a cura di Vincenzo Di Maio
Un giorno, in una radura della foresta, Confucio s’imbatté in una donna in lutto, distrutta dal dolore. Seppe da lei che poco tempo prima suo figlio era stato divorato da una tigre, e tentò di consolarla. Dopodiché riprese la sua strada, ma era appena rientrato nella foresta quando fu richiamato da un nuovo scoppio di pianto. «Non è tutto», disse la donna. «Vedi, mio marito fu divorato in questo luogo, un anno fa, dalla stessa tigre.» Di nuovo Confucio tentò di consolarla e di nuovo riprese la sua strada solo per sentire ancora una volta il pianto della donna. «Non è tutto, dunque?» «Oh, no. L’anno prima anche mio padre era stato divorato dalla tigre.» Confucio rifletté un momento, poi le disse: «Non mi sembra che questo luogo sia molto salutare. Perché non te ne vai?». La donna si torse le mani e rispose: «Lo so, lo so, ma vedi, è che qui c’è un ottimo governo».
L’ottimo governo secondo Confucio si fonda su una società imperiale incentrata sulla vita contadina come base dispositiva sociale in cui il villaggio ha un primato sulla città, dove la società è distinta in cinque classi sociali in cui è favorita anche la mobilità sociale tra esse, cinque classi sociali che sono rispettivamente, per ordine ascendente, la classe dei contadini, degli artigiani, dei letterati, dei guerrieri, degli imperiali.
Un pò come se fosse oggi equiparabile a un primo settore (di agricoltori sociali), un secondo settore (di industriali sociali), un terzo settore (di servizi sociali), un quarto settore (di salvaguardia sociale) e infine un quinto settore (di funzionariato sociale).
Una disposizione dell’ordine sociale in cui il principio di base è che ognuno deve essere proprietario del proprio lavoro, dove i principi etici, morali e spirituali sono il fondamento della vita sociale, dove le religioni determinate come sacre, tradizionali e armoniche, scandiscono i tempi della società arricchendo il folklore antropologico, dove il rispetto per gli antenati dell’umanità è una base di concatenazione della tradizione sociale, una società in cui la politica è basata sulla partecipazione circoscrizionale di piccole realtà come i villaggi, in cui il più ricco e il meno ricco (poiché la povertà non è moralmente ammissibile) valgono allo stesso modo e sono guidati da un capovillaggio che rappresenta il villaggio nelle relazioni superiori di concittadino e così via ascendendo a scatole cinesi fino all’imperatore quale rappresentanza suprema della società che accoglie ogni eccezione per far valere le regole sociali.
La tigre nella foresta dell’aneddoto significa che l’ottimo governo è un paese senza stato, una nazione imperiale in cui la libertà dell’arbitrio è condizionata solo dai propri simili e da Dio.

