a cura di Nada Panichi
“Io mi inchino.
A tutte le donne che nel mondo stanno lavorando per diffondere amore.
A quelle che in silenzio tessono fili di luce per salvare il pianeta. A quelle che stanno abbracciando gli alberi e parlando alle foglie.
A quelle che stanno entrando in contatto con il loro femminile e lo stanno facendo con grande determinazione e coraggio, entrando dentro il dolore che il loro utero trattiene per lasciarlo andare una volta per tutte. A quelle che sanno che il loro utero è pregno di memorie antiche delle antenate e che sanno che esso va Benedetto affinché possa essere portale di vita e non di ferite e morte.
A quelle che stanno rilasciando quelle memorie nel silenzio del loro corpo, facendo i conti con tutto il dolore che riescono a sopportare pur di ottenere un mondo migliore.
Mi inchino a quelle donne che stanno portando amore dentro ad ogni sguardo. E che posano i loro occhi con sacralità su qualunque cosa incontrano.
A quelle che si sostengono le une con le altre e si prendono cura di chi si avvicina loro.
Quelle che ogni giorno benedicono l’Alba e ringraziano un tramonto.
Mi inchino a quelle donne che riscoprono la sacralità del loro corpo e lo trattano come un tempio da venerare affinché l’uomo che cammina al loro fianco possa fare lo stesso.
A quelle che riportano in vita antichi rituali di guarigione facendo scorrere nel loro sangue saperi antichi di cui da sempre sono devote custodi.
A quelle che si fidano dei loro corpi, dei loro visceri e del loro sangue e lasciano che dentro di loro la vita faccia semplicemente il suo corso.
Mi inchino a quelle che stanno guidando il maschile a riscoprirsi, a perdonarsi, ad amarsi.
Affinché quel maschile possa manifestarsi in tutta la sua bellezza.
Io mi inchino a quelle donne che accendono luci di speranza diffondendo scintille di amore dentro ogni cuore.
A quelle che si scelgono senza essere scelte, si amano senza sentirsi amate. Nella consapevolezza che scegliendosi saranno scelte e amandosi saranno amate.”

