a cura di Sandro Consolato
Il vietnamita Thích Nhất Hạnh (1926-2022) è stato una delle più alte figure del monachesimo buddhista del nostro tempo.
Durante la guerra del Vietnam si prodigò per un’azione pacifista creando un’associazione i cui membri, monaci e laici, si occupavano di assistere in ogni modo la popolazione civile rurale (sanità, scuola, ricostruzione di villaggi bombardati). Malvisto dagli americani e dal governo del Sud, ma anche dai Vietcong, finì in esilio in Francia ed ebbe fama internazionale. Solo nel 2007 poté, dopo ben 39 anni, rimettere piede in patria per qualche mese, su invito dello stesso governo socialista, che finalmente lo considerò uno dei grandi uomini della nazione. Vi tornò poi altre volte, fino al rientro definitivo nel 2014. Maestro di dottrina e meditazione e difensore dei diritti di uomini e animali, oltre che poeta, rappresenta il simbolo di un autentico pacifismo, e di una vittoria morale e fattuale che lo vide passare dal “nemo propheta in patria” al “propheta in orbe et in patria”.

