di Pedro Vergara Meersohn
Dice la tradizione talmudica e per salvare tutta l’umanità sono necessari 36 giusti. Nessuno di loro sa di esserlo, finché non si presenta il momento giusto e non si compie un atto di gentilezza, che è una profonda lezione di umanità per tutti in ogni momento. Il Messia è uno dei 36 giusti, uno dei salvatori anonimi e sconosciuti del mondo, che aspetta solo il momento opportuno. I devoti hanno la responsabilità di identificarli e per ognuno riconosciuto viene piantato un albero nel giardino dei giusti a Gerusalemme. Questi personaggi sono spesso persone comuni. I calzolai, ad esempio, che svolgono con passione il loro lavoro quotidiano e realizzano calzature che ci permettono di camminare, andare avanti ed essere un po’ umani. Si racconta che, durante l’occupazione della Polonia, a Varsavia vivesse un orologiaio ebreo, che aveva perso tutta la famiglia e vagava senza meta per le vie della città. Non aveva un posto dove dormire o mangiare. Disperato nel suo abbandono, entrò in un negozio di orologi per chiedere lavoro. Il capo gli chiese cosa sapesse fare e lui, senza guardarlo negli occhi, rispose che sapeva riparare gli orologi. Il capo gli diede quindi un vecchio orologio da tasca da riparare e lui lo fece. Il capo riconobbe subito nello sconosciuto un maestro orologiaio e gli diede un lavoro senza fare molte domande. Un giorno, dopo settimane di lavoro, l’orologiaio si presentò al negozio di orologi con i pantaloni strappati e sporchi. Era stato aggredito di sorpresa, mentre dormiva su un treno abbandonato. Il boss si rese conto che si trattava di un ebreo fuggitivo e senza pensarci due volte gli offrì un posto dove dormire, rischiando la vita e mettendo in pericolo l’incolumità della sua famiglia. Ha lavorato tutti i giorni, sabato escluso, senza mai uscire dalla sua stanza per 3 anni consecutivi, sopravvivendo alla Shoah. Nel Ghetto di Varsavia, in quel periodo, morirono più di 200.000 persone e il povero orologiaio abbandonato sopravvisse protetto dal suo datore di lavoro. Dopo la guerra, come molti altri, emigrò in Australia e iniziò a riparare orologi a Melbourne. Il capo aveva una figlia e alcuni parenti in Australia e un giorno un’altra delle sue figlie, che viveva con lui a Varsavia, partì per un viaggio a trovare parenti lontani. In caso di emergenza, il padre le regalò un orologio di valore, che avrebbe potuto facilmente vendere se avesse avuto bisogno di soldi. Una volta in Australia, la figlia ha lasciato cadere l’orologio dalle sue mani e si è rotto. Disperata, si reca nel primo negozio di orologi che trova per chiedere aiuto e il maestro orologiaio, riconoscendo il suo accento, le parla in polacco. Spiega dettagliatamente la sua storia e l’orologiaio scopre che il padre della ragazza era il suo benefattore. Lui le aggiusta l’orologio. Il rabbino, dopo aver ascoltato assorto tutta la storia, chiede al maestro orologiaio: E tu, dove sei stato in tutti questi anni? Perché non sei venuto prima per raccontarci la tua storia e presentarci quest’uomo? Poiché l’urgenza di conoscere i giusti e il loro esempio può salvare il mondo. Il maestro orologiaio rimase in silenzio, una lacrima gli scese dagli occhi e rispose: Io so solo lavorare aggiustando orologi, mentre la vita e gli anni passano.
«E’ fama che non v’è generazione che non conti quattro uomini retti che segretamente sorreggono l’universo
e lo giustificano davanti al Signore. […]
Ma dove trovarli, se vivono sperduti per il mondo e anonimi
e non si riconoscono quando si vedono
e se neppure essi conoscono l’alto magistero che esercitano?»
(Jorge Luis Borges – Aleph)

