“L’economista tedesco Gottfried Feder (1883-1941), fu sicuramente un acuto osservatore economico. Sul finire della prima guerra mondiale egli studiò a fondo, da autodidatta, i problemi economici e finanziari, e sviluppò la teoria secondo la quale l’abolizione completa dell’interesse bancario avrebbe portato la soluzione alla maggior parte dei problemi economici e politici. Nel 1919 pubblicò un Manifesto per la liberazione dalla schiavitù usuraria. L’anticapitalismo di Feder non era diretto contro la ricchezza, ma contro il capitale finanziario, che permette l’accumulazione di denaro oziosa, cioè che non crea alcun valore.
Egli discriminava nettamente tra il capitale produttivo e il capitale rapinoso, e identificava quest’ultimo precisamente nel capitale finanziario internazionale, da lui chiamato “Mammonismo”. Nel suo famoso manifesto, egli scrive riguardo all’abolizione dell’interesse sui prestiti: «Il denaro viene ricacciato nell’unico ruolo che gli compete, di essere servitore nell’enorme meccanismo della nostra economia nazionale. Ritornerà a essere quello che in realtà è, una ricevuta per l’opera prestata, e così si spiana la via verso una meta più elevata, l’abbandono della brama insana di denaro della nostra epoca». Feder voleva nazionalizzare le banche e il sistema monetario per abolire il profitto esente da prestazione.
I Me Fo ripresi in seguito dal ministro per l’economia Hjalmar Schacht, furono in realtà una sua creazione. Essi determinarono una ripresa straordinaria in Germania, che pagava i suoi fornitori con denaro spendibile esclusivamente in terra tedesca, con attività e imprese tedesche, oppure con prodotti finiti, con il classico baratto, evitando in tal modo l’intermediazione finanziaria e l’usura bancaria provocata da interessi, debiti e prestiti.

