di Vincenzo Di Maio
Il fascismo italiano non va nè rinnegato nè inneggiato, proprio come il comunismo sovietico per i russi e il nazionalsocialismo per i tedeschi.
È un fenomeno storico-sociale che va studiato in tutta la sua integrità e che va valorizzato come esperienza e patrimonio dell’umanità storicizzato dal tempo insieme a tutte le ideologie del novecento e quindi da ritenere superato.
Stesso dicasi analogicamente per il comunismo della Cina in un prossimo futuro.
Concezione che esclude a priori qualsiasi riferimento ad antagonismi anacronistici e strumentali come il fenomeno sociale dell’antifascismo oggi.
La democrazia diretta, intesa come partecipazione attiva alle decisioni della vita pubblica, va reinserita nella concezione dell’identità comunitaria delle microsocietà locali, la quale come il vero tribalismo imperiale, si autorappresenta per contestualizzazione secondo impalcature politiche di rappresentanza diretta verso l’alto in appartenenze identitarie sempre più complesse e articolate come sono le città municipali, le provincie biodistrettuali e le regioni etnicamente omogenee che formano infine le nazioni civili su cui si poggia un Magistero Politico in qualità di cardine continentale.
Il Primordialismo Visionario italiano vuole essere il viatico di questo viaggio collettivo di transizione verso un mondo senza più poteri occulti e oscuri che negano il valore spirituale della vita religiosa indipendentemente dal proprio credo di appartenenza.
L’antifascismo è morto insieme al fascismo e chi ancora oggi lo sostiene non fa altro che impiegare strumenti diabolici per ostacolare il naturale sviluppo spontaneo dei fenomeni storico-sociali e che pertanto vanno fermati.
È tempo di agire.

