di Roberto Siconolfi
[…] potremmo andare sulle riflessioni dello scienziato ed inventore, tra le altre, del microprocessore Federico Faggin, il quale dopo una vita immersa nel mondo delle macchine, giunge alla conclusione che la macchina può solo ridurre l’esperienza umana, attraverso il processo binario del bit.
L’esperienza umana può essere descritta dunque, ma conosciuta in maniera integrale solo attraverso la coscienza che si ha di essa, la quale è un fenomeno puramente quantistico e unico per ognuno.
Questo “stato quantistico puro” non è riproducibile, e appena descrivibile in maniera limitata da un sistema bit classico.
Quindi, è ipotizzabile che un sistema quantistico che si trova allo stato puro sia consapevole del suo stato, ma solo in minima parte conoscibile dall’esterno.
Anche per Faggin, come per Searle, l’esperienza rimane privata e conoscibile solo dall’interno dal sistema che si trova in quello stato.
Nessuna macchina classica potrà mai essere cosciente, dato che l’informazione classica è riproducibile (il programma e i dati possono essere copiati perfettamente), mentre lo stato quantistico è privato.
Tuttavia, diversamente da Searle, o meglio al contrario, per Faggin la coscienza non è legata al funzionamento del corpo e può continuare ad esistere anche dopo la morte del corpo – si veda esperimento NDE citato all’interno dell’articolo.
Il corpo si comporta come un drone controllato top-down (dall’alto verso il basso) dalla coscienza.
Tratto da: ADV MEDIALAB

