto in Italia e il contesto storico e politico attuale a livello mondiale.
Tradizionalismo e la sua Importanza nell’opera di Guénon
Il Tradizionalismo è una filosofia poco conosciuta ma influente, che cerca di ripristinare un ordine sacro in contrasto con la modernità, una filosofia che combina elementi religiosi e filosofici, influenzato da pensatori come René Guénon e Julius Evola.
Esso ha applicazioni politiche e religiose, con interpretazioni diverse tra i tradizionalisti.
È spesso associato erroneamente a movimenti della destra democratica e ha guadagnato attenzione globale negli ultimi anni da diversi movimenti politici.
René Guénon è considerato il fondatore del Tradizionalismo, poiché ha stabilito le basi del pensiero tradizionalista.
Nato nel 1886, Guénon ha fondato la rivista “La Gnose” nel 1909 e si trasferì al Cairo nel 1930, dove è diventato musulmano e sufi.
Ha pubblicato dodici libri negli anni Venti e Trenta, influenzando il pensiero tradizionalista e morì nel 1951, lasciando un’importante eredità intellettuale.
Julius Evola ha sviluppato il Tradizionalismo in un contesto politico, influenzando storicamente i movimenti di destra.
Evola ha costruito il suo pensiero sulle basi di Guénon, operando sotto il periodo del regime fascista, ed è stato un pensatore controverso, perché associato a ideologie di estrema destra.
La sua influenza è cresciuta negli ultimi anni, con citazioni da parte di figure politiche come Steve Bannon, il consigliere di Donald Trump.
Evoluzione e Diffusione del Tradizionalismo
Il Tradizionalismo ha visto una crescita della sua influenza in vari contesti politici e culturali: negli anni recenti, il Tradizionalismo ha guadagnato attenzione in paesi come Russia, Ungheria e Stati Uniti.
Aleksandr Dugin è diventato un importante esponente del Tradizionalismo in Russia e la crisi dei partiti politici tradizionali ha aperto spazi per ideologie come il Tradizionalismo.
Gli obiettivi e le applicazioni del Tradizionalismo si rifanno di affrontare questioni fondamentali dell’esistenza umana attraverso una visione sacra, concentrandosi su autorealizzazione, religione e politica come aree chiave.
Il Tradizionalismo propone una visione della storia in cui le cose stanno peggiorando, ben contrapposta al progresso della modernità, e sostiene le applicazioni in arte, questioni di genere, natura e dialogo interreligioso.
La vita e l’opera di Julius Evola
Evola, un pensatore tradizionalista italiano, ha avuto una vita intensa e ha contribuito significativamente alla filosofia tradizionalista.
Nacque a Roma nel 1898 e prestò servizio nell’esercito durante la Prima guerra mondiale, divenne un pittore d’avanguardia e cambiò il suo nome in Julius.
Pubblicò libri sull’arte e successivamente si dedicò alla filosofia, pubblicando quattro opere filosofiche negli anni Venti.
Sostenitore del fascismo, scrisse undici libri tradizionalisti, il primo dei quali, “Imperialismo pagano”, fu pubblicato nel 1928.
Dopo la caduta di Mussolini, si rifugiò in Germania e fu coinvolto in tentativi di restaurare il fascismo in Italia.
Rimase gravemente ferito nel 1945 e tornò in Italia, dove visse in modo semplice scrivendo libri e articoli.
Morì nel 1974 in solitudine nella sua casa romana ma la sua importanza oggi deriva dal suo lascito intellettuale, avendo influenzato storicamente sia il neofascismo che la destra radicale.
Frithjof Schuon e il Sufismo
Schuon, un pensatore svizzero, ha unito il pensiero tradizionalista con la spiritualità sufi e ha avuto un impatto molto significativo: nacque nel 1907 in Svizzera e si convertì all’Islam, entrando in una confraternita sufi algerina.
Fondò un ramo dell’Alawiyya in Svizzera e scrisse opere importanti, tra cui “Unità trascendente delle religioni”.
La sua opera ha influenzato intellettuali e accademici in Europa e nelle Americhe.
Si trasferì in America nel 1980, dove si interessò anche alla religione dei nativi americani.
Morì nel 1998 e la sua influenza si estende oltre i suoi scritti, grazie anche all’ordine sufi che fondò.
Fondamenti del Tradizionalismo
Il Tradizionalismo è un progetto radicale che cerca di ripristinare l’ordine sacro, opponendosi alla modernità, in quanto riconosce una tradizione metafisica che è alla base di tutte le forme di religione e mito, basandosi sul Perennialismo, una visione della storia che considera il declino della spiritualità e della verità, una critica della modernità che propone il pensiero come potenziale capace di cambiare la società attraverso una vera e propria egemonia culturale di rottura radicale con il sistema vigente. I principali pensatori tradizionalisti includono Guénon, Evola e Schuon, ognuno con approcci distintivi.
Il Perennialismo storico
Il Perennialismo è visto come un corpus di conoscenze tramandate nel tempo, essenziale per comprendere l’ordine sacro.
Si basa sull’idea che esista una tradizione senza tempo alla base di tutte le religioni.
Ha radici nel Rinascimento e si è sviluppato attraverso dibattiti accademici.
Include concetti di tradizione e mito, con una critica alla modernità e alla razionalità illuminista.
La tradizione e il mito
La tradizione è fondamentale per la cultura umana e viene vista in modi diversi da progressisti e conservatori, infatti la tradizione è qualcosa che viene trasmesso e può riguardare usanze o insegnamenti e il mito è considerato una forma di tradizione che spiega la creazione e le forze invisibili.
La filosofia, la religione e il mito si sovrappongono come parte di un unicum, una triade cognitiva della realtà sottile che ha perso autorità dopo l’Illuminismo.
Difatti il mito ha mantenuto la sua rilevanza nonostante il razionalismo illuminista, influenzando poeti e filosofi, in quanto i romantici hanno sfidato la visione materialista dell’esistenza, enfatizzando la passione e la poesia e studi accademici sul mito, come quelli di Frazer e Jung, hanno cercato di trovare un terreno comune tra diverse culture, un sostrato culturale in cui il mito diventa una fonte di verità e significato.
La religione e la varietà religiosa
La religione ha affrontato sfide significative, tra cui il razionalismo e la diversità religiosa, poi vi è la varietà religiosa emersa che ha portato a una crisi di credibilità per il Cristianesimo e Peter Berger ha descritto come la diversità religiosa ha creato un “imperativo eretico”, dove la religione essoterica è vista come una costruzione sociale, mentre la Tradizione Primordiale è esoterica.
Il Perennialismo e le sue evoluzioni
Il Perennialismo ha avuto diverse evoluzioni, da quella rinascimentale a quella moderna, influenzando vari pensatori: Marsilio Ficino e Agostino Steuco hanno gettato le basi del Perennialismo nel Rinascimento, poi viene il Deismo e la Teosofia che hanno rappresentato risposte al declino del Cristianesimo, proprio mentre Aldous Huxley ha contribuito al Perennialismo moderno con “La Filosofia Perenne”. Poi ci sono diversi approcci alternativi al Tradizionalismo, in cui diversi pensatori hanno contribuito al Tradizionalismo con un focus unico sulla Tradizione Primordiale.
Julius Evola ha enfatizzato il mito rispetto al Vedānta, cercando verità in diverse forme di tradizione, dove Frithjof Schuon ha integrato elementi della religione essoterica nella sua visione tradizionalista, mentre Mircea Eliade ha esplorato la Tradizione Primordiale da una prospettiva accademica, ampliando la comprensione del Tradizionalismo.
La concezione del mito in Evola
Evola considera il mito come un luogo di verità, differente dall’approccio di Jung e Guénon; infatti Evola si avvicina all’idea di archetipo di Jung, ma la sua visione si riferisce a una “realtà superiore” e non afferma che i miti siano letteralmente veri, ma che contengono verità. Egli critica il Cristianesimo, combinando le posizioni di Guénon e Nietzsche sulla morale, laddove il suo Perennialismo è simile a quello di Guénon, ma presenta differenze significative.
L’approccio di Mircea Eliade
Eliade, inizialmente vicino a Evola, sviluppa una comprensione del sacro nel contesto della storia delle religioni, si distacca dai tradizionalisti dopo il suo trasferimento in America dove critica l’approccio di Frazer, sostenendo che le reazioni umane alla natura sono influenzate dalla cultura; egli propone che esista un’unica “esperienza religiosa”, enfatizzando le caratteristiche specifiche piuttosto che le differenze e si concentra sul simbolo arcaico e sul rito come sistemi metafisici.
La riabilitazione della religione da parte di Schuon
Schuon reintegra la religione, in particolare il Cristianesimo, all’interno dell’aveolo del Tradizionalismo; il suo libro “L’unità trascendente delle religioni” rappresenta infatti un contributo significativo al Tradizionalismo e non identifica la Tradizione Primordiale esclusivamente con il Cristianesimo, ma la considera come una religione primordiale, una religione che vigeva nei tempi remoti dell’età dell’oro, in cui sostiene che i racconti tradizionali sono sempre veri, in quanto rifletteno sempre una verità metafisica.
Huston Smith e il Perennialismo
Smith, inizialmente un perennialista, si unisce al Tradizionalismo dopo aver incontrato Schuon e risponde alle critiche al Perennialismo, sostenendo che non esiste un’esperienza mistica universale e propone che il Perennialismo è una filosofia, non una scienza empirica, considerando le tradizioni religiose come serbatoi di saggezza umana.
La narrazione storica nel Tradizionalismo
Il Tradizionalismo presenta una narrazione storica di declino, in contrasto con le narrazioni di progresso e combina elementi della periodizzazione tripartita e del mito della caduta, dove la modernità è vista come una continuazione della caduta, non una rinascita.
La narrazione storica di Guénon si basa sugli yuga hindù, con il kali-yuga come età attuale mentre Evola modifica lo schema storico di Guénon, enfatizzando la mitologia greco-romana, identificando l’Età dell’Oro con una civiltà iperborea e l’Età dell’Argento con una civiltà matriarcale, laddove introduce le coppie teoriche come maschile-femminile e guerriero-schiavo; infatti la sua narrazione storica è una storia di decadenza, con un focus sul declino provocato dal Cristianesimo. La narrazione storica di Schuon invece, mantiene lo schema di Guénon, ma integra elementi giudaico-cristiani, in cui descrive le civiltà tradizionali come dighe contro la caduta e prevede una rinascita finale attraverso l’irruzione del fuoco divino, utilizzando il concetto di caduta al posto di declino, riflettendo una riabilitazione della religione.
La narrazione storica di Nasr, seguace di Schuon, offre una narrazione storica più accademica e coerente, in cui collega la civiltà greca a un modello più ampio di tradizione indoeuropea e sottolinea l’importanza di Avicenna e Averroè nella filosofia medievale, riconoscendo il Rinascimento come un periodo di transizione che pianta i semi della modernità.
Critica Tradizionalista della Modernità
La critica tradizionalista alla modernità si basa su una narrazione storica che identifica la modernità con il kali-yuga, evidenziando le sue caratteristiche negative, in cui la modernità è vista come un periodo di separazione dal divino, simile al kali-yuga hindù, laddove Guénon considera la modernità l’opposto della tradizione, caratterizzata da materialismo, individualismo e caos sociale.
La modernità è associata a un’illusione di progresso materiale e morale, che in realtà crea nuovi bisogni e non porta a una vera libertà, in cui la scienza è considerata limitata e incapace di affrontare questioni spirituali e metafisiche.
La critica di Guénon difatti è radicale e sistematica, rifiutando la modernità nella sua interezza.
Modernità Ideale e Critiche
La modernità è stata anche idealizzata come un trionfo della razionalità e dell’individualismo, ma ha ricevuto numerose critiche.
La modernità è stata vista come un’epoca di progresso, ma critici come Marx e Nietzsche hanno evidenziato l’alienazione e il nichilismo, una caratterizzazione della modernità segnata da cambiamenti rapidi e da contingenza, con una crescente disumanizzazione dei lavoratori.
Critiche religiose, come quelle di Kierkegaard e Nietzsche invece, mettono in discussione il valore della modernità e la sua separazione dalla spiritualità.
La critica di Arendt e della Scuola di Francoforte sottolinea come il progresso razionale possa portare a totalitarismi.
La Modernità secondo Guénon
Guénon offre una visione della modernità come un periodo di inversione dei valori tradizionali, con un focus sulla quantità rispetto alla qualità, una modernità che è caratterizzata da una mentalità moderna che ignora la verità antica e privilegia il materiale.
Guénon infatti critica l’adorazione del progresso e della scienza, considerandoli idoli della mentalità moderna e la crescita dell’individualismo è vista come un conformismo mascherato, che porta a una società omogenea e disumanizzata.
Quindi la modernità è descritta come una gabbia d’acciaio, in cui l’individuo è intrappolato in un sistema burocratico.
Evola e la Critica alla Modernità
Evola amplia la critica di Guénon, enfatizzando la dimensione politica e il declino della virilità nella modernità, criticando l’arricchimento materiale e il capitalismo, associando il “denaro sporco” a una visione antisemita.
La modernità è vista come una perdita di gerarchia e di valori tradizionali, con un focus sulla figura del guerriero, introducendo la questione di genere e lamentando l’emancipazione femminile e la scomparsa di ruoli tradizionali.
Così la sua critica si estende all’economia, considerandola “demoniaca” e in contrasto con i valori spirituali.
Il Ruolo dell’Élite Intellettuale
Guénon propone l’importanza di un’élite intellettuale per affrontare la crisi della modernità e facilitare una transizione verso un nuovo ciclo, un elemento fondamentale funzionale a comprendere e trasmettere la tradizione metafisica.
Guénon identifica tre possibili esiti per la civiltà occidentale: caduta nella barbarie, assimilazione da parte dei popoli orientali, o una riapprendimento della verità perenne.
La modifica della mentalità è considerata l’unico mezzo per produrre cambiamenti sociali duraturi, una mentalità rinnovata dove la potenza spirituale non dipende dal numero, ma dalla qualità dell’élite.
Conclusione sulla Critica Tradizionalista
La critica tradizionalista alla modernità si basa su una visione negativa della modernità e una ricerca di ritorno a valori tradizionali.
La modernità è vista come un periodo di decadimento, con una separazione dal sacro e una prevalenza del materiale, mentre la tradizione è considerata una controparte necessaria alla modernità, ma la sua realizzazione è complessa e richiede un’élite intellettuale.
Guénon e i suoi successori cercano di recuperare la tradizione per affrontare le sfide della modernità, pur riconoscendo le difficoltà intrinseche nel farlo.
L’Organizzazione dell’Élite Tradizionalista
Il pensiero tradizionalista si concentra sull’importanza di un’élite informale e sulla difficoltà di cambiare la società nel kali-yuga.
Guénon sostiene che le dottrine metafisiche non possono essere ridotte a un unico sistema e qualsiasi organizzazione formale attirerebbe persone inadatte, portando a pericoli sociali e politici.
Evola cerca un’élite di attivisti, mentre Schuon si concentra su un’élite spirituale.
Evola propone un’élite aristocratica che si oppone alla modernità attraverso l’azione e la rivolta, delineando tre approcci al crollo dell’Occidente: isolamento, accelerazione del progresso e un appello alla coscienza.
L’élite aristocratica deve emergere quindi, attraverso un rinnovamento interiore e una differenziazione, mentre la rivolta deve essere guidata dall’élite, senza appelli diretti alle masse.
Invece Schuon forma un’élite spirituale attraverso un ordine sufi, con un impatto maggiore rispetto a Guénon ed Evola.
L’élite di Schuon è composta da membri del suo ordine sufi e seguaci legati ai suoi insegnamenti, in quanto non si interessa dell’impatto sociale del Tradizionalismo, concordando con Guénon sulla necessità di un cambiamento interiore.
La trasmissione dell’esoterismo è così la funzione principale dell’élite spirituale.
In tale contesto si inserisce l’opera di Jordan Peterson, la quale rappresenta un’eccezione nel tradizionalismo, rivolgendosi direttamente al grande pubblico.
I suoi video su YouTube hanno raggiunto milioni di visualizzazioni, con un libro che ha venduto cinque milioni di copie, ed è così diventato un intellettuale pubblico influente, ma ha suscitato anche molte critiche e controversie, poiché la sua comunicazione è diversa da quella degli altri tradizionalisti, mirando a un pubblico più ampio.
La Questione del Pensiero e della Società
Il Tradizionalismo affronta il paradosso tra l’inevitabilità della modernità e l’attività tradizionalista.
I tradizionalisti credono che la società possa cambiare solo se cambia la mentalità e in questo frangente le loro idee non si rivolgono alle masse, ma a un’élite intellettuale, aristocratica e spirituale.
La critica tradizionalista della modernità è assoluta, poiché è vista come un declino rispetto alla tradizione.
Progetti Fondamentali del Tradizionalismo
Il progetto dell’autorealizzazione è centrale nel Tradizionalismo, con diverse interpretazioni tra i tradizionalisti: Guénon chiama questo processo “realizzazione”, che implica la coscienza del trascendente; Evola identifica tre vie per la realizzazione, ossia l’azione, l’ascesi e la devozione, una realizzazione che è parallela ai progetti religiosi e politici del Tradizionalismo.
I percorsi di autorealizzazione possono essere classificati come naturalistici, teistici o non-teistici.
I modelli naturalistici non implicano un vero percorso verso la realizzazione di sé, mentre i modelli non-teistici, come l’Advaita Vedānta, sono fondamentali per il pensiero di Guénon.
Il Neoplatonismo, l’Advaita Vedānta e il Sufismo condividono infatti dei tratti fondamentali nelle loro visioni della realtà.
Il Neoplatonismo sviluppa la filosofia greca e ha influenzato il pensiero scolastico, laddove Plotino introduce l’idea della Causa Prima, che è alla base della sua cosmologia mentre la Scolastica cerca di conciliare il Neoplatonismo con il Cristianesimo, portando a una nuova terminologia.
La distinzione tra anima superiore e inferiore è centrale sia nel Neoplatonismo che nel Sufismo.
L’Advaita Vedānta e il Sufismo offrono modelli di autorealizzazione simili: Shankara sostiene che il Brahman e l’atman sono la stessa cosa, portando alla mokṣa, mentre Ibn Arabi nel Sufismo esplora l’unione con l’Essere Necessario attraverso pratiche ascetiche ma entrambi i sistemi enfatizzano la conoscenza come punto di partenza per l’autorealizzazione.
Visioni Tradizionaliste di Guénon, Evola e Schuon
Guénon sviluppa una metafisica che affronta la struttura dell’universo e il percorso di autorealizzazione, un modello neoplatonico che si sviluppa con un’universalità illimitata che si esprime nella manifestazione.
La realizzazione dell’unità è l’obiettivo finale, ed è simile all’unione mistica.
L’iniziazione è fondamentale per il percorso di autorealizzazione, richiedendo un collegamento a un’organizzazione tradizionale regolare.
L’autorealizzazione è quindi un concetto centrale nel pensiero tradizionalista, che si sviluppa attraverso diverse filosofie e pratiche spirituali.
Evola sostiene che l’autocreazione avviene attraverso la devozione a una causa o attività, enfatizzando la perfezione oggettiva, una creazione di sé che è vista come un percorso di trascendenza, una situazione in cui Evola esplora vie non tradizionali come l’esistenzialismo.
Guénon e Evola condividono l’idea di “identità suprema”, ma differiscono nei percorsi verso l’autorealizzazione, mentre Schuon, a differenza di Guénon, integra la religione come via di autorealizzazione, enfatizzando l’amore e la conoscenza.
La Metafisica di Schuon
Schuon propone una visione metafisica che unisce elementi cristiani e tradizionali, esplorando l’esoterismo e la salvezza, esprimendo così la sua metafisica in termini cristiani, pur attingendo al Vedānta.
Sottolinea l’importanza della salvezza e della gnosi, cercando un equilibrio tra iniziazione e religione, in cui la sua cosmologia diventa poetica e si basa su una visione di unione con Dio, raggiungibile attraverso amore e conoscenza, una visione che esplora anche pratiche religiose non occidentali, come quelle dei nativi americani, valorizzando la semplicità primordiale.
In tale contesto
La Metafisica di Nasr
Nasr reintegra la metafisica tradizionalista con la storia della filosofia, enfatizzando il Neoplatonismo, identificando Plotino come portatore della tradizione metafisica, evidenziando la sua influenza sull’Islam e sostiene che l’Islam ha mantenuto una dimensione gnostica e illuminativa, contrariamente al razionalismo occidentale, una visione proponente che individua la realtà divina come capace di trascendere ogni concettualizzazione, rafforzando l’argomento tradizionalista.
L’Approccio Eroico di Peterson
Jordan Peterson offre una visione pragmatica dell’autorealizzazione, influenzata dalla psicologia clinica e dal nichilismo moderno, egli sottolinea l’importanza di affrontare le sfide della vita con iniziativa e responsabilità e le sue “12 Regole per la Vita” offrono consigli pratici per migliorare la vita personale e sociale.
Sebbene pragmatico, il suo approccio all’autorealizzazione presenta similitudini con le idee di Evola.
L’Importanza della Religione nel Tradizionalismo
La religione è un tema centrale nel Tradizionalismo, con diverse interpretazioni tra i pensatori tradizionalisti.
Guénon inizialmente rifiutava la religione, ma successivamente riconobbe il suo ruolo nel percorso esoterico.
Evola rimase critico nei confronti della religione, considerandola problematica, ma ammise il suo valore per alcuni.
Schuon sviluppò l’idea di “unità trascendente delle religioni”, enfatizzando la religione come riflesso dell’esoterico.
Sviluppi Contemporanei del Tradizionalismo
Il Tradizionalismo ha avuto un impatto crescente sulla società contemporanea, specialmente attraverso figure come Nasr e Smith.
Nasr ha ampliato la discussione sulle religioni tradizionali, identificandosi con l’Islam e promuovendo una visione inclusiva.
Huston Smith ha combinato l’universalismo con l’antimodernismo, praticando diverse religioni e diffondendo l’idea di unità trascendente.
Jordan Peterson ha reso il Tradizionalismo accessibile al pubblico, utilizzando una prospettiva cristiana pragmatica.
Teoria Politica Premoderna
La teoria politica premoderna si concentra sull’ordine sociale, la virtù e l’armonia, differente dalla moderna enfasi sulla democrazia e sull’uguaglianza.
Infatti la teoria politica confuciana mira all’ordine sociale e alla virtù personale, la teoria islamica classica si propone di evitare il disordine e incoraggiare la virtù, la teoria politica medievale europea enfatizza giustizia, ordine e bene comune, in tutte l’ordine è visto come fondamentale, specialmente in contesti di disordine reale, come la corruzione o il fallimento statale.
Le società premoderne si basavano su gerarchie sociali e differenze, non sull’uguaglianza.
La Visione Politica di Guénon
Guénon propone un’utopia politica basata sulla tradizione e sull’autorità spirituale, rifiutando l’azione politica diretta.
Guénon critica la modernità e idealizza un’era di armonia universale, la sua utopia politica è una civiltà tradizionale dominata dalla sfera intellettuale, dove l’autorità spirituale deve guidare il potere temporale per mantenere l’ordine.
Guénon non si impegna infatti in azioni politiche, ritenendo che il ripristino della conoscenza sia essenziale per il cambiamento.
La Visione Politica di Evola
Evola differisce da Guénon, sostenendo un’unione tra autorità spirituale e potere temporale, e promuovendo l’azione politica.
Evola considera la casta dei bramini come unione di potere divino e temporale e critica la degenerazione delle caste e la perdita di autorità spirituale, proponendo un’utopia politica di un nuovo Medioevo, con un dio-re e un sistema di caste.
Evola si impegna politicamente, sostenendo il fascismo e il nazismo, ma critica entrambi per il loro centralismo.
La Visione Politica di Schuon
Schuon si distacca dalla politica attiva, enfatizzando la conoscenza e la spiritualità come fondamenti della società.
Non scrive ampiamente di politica, ma condivide idee tradizionaliste criticando il liberalismo moderno e l’assenza di gerarchia sociale.
Sostiene che la libertà spirituale è minacciata dall’egualitarismo moderno e propone un sistema di caste come soluzione, ma non affronta direttamente la questione della casta nell’Islam.
Sviluppi Successivi del Tradizionalismo
Le idee tradizionaliste si sono evolute, influenzando movimenti contemporanei come l’alt-right e il pensiero di Jordan Peterson.
Aleksandr Dugin e l’estrema destra hanno sviluppato le teorie tradizionaliste, dove Peterson distingue tra autorità e potere, enfatizzando la competenza come fonte di autorità, criticando la sinistra postmoderna e il concetto di privilegio bianco in cui propone gerarchie naturali e tradizionali, rifiutando l’idea che l’identità umana sia puramente appresa.
La visione tradizionalista dell’arte
La visione tradizionalista dell’arte, sviluppata da figure come Ananda Kentish Coomaraswamy e René Guénon, enfatizza l’unità metafisica e simbolica dell’arte attraverso le culture e le epoche.
Coomaraswamy, influenzato da Ruskin e Morris, ha criticato il progresso moderno e il declino dell’arte dal Rinascimento e ha sostenuto che l’arte tradizionale riflette la metafisica e il simbolismo, rifiutando la distinzione tra belle arti e arti applicate.
La sua opera “History of Indian and Indonesian Art” ha stabilito un’importante interpretazione dell’arte asiatica criticando l’arte contemporanea e la critica d’arte moderna, in quanto ritenenute superficiali e prive di significato profondo.
L’evoluzione del Tradizionalismo artistico
Il Tradizionalismo artistico si è evoluto attraverso le opere di pensatori come Frithjof Schuon e Titus Burckhardt, che hanno ampliato la comprensione dell’arte sacra.
Frithjof Schuon ha distinto tra arte sacra e profana, sostenendo che l’arte sacra trasmette verità metafisiche, mentre Titus Burckhardt ha sistematizzato la visione tradizionalista, analizzando l’arte sacra di diverse religioni e sottolineando la loro unità nella diversità, affrontando l’architettura islamica, ed evidenziandone la sua importanza e il suo legame con la spiritualità.
Burckhardt ha anche riconosciuto il valore dell’originalità nell’arte tradizionale, pur mantenendo una visione critica del Rinascimento.
L’arte e la spiritualità nel Tradizionalismo
Il Tradizionalismo artistico considera l’arte come un mezzo per accedere alla verità metafisica e alla spiritualità.
Nader Ardalan ha esteso la visione tradizionalista all’architettura e alla pianificazione urbana, sottolineando l’importanza del design tradizionale.
Keith Critchlow ha approfondito i modelli geometrici islamici, collegando la matematica all’arte e alla spiritualità.
Sir John Tavener ha cercato di comporre una “musica perennis”, attingendo a diverse tradizioni musicali per rivelare la perfezione della forma.
Le questioni di genere nel Tradizionalismo
Il Tradizionalismo affronta le questioni di genere, enfatizzando le differenze naturali e i percorsi di autorealizzazione distintivi per uomini e donne.
Guénon ha sostenuto che le iniziazioni devono essere differenziate per genere, lamentando la mancanza di percorsi iniziatici femminili in Occidente.
Evola ha esplorato la sessualità come via di autorealizzazione, collegando il genere alla spiritualità.
La visione tradizionalista tende a ignorare il dibattito contemporaneo sul genere, ritenendolo un prodotto della modernità.
Evola in “la metafisica del sesso”, esplora la distinzione tra maschile e femminile, sostenendo che il sesso interno è innato e fondamentale per l’autorealizzazione, ispirandosi a Bachofen, Plotino e Weininger per sviluppare la sua visione del sesso e del genere, proponendo una distinzione tra “sesso fisico” e “sesso interno”, quest’ultimo legato all’essenza dell’individuo, sostenendo che l’omosessualità è una deviazione dalla metafisica del sesso, una visione evoliana in cui l’obiettivo è massimizzare le differenze di genere, mirando a un “uomo assoluto” e a una “donna assoluta”.
Critica così il femminismo, affermando che riduce la perfezione femminile e che la responsabilità del declino è degli uomini.
Schuon e la Sophia Femminile
Schuon attribuisce una dimensione sessuata al trascendente, vedendo il maschile e il femminile come complementari, rifiutando il mito greco degli androgini e sostenendo che il sesso opposto è un simbolo della ricerca del centro interiore.
Identifica due percorsi di autorealizzazione: uno virile (conoscenza) e uno femminile (amore), e la Vergine Maria in questo è vista come incarnazione della sapienza e del femminile universale, sostenendo che la donna ha un ruolo esoterico e sacro, ma difende le pratiche di genere tradizionali.
Peterson e il Patriarcato
Jordan Peterson difende il patriarcato come un sistema naturale e benefico per uomini e donne, in quanto sostiene che le differenze di genere sono biologiche e non sociali, e che il patriarcato è una cooperazione vantaggiosa, criticando le concezioni moderne sull’identità di genere e affermando che sono invenzioni della sinistra radicale.
Sostiene che le differenze comportamentali tra uomini e donne sono innate e influenzano il mercato del lavoro.
Avverte che i tentativi di modificare il patriarcato danneggiano gli uomini e la società.
Aristasia e la Superiorità Femminile
Aristasia propone una visione tradizionalista che esalta il femminile, rifiutando la modernità.
La comunità Aristasia si sviluppa come rifugio dalla modernità, con un focus su stili di vita pre-moderni.
Sostiene che la storia umana iniziò con un matriarcato, e che il femminile è l’archetipo umano, criticando il femminismo come una forma di schiavitù per le donne, che perdono la loro naturale femminilità.
Propone un’alternativa alla modernità attraverso una realtà di sole donne, enfatizzando la bellezza e l’armonia.
Conclusioni sul Tradizionalismo e il Genere
Il Tradizionalismo applicato al genere enfatizza le differenze innate tra i sessi e rifiuta il femminismo: Evola, Schuon e Trent offrono visioni diverse, dove Evola vede il trascendente come maschile, Schuon come complementare e Trent come femminile.
Evola considera il genere un elemento chiave per l’autorealizzazione, mentre Schuon lo integra in una visione più ampia.
La visione di Trent esalta il femminile, contrariamente agli altri tradizionalisti.
L’approccio tradizionalista al genere è eterogeneo e complesso, con diverse interpretazioni e applicazioni.
L’approccio tradizionalista del Principe Carlo d’Inghilterra
Contrariamente alle tendenze fondamentali del tradizionalismo classico, il Principe Carlo riconosce i lati positivi della modernità, integrando il tradizionalismo con l’ambientalismo e l’arte, si distacca infatti dai tradizionalisti, accettando la modernità e applica il tradizionalismo alla natura e all’arte, ispirandosi a Nasr, Burckhardt e Critchlow.
Sir John Tavener sostiene che per comprendere l’arte bisogna essere artisti attivi e dopo la sua ascesa al trono nel 2022, Carlo ha limitato il suo impegno in enti di beneficenza, e in tal senso i social media hanno ironizzato sulla sua posizione tradizionalista, auspicando un ritorno a forme di governo monarchico che, in qualità di visione ristretta al mero campo nazionale, non è nemmeno esaustiva di un progetto universale del tradizionalismo, poiché in effetti non ci sono prove che il principe Carlo sostenga un progetto politico tradizionalista.
Successo del Tradizionalismo nella Natura
Il tradizionalismo ha avuto successo nell’applicazione alla natura, integrandosi con pratiche sostenibili e si unisce all’agricoltura biologica di Lord Northbourne e allo sviluppo sostenibile di E.F. Schumacher.
René Guénon, Ananda Coomaraswamy e Julius Evola criticano il progresso come imposizione della modernità ed Evola anticipa l’analisi di Lynn White sul danno ambientale derivante dal dualismo cristiano.
Seyyed Hossein Nasr attribuisce l’alienazione dalla natura alla perdita della conoscenza metafisica tradizionale, mentre Nasr propone la ricostituzione delle religioni primordiali come soluzione al declino.
Dialogo Interreligioso e Tradizionalismo
Il dialogo interreligioso è un’applicazione recente della filosofia tradizionalista, con un focus sull’unità trascendente delle religioni.
Nasr ha avviato il dialogo interreligioso, rifiutando approcci esclusivisti e in ciò la modernità ha influenzato le percezioni religiose, creando un “terzo partner silenzioso” nel dialogo.
Iniziative cristiane e musulmane hanno cercato di migliorare le relazioni interreligiose e il dialogo teologico e intercomunitario è fondamentale per ridurre le tensioni tra le religioni.
Le iniziative di dialogo interreligioso sono emerse in risposta a conflitti storici e tensioni religiose.
Il Parlamento delle religioni del mondo del 1893 ha segnato un primo passo verso il dialogo interreligioso e, in tal senso, la Chiesa cattolica ha istituito un Segretariato per i non cristiani nel 1964.
Louis Massignon e Kenneth Cragg hanno cercato di rendere l’Islam accettabile ai cristiani, mentre John Hick ha proposto un pluralismo religioso, ma è stato criticato per la sua mancanza di fondamento.
In questa prospettiva si inserisce l’approccio di Mahmutćehajić, che applica il tradizionalismo alla complessa situazione della Bosnia postbellica.
Egli sostiene che la disunità è causata dalla modernità e dal nazionalismo etnico e pertanto propone un ritorno all’unità nella diversità attraverso il riconoscimento dell’unità trascendente delle religioni.
La tolleranza interreligiosa storica in Bosnia è stata influenzata dal sistema ottomano dei Millet e il dialogo è essenziale per ripristinare la tolleranza e la coesistenza pacifica.
A Common Word e il Dialogo Islamo-Cristiano
Il documento “A Common Word” promuove un dialogo essenziale tra Islam e Cristianesimo.
Redatto dal Principe Ghazi, ha ricevuto il sostegno di 138 teologi musulmani e si concentra sull’amore per Dio e per il prossimo come valori comuni, laddove non cerca un accordo esoterico, ma un terreno comune essenziale tra le due religioni, e in tal senso ha ricevuto reazioni positive da leader cristiani, inclusi il Papa e l’arcivescovo di Canterbury.
La Destra Radicale e il Post-Tradizionalismo
Il post-tradizionalismo si manifesta nella destra radicale contemporanea, con un approccio selettivo al tradizionalismo.
La Nuova Destra francese, guidata da Alain de Benoist, critica la modernità e promuove valori premoderni, dove Dugin combina il tradizionalismo con la geopolitica, enfatizzando l’opposizione tra Occidente e Eurasia.
Dugin propone un “Tradizionalismo come linguaggio” per analizzare la modernità e la destra radicale incorpora il tradizionalismo, ma si distacca dal perennialismo tradizionale.
Dugin analizza la modernità occidentale e il suo rapporto con il Tradizionalismo e sostiene che la modernità occidentale è più postmoderna che moderna, caratterizzata dalla “filosofia del sospetto”.
La modernità è vista come un declino rispetto a una tradizione premoderna, con una perdita di valori autentici.
La postmodernità cerca di eliminare forze nascoste e inconsce, rifiutando la tradizione.
La Quarta Teoria Politica di Dugin
Dugin propone una nuova teoria politica che supera le precedenti ideologie.
La Quarta Teoria Politica si basa sulla constatazione che il liberalismo, il comunismo e il fascismo sono considerati come falliti e Dugin evita il razzismo e propone una visione etnocentrica che valorizza la comunità.
La teoria non è un vero programma d’azione chiaro, ma un’analisi che promuove l’eurasiatismo.
L’Influenza del Tradizionalismo nella Politica
Il Tradizionalismo ha trovato applicazione in vari contesti politici, specialmente in Europa.
Alain de Benoist e Aleksandr Dugin sono figure chiave che hanno integrato il Tradizionalismo nelle loro ideologie e il Tradizionalismo ha influenzato partiti populisti e nazionalisti, opponendosi alla globalizzazione e all’immigrazione.
Jobbik in Ungheria ha brevemente adottato posizioni tradizionaliste, ma ha poi moderato la sua ideologia per ottenere successo elettorale.
Steve Bannon ha integrato elementi del Tradizionalismo nella sua visione politica e ha criticato la modernità e la globalizzazione, sostenendo la necessità di un ritorno alle radici culturali.
La sua visione si allinea con quella di Dugin, enfatizzando il binomio tradizione-modernità.
Bannon considera la classe operaia come l’unica casta autentica, da proteggere dall’oppressione economica.
Il Movimento Identitario e il Tradizionalismo
Il movimento identitario ha sviluppato idee che si intrecciano con il Tradizionalismo e l’etnopluralismo di de Benoist ha ispirato il movimento identitario, che cerca di proteggere le identità culturali.
Alcuni identitari vedono nel Tradizionalismo un alleato, pur criticandone l’universalismo, mentre i “tradizionalisti radicali” rifiutano la verità perenne di Guénon, privilegiando l’eredità europea, così il Tradizionalismo è diventato un simbolo per la destra radicale contemporanea ed Evola è citato frequentemente, ma spesso in modo superficiale, come simbolo piuttosto che come ideologia.
La scena musicale neofolk ha integrato temi tradizionalisti, utilizzandoli per esprimere identità culturale, laddove il Tradizionalismo è visto come una delle molte correnti di pensiero nella destra radicale, piuttosto che come un’ideologia centrale.

IL PRIMORDIALISMO VISIONARIO È TRADIZIONALISMO INTEGRALE
di Vincenzo Di Maio
La nascita del Primordialismo Visionario
In tale ottica ereditaria della cultura e dell’ideologia del Tradizionalismo, nel 2020 e in piena emergenza COVID19, nasce dalla mente e dallo spirito del politologo partenopeo Vincenzo Di Maio, una filosofia politica che vuole riunire e unificare gli approcci, le metodologie e le prospettive compatibili in un’unica visione integrale che porti ad un Tradizionalismo Integrale strutturato già dalla sua denominazione: il Primordialismo Visionario.
Le ragioni di una definizione del Primordialismo Visionario
Il Primordialismo Visionario quindi si definisce come movimento politico internazionale di tipo messianico, poiché parte dalla considerazione dell’escatologia profetica delle Cinque Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche, ovvero il Cristianesimo Originario, il Puro Islam, l’Hindudharma Autentico, il Buddhadhamma Integrale e il Daojiao Antico, le quali convergono tutte in una prospettiva complessiva, poliedrica ed eclettica ma geograficamente planetaria, in cui si stabilisce che il Salvatore Promesso di queste religioni è la stessa persona definita con nomenclature differenti, nomi diversi antropologicamente rilevanti, impiegati per descrivere il fondatore di una monarchia universale di un re sacerdote distinta dalla comune esperienza storica delle nazioni dal fattore antropico, comune a tutte le culture del mondo, del “vettore storico imperiale” che ha posseduto costantemente l’intento di riunire un mondo trasformandolo in civiltà ma con l’intento implicito di racchiudere l’intero pianeta in nome di valori etici, morali e spirituali radicati in una religione di partenza, tollerando altre religioni compatibili a quella da cui si origina il fenomeno storico imperiale di tipo etnocentrico, una consuetudine mondiale che nel caso di una monarchia universale si esplicita come un impero eccentrico planetario che fa i conti con la venuta di questo Salvatore Promesso, una figura chiave che i cristiani definiscono come Agnus Déi, che i musulmani definiscono come Imam Al Mahdi, che gli induisti definiscono come Kalki Avatara, che i buddhisti definiscono come Maitreya Buddha e che i taoisti definiscono come Li Hong, tutti demandati ad estirpare il male di un ciclo cosmico della Creazione Divina per restaurare il rinnovamento della Tradizione Primordiale sul nostro pianeta terra, distinto dalla nomenclatura ellenica con il termine di pianeta Urantia.
Cinque Religioni Parallele che non si scontreranno mai
Questa visione apocalittica della nostra emergente età dell’Acquario risulta essere un parallelismo quindi convergente, comparativo e contestuale, di queste religioni compatibili, che dispone la presenza di un “eone platonico” ben distinto da precedenti identità, il quale pone molteplici interrogativi sull’accostamento cristiano, e perlopiù cattolico, storicamente stratificatosi nella mentalità occidentale tra la coincidenza di Gesù il Messia con l’Agnus Déi, in quanto questo errore voluto e comunque evolutosi nella storia dell’Occidente, richiama a ragion veduta l’impostazione gnostico-cristiana del rapporto esoterico, mistico e concettuale tra il Messia Gesù, che fu il Cristo dell’età dei Pesci, e la figura enigmatica, mistica e misterica di Melkizedek che, in qualità di Re dei Re da sempre presente nella storia biblica, si pone in un rapporto distinto di ruoli tra Lui e Gesù, anche perché essendo Gesù un santo maestro immortale asceso al Cielo, proprio come sono tutti i santi immortali ascesi riportati nella Bibbia e nelle sacre scritture di tutte le Cinque Sacre Religioni Rivelate e Autentiche, si desume che Gesù tornerà sì sulla terra alla fine dei tempi ma sarà una figura ben distinta dall’Agnello assiso sul Trono di Dio riportato dall’Apocalisse di Giovanni e, senza scomodare i passi evangelici più pregnanti che evocano questa distinzione, come anche della deformazione storica avvenuta nella loro interpretazione, si desume che il Melkizedek cristiano, o la figura di El Khidr islamico, o il Kulika di Agharti hinduista, o il Rudra Chakrin della Shambala buddhista, o il reggente nel Regno del Kunlun taoista, siano la stessa figura religiosa, senza scomodare altre visioni analoghe di altre culture e civiltà relative a figure che vivono nei sotterranei del pianeta e che ritorneranno alla fine dei tempi.
Il movimento storico dello Spirito Primordiale
Così il Primordialismo Visionario si pone come un movimento spirituale, aristocratico e politico allo stesso tempo, senza perciò scomodare per forza precise organizzazioni politiche, élite intellettuali o unioni mistiche, in quanto tutte e tre concorrono alla realizzazione dello spirito del nostro tempo presente, solcato all’interno dai disegni divini di Dio Altissimo Sommo Creatore, esso diventa uno “zeitgeist romantico” che si instaura come tendenza culturale predominante in una determinata epoca, tale che influisce sui pensieri e sui comportamenti delle persone, un movimento messianico che allo stesso tempo propone, anche attraverso le elaborazioni di ingegneria politica di Vincenzo Di Maio, precisi progetti di “ispirazione politica” di cui tratta nei saggi della sua Trilogia Politica: Impero, La Terza Visione Planetaria e Il Primordialismo Visionario, una trilogia che afferma non soltanto il decadimento delle categorie illuministe di destra e sinistra parlamentare ma la loro complementarietà in ambito extraparlamentare, come vettori ideologici storicamente rilevanti atti a fare spazio ad un pluralismo politico sostitutivo del sistema dominante attraverso forme di governo parallelo e di non-violenza guerriera, una visione della complementarietà filosofica applicata a tutte le categorie dicotomiche della razionalità meccanicistica occidentale, che ripone la sua fiducia in una congiunzione di et-et nelle dicotomie piuttosto che nella esclusione tipica dell’aut-aut, un’impostazione non-duale in cui il taoismo filosofico, e non solo, può benissimo insegnare tanto agli occidentali con le sue conoscenze insite nelle dinamiche mutanti della realtà celeste nella Creazione Divina, in quanto l’evocazione di una memoria storica primordiale, inerente a tempi antichi migliori del presente, è una costante presente nell’immaginario collettivo di tutte le venticinque civiltà cardinali del nostro Pianeta Urantia.
L’unione primordiale
Quindi il Primordialismo Visionario pone la visione di una “unione primordiale” a tutti i livelli, dalla unione dell’umanità alla unione delle pluralità compatibili con la Tradizione Integrale del movimento messianico di restaurazione del mondo primordiale, dove il genere maschile e femminile si integrano in un azione indistinta e diarchica dell’uomo assoluto e della donna assoluta, tale che non lascia spazio alcuno alla presenza dell’omosessualità per il futuro, una visione integrale in cui predomina la funzione della coppia nell’azione sociopolitica della formazione di comunità locali contraddistinte dalle consuetudini della mutualità, dell’identità e del dono, in cui emerge il ruolo guida di timonieri che richiamano al senso di un’unità coesa e consolidata dal tempo.
La visione primordiale
Così il Primordialismo Visionario diventa un movimento fondato su visionari che guardano ai primordi della vita umana, come ad una metanarrazione plurale accomunata dalla fede cieca nella Creazione Divina di Dio Altissimo, denominato ora Abbà Adonai, ora Allah, ora Bramanan Ishvara, ora Sunyata Buddha, ora Shang Di, a seconda dei contesti religiosi e culturali in cui si esprime la Fonte Originaria nelle Cinque Sacre Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche, una metanarrazione plurale che si basa su un “interiorismo teologico”, un modo di definire il rapporto teologico della fede con le altre religioni al di là dei modelli abituali dell’esclusivismo, dell’inclusivismo e del pluralismo tipici dell’Occidente e non solo, una vera e propria alternativa a queste precomprensioni etnocentriche e religiose, un’ermeneutica delle religioni in cui l’interiorismo si distingue dall’esclusivismo e dall’inclusivismo evitando un’attitudine di superiorità nei confronti delle altre religioni, come anche dal pluralismo rifiutando ogni relativizzazione della pretesa di verità, un approccio interiorista che è possibile attraverso il riconoscere alle altre religioni non soltanto una verità frammentaria, bensì verità altrettanto insuperabile quanto è testimoniata della propria fede di appartenenza, un presupposto filosofico in cui il creato non può che essere considerato termine costitutivo di una relazione reale di Dio con il creato, una problematizzazione radicale di ogni pretesa di rivelazione fondata sul discernimento tra cosa è fattore culturale particolare e cosa è invece un fattore antropologico universale, laddove l’incarnazione di Dio Altissimo si rivela in determinati frangenti dei cicli storici e cosmici, una memoria collettiva scevra da condizionamenti etnici, culturali e religiosi che rimanda alla visione mistica, misterica e messianica dell’esoterismo metafisico, un’esperienza diretta di Dio che unisce i popoli in esperienze patafisiche della realtà attraverso un cammino in tutto e per tutto analogo a quello sciamanico, che unisce i popoli in un’esperienza diretta di Dio incomprensibile alla mente umana di tipo razionale.
I precursori fondamentali del Primordialismo Visionario
Da tutta questa “unità trascendente delle religioni” ma anche di un “imperialismo pagano” di élites aristocraticamente spirituali che si differenziano in questo “regno della quantità” di certo il Primordialismo Visionario non si esime dal rendere omaggio a precursori europei fondamentali come Guénon, Evola e Schuon, i reali fondatori novecenteschi del Tradizionalismo Integrale che fino ad oggi si è diffuso ovunque nel mondo ma con mille nomi che il Primordialismo Visionario vuole racchiudere in un unico contenitore categorico per rafforzare il movimento messianico in atto, poiché dove il diavolo demoniaco divide chiassosamente invece il simbolo divino unisce silenziosamente, ragion per cui il simbolo della stella ottonaria è diventato l’emblema fondamentale interreligioso in cui si inscrivono le altre simbologie nel contesto di questa modernità globalista e decadente.
Il Primordialismo Visionario come fase ultima del Tradizionalismo Integrale
In qualità di “imbuto delle idee” che raccoglie le visioni politiche, aristocratiche e spirituali del nostro tempo, mettendole nelle mani del messianismo primordialista, il Tradizionalismo Integrale del Primordialismo Visionario si propone di analizzare comparativamente tutte “le vie nostalgiche” del secolo precedente per includerle in una triade primordiale di tipo politica, aristocratica e spirituale che individua nelle ideologie politiche una stessa e unica vocazione nostalgica di visione del passato arcaico, negli approcci aristocratici una stessa e unica vocazione verticale di visione della realtà antica e nelle pratiche spirituali una stessa e unica vocazione di espansione cosmica di visione della priorità pneumatica, una fase ultima del Tradizionalismo Integrale che richiama i veri tradizionalisti, rivolta in particolare a quelli europei e non solo, ad esprimersi e a raccogliere i pezzi di questo mosaico primordiale per progettare insieme un futuro radioso in preparazione della venuta del Salvatore Promesso dall’escatologia profetica delle Cinque Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche.

