a cura di Sandro Consolato
“EUROPA VS OCCIDENTE”: l’ultimo libro di ADRIANO SCIANCA
(Altaforte Edizioni, 2023)
Diciamo subito che questo “libro” è in realtà un libriccino (in senso puramente quantitativo), e credo sia meglio così: 98 pagine di piccolo formato e segnate da una scrittura agile, chiara e gradevole come in tutti i testi, si tratti di libri o articoli, dell’Autore, mi sembrano un buon motivo per stimolare alla lettura anche quelli che “mi piace leggere ma purtroppo non ho tempo”.
Il libro nasce dentro la cultura di destra radicale ed è rivolto essenzialmente a lettori che si riconoscono in quell’area (di cui si sottolinea il trambusto in essa provocato da avvenimenti degli ultimi anni, come il Covid e la guerra russo-ucraina), ma direi che può interessare chiunque si ponga certi interrogativi su temi quali il destino dell’Europa, quanto essa debba o non debba essere considerata da assorbire nella equivoca categoria dello “Occidente”, e se tutto ciò che sulla scena del mondo attuale si presenta con vessili anti-occidentali, anti-americani e pure anti-UE, sia da considerare portatore di una superiore e desiderabile alternativa politica, sociale ed economica, tanto da considerare auspicabile – come di fatto sta avvenendo a molti infatuatisi della nefasta dottrina duginiana – che tutti quegli europei che hanno una visione “anti-occidentalista” vadano a fare da quinte colonne (per ora per lo più facebookiane) dei Russi, dei Cinesi e di una improbabile Santa Alleanza Euro-asiatico-african-sudamericana.
Ora, pur sapendo che già molti avranno fatto deduzioni del tutto errate da quanto precede, ricordo che il testo di Scianca, arricchito da una battagliera prefazione di Lorenzo Cafarchio, si intitola EUROPA VS OCCIDENTE, e la prima cosa che mi è accaduta già solo sfogliandolo, è ricordare una conferenza tenuta nella mia città, a Messina, dal professor Marco Gervasoni, esponente culturale di primo piano di una certa destra “conservatrice” che oggi pur essa purtroppo furoreggia, il quale disse (cito a memoria ma credo molto fedelmente): “Per me l’Europa non significa niente, io mi identifico con l’Occidente”. Ecco, Adriano Scianca esprime un pensiero totalmente divergente da quel tipo di destra, e rivendica il diritto-dovere di sciogliere l’Europa, concettualmente e fattualmente, dal legame con una idea di Occidente in cui è implicita la sottomissione agli Stati Uniti e all’anglosfera, sottomissione determinata dalla II guerra mondiale e che riguarda tutti i paesi europei, non solo quelli che in quella sciagurata guerra furono nemici degli anglofoni. L’Autore sa benissimo che tipo di obiezioni si trova davanti, e mostra con rigore argomentativo tutte le contraddizioni in cui è avvolto il pensiero di chi dà per perduta ogni possibile Europa alternativa all’esistente, e per cui, come predicava Salviano di Marsiglia nel crepuscolo dell’Impero romano d’Occidente, sarebbe meglio “passare ai barbari”. Scianca spiega che noi in realtà non abbiamo alternative valide a un’unità europea, che fu già nei sogni di Nietzsche, di Drieu La Rochelle e di tanti altri (potrei aggiungere, Scianca non lo fa, che perfino il testamento politico finale di Mussolini parla di un’Europa una né americanizzata né russificata in cui le questioni “nazionali” saranno messe in subordine), e fa capire pure che il nostro essere europei non può accettare “dispotismi asiatici”, ma che si deve realizzare, come solo noi siamo in grado culturalmente di fare, “uno Stato all’avanguardia tecnologica ma radicato in una tradizione, una terra in cui regnino le libertà reali e del diritto nel rispetto della forza e dell’unità dello Stato”. Pensare che una tale Europa, di popoli che sentano veramente di avere origini e destini comuni, sia possibile, ad essere ragionevoli, NON E’ affatto più utopico di sognare (né più né meno come facevano i comunisti di tutto il mondo all’epoca dell’URSS) la palingenesi portata dai carri armati con la Z di sopra. Ma è anche meno utopico (e qui si può anche dire che il testo manifesti una onesta resipiscenza rispetto a un sovranismo puramente nazionalista) del più semplice pensare (non: possibile, perché lo sarebbe alla fin fine, come lo è stato per il Regno Unito) come auspicabile un ritorno bell’e buono allo Stato nazionale otto/novecentesco. La parola “avanti” è infatti una parola chiave del testo di Scianca: ogni reazionarismo è bandito, riguardi lo ieri come l’altro ieri e pure certi utopici “ritorni al Medioevo”. Non dirò nulla di più, lascio ai lettori il piacere, o anche il dispiacere, della lettura del libro. Ma ricopio l’indice, che aiuterà a capire meglio di che si parla:
OCCIDENTE: Anti-Europa, Che cos’è l’Occidente, Miseria del neo occidentalismo, Essere o dover essere; ANTI-OCCIDENTE: Alienazioni, Errori dell’odierno anti occidentalismo, L’America, la storia, “l’Eden” non occidentale, Il miraggio multipolarista, Per farla finita con il geopolitismo; EUROPA: Niente scorciatoie, Le ragioni di un successo, L’occidentalismo speculare e come superarlo, L’UE e la chimera dell’Italexit, L’obiezione massimalista, Una singolarità europea, L’Esperiale, Quattro tesi.

