di Mike Plato
Cristo era un ebreo totalmente anomalo. L’ebreo non sconfesserebbe mai il fatto di essere ebreo, perché egli si sente tale per l’eternità, orgoglioso di esserlo, e avverte potentemente l’appartenenza. Cristo invece, veicolando un’anima pneumatica potentissima, fu capace di trascendere la sua umanità, la sua genealogia, la sua appartenenza alla razza, secondo la via di Melkizedek. Paolo sintetizza magnificamente tutto ciò in Galati 3,28:
Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Questa è una lezione che non solo gli ebxei ma l’intero universo ilico non può e non vuole capire, attaccato alla propria condizione umana come una cozza allo scoglio. E finché sarà così – e sarà sempre così fino alla consumazione dell’eone- la morte avrà pieno e totale dominio, laddove un essere cristico potrà dire:
E la morte non avrà più dominio.
I morti nudi saranno una cosa
Con l’uomo nel vento e la luna d’occidente;
Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse,
Ai gomiti e ai piedi avranno stelle;
Benché ammattiscano saranno sani di mente,
Benché sprofondino in mare risaliranno a galla,
Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;
E la morte non avrà più dominio.

