SULLA REGALITA’ DIVINA

di Giuseppe Aiello

Sacro Corano: «Il Giorno in cui “sarà scoperta una gamba” (saq), saranno chiamati a prosternarsi, ma non potranno farlo: saranno bassi i loro sguardi e saranno coperti di ignominia» (LXVIII, 42).
La rappresentazione della clemenza tanto per il Re quanto per la Giustizia ha sede nel ginocchio protruso o scoperto.
Scrive Sbriccoli: «I re, ma si direbbe meglio i titolari di elevata potestas, vengono spesso rappresentati con una gamba scoperta, o nell’atto di mostrarla. Il segno ricorre nell’iconografia dei re di Francia, specie da Luigi XIV in poi, ma già Vasari, nel 1555, aveva dipinto Cosimo de’ Medici con le gambe scoperte fino al ginocchio nelle stanze di Leone X al Palazzo dei signori. Rimontando nel tempo, Bertelli ne trova ancora: un Re Numa del 1501, e un altro ignoto re in una Chronica Hungarorum del 1488. Ed ecco la domanda: i sovrani mostrano veramente la gamba, oppure la scoprono perché si veda il ginocchio? La risposta è nelle cose e nella tradizione classica. Nelle cose, perché basterebbe mettere la messe di immagini regali accanto alle schiere di immagini della Giustizia per convincersi che il ginocchio esibito che hanno in comune ben si salda con la virtù della clemenza (clementia regis, clementia iustitiae), che è anch’essa patrimonio comune di Giustizia e Re. Ma al di là di questo argomento, ancora congetturale, c’è la tradizione classica. La letteratura antica trabocca di luoghi in cui le ginocchia sono la sede della pietas, della magnanimitas, della clementia del potente. Ogni volta che si chiede pietà, o soccorso, o intercessione, si abbracciano le ginocchia di qualcuno. Gli esempi sono legione, e stanno in Omero e nei tragici, negli storiografi e nei poeti, e non si arrestano né in Grecia né a Roma. Arrivano all’età moderna, costellano il Rinascimento nella letteratura e nelle pittura, persistono nel Cinque e nel Seicento […] Il ginocchio rinvia dunque alla clemenza (al perdono, o alla stessa aequitas), e corona l’immagine della Giustizia agendo quasi da clausola. Né crea contraddizione con altri propria Iustitiae, perché la clemenza è prerogativa del posse, e quindi entra nel concerto delle altre “virtù” al seguito della spada: dove sta la spada può (o deve) stare il ginocchio, e così è, fin dalle primissime rappresentazioni della Giustizia gladiata». (Cfr. M. Sbriccoli, Storia del diritto penale e della giustizia: scritti editi e inediti – vol. I, pp. 206-207).

SULLA REGALITA' DIVINA
SULLA REGALITA’ DIVINA

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

Lascia un commento