di Andrea Sartori
23 aprile 1616: muoiono lo stesso giorno William Shakespeare e Miguel de Cervantes
La grandezza di Shakespeare è fuori discussione e ampiamente riconosciuta. Assieme a Omero è Dante è la terza colonna del canone occidentale. Questo giudizio nato in età romantica è vivo ancora oggi. Questo ha finito per mettere ingiustamente in ombra “el manco de Lepanto”.
Se parlate di opere narrative più grandi di tutti i tempi c’è chi citerà Dostoevskij, Tolstoj e i russi in genere, chi Stendhal, Hugo e i francesi, chi Moby Dick, Steinbeck e il Grande romanzo americano e chi magari i Promessi sposi, chi il romanzo interiore da Proust a Joyce e e chi il post-moderno.
Pochi citeranno il Don Chisciotte. Ma se il romanzo come genere nasce in Giappone verso l’anno Mille col Genji Monogatari con precedenti nel mondo romano e addirittura egizio (il Satyricon di Petronio e l’Asino d’oro di Apuleio l’antichissimo “Le avventure di Sinuhe”), il romanzo come lo conosciamo nasce col Don Chisciotte.
Certo Cervantes parte dai romanzi cavallereschi e da quelli picareschi spagnoli come Lazarillo de Tormes. Vuole farne parodia e raccontare la storia di un matto che si crede un cavaliere ma la cosa sfugge di mano. Cervantes crea un mondo. Crea archetipi, a partire da quello della “coppia di opposti che si completano” che sarà ripresa in tanta letteratura successiva (Sherlock Holmes e il dottor Watson, don Camillo e Peppone) sino a creare una storia che sarà modello di tutte le storie successive, a metà tra il fantastico e il realistico, il comico e il tragico, l’illusione e la dura realtà. La follia di don Chisciotte prelude a quella di Ahab, il suo viaggio picaresco e la sua trasformazione-morte possono essere stati uno dei modelli per Collodi, la figura comica di Sancho precede alcuni personaggi manzoniani.
In campo narrativo solo l’Odissea di Omero è un prototipo dalla Potenza paragonabile a quella dell’ingenioso Hidalgo.
Per cui giusto onorare il Bardo di Stratford. Ma dato che oggi la narrativa è comunque più praticata del teatro, bisogna a maggior ragione ricordarsi dell’uomo che diede vita al Cavaliere dalla Triste Figura e al suo impareggiabile scudiero.

