di Milva Selva
Una volta in campagna, dopo una giornata di lavoro, gli uomini alzavano il bicchiere all’altezza del viso, lo osservavano, gli facevano prendere la luce prima di berlo.
Gli alberi centenari seguivano il loro destino secolo dopo secolo e una tale lentezza rasentava l’eternità.
I contadini lo sapevano, nella loro saggezza, che non stavano coltivando solo colture, ma stavano coltivando e perfezionando se stessi.
È la terra che racconta la storia vera : quella del vento, della pioggia, delle pietre, delle radici. Chi non ascolta questa storia non può sapere chi è.
Diceva Tolstoj : “Bisogna toccare la terra.”
Questo significa VERDE .
Verde significa acqua, terra, cibo pulito, pazienza, respiro, lavoro.
Non Altro. Tutto quello che è oggi denominato “verde” è fumo negli occhi e laccio che stringe.
Verde è la prima parola che parla di libertà.
Libertà dalla dipendenza di un sistema industriale che prima distribuisce cibo inquinato e poi ci avvelena con le medicine, provocando un ecocidio globale, e poi ci racconta che il cibo e l’energia per ottenerlo scarseggiano, obbligandoci a ripieghi insensati.
Quel sistema che se vuole fare comprare qualcosa prima ci invita, ci chiama e poi ci obbliga e ci toglie.
Quel sistema che se vuol fare morire per il profitto, non si pone problemi di coscienza, ma solo problemi di calcolo.
Per questo bisogna fare qualcosa che non possa entrare nei calcoli.
“Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento.” scriveva il grande Pasolini.

