IL ’68 OCCIDENTALE VISTO DALLA CINA DI MAO

a cura di Francesco Alarico della Scala

Una volta o due il giovane Lu mi ha chiesto: “Ma è vero che in Occidente le ragazze hanno le minigonne, e i giovanotti i capelli lunghi come le donne? È vero che molti prendono la droga?”

“Sì, è vero. Ma essi vorrebbero, forse, avere altri ideali, forse sono disperati; tu sai che molti di loro guardano verso la Cina?…”

“No, non è possibile,” si arrabbia Lu. “Molti di questi giovani sono un veicolo oggettivo per far penetrare l’ideologia della borghesia tra le masse, e dietro di essi si maschera l’ideologia della borghesia. Come quei Beatles che suonano facendo venire ai ragazzi crisi isteriche…”

Spiego a Lu dell’angoscia di molta parte della gioventù nelle società consumistiche. Egli mi guarda in modo interrogativo. Non lo dice, ma la sua domanda è certamente questa: perché non fanno la rivoluzione, allora?

― Maria A. Macciocchi, Dalla Cina, Feltrinelli, Milano 1971, p. 118.

IL ’68 OCCIDENTALE VISTO DALLA CINA DI MAO
IL ’68 OCCIDENTALE VISTO DALLA CINA DI MAO

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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