a cura di Hanieh Tarkian
(Tratto dal libro “Coraggio e Fede, l’esempio del generale Soleimani nella lotta al terrorismo internazionale”)
“Soleimani è un militare, un generale, ma la sua fede è talmente
radicata nella sua essenza che si rivolge a Dio con la stessa intimità di un mistico innamorato del suo Creatore e afferma di non aspirare ad altro che alla prossimità e all’incontro con Lui, alla beatitudine eterna; nessun altro piacere terreno può raggiungere lo stesso valore, e solo colui che è purificato può ottenere questo incontro. Quando un individuo anela sinceramente alla prossimità a Dio, durante il suo viaggio spirituale acquisirà sempre di più le caratteristiche divine quali coraggio, misericordia, saggezza. E più diventerà simile al suo Amato, più la lontananza da Lui diventerà
insopportabile [egli riporta nel suo testamento spirituale]:
“O Dio – Eccelso e Unico Saggio Creatore – le mie mani sono vuote e vuota è la mia bisaccia. Vengo a Te senza alcuna provvista, con la sola speranza nel Tuo perdono e Tua generosità. Non ho portato alcuna provvista con me: ma di quale provvista necessita un uomo povero alla presenza di un Signore Generoso?
Ho infilato i miei vecchi scarponi con il cuore colmo di
speranza nella Tua Clemenza e Generosità. Ho portato con
me due occhi chiusi che, oltre alle loro impurità, contengono un tesoro. Questo gioiello è costituito dalle lacrime versate per Husayn figlio di Fatimah, dalle lacrime versate per la Famiglia del Profeta e dalle lacrime versate in difesa degli oppressi, degli orfani e degli innocenti intrappolati negli artigli degli oppressori. […]
O Dio, la mia testa, il mio intelletto, le mie labbra, il mio naso, le mie orecchie, il mio cuore e ogni parte del mio corpo nutrono la stessa speranza. O Dio, il Più Misericorde dei Misericordiosi, purificami perché non voglio altro che il Tuo incontro. Il mio Paradiso è la Tua prossimità, o Allah”.

