di Fabrizio Forme
Con chiunque abbia un senso di Dio, ed eventualmente di Cristo, e sia un minimo avvezzo alla preghiera meditativa in uno stato di elevata presenza, voglio condividere una possibilità sperimentale che spontaneamente mi è venuto di praticare durante la notte di Natale.
Mentre ero alle prese con dei pensieri fastidiosi, emozioni disturbanti automatiche che vanno e vengono e, potenzialmente, tutto il resto del marasma psichico che affligge ognuno di noi dato che, poco o tanto, la mente è il vero fardello di tutti (in questo hanno ragione i buddisti: la mente ha bisogno di essere incessantemente purificata, è vitale non lasciarla fare), a occhi chiusi e in tranquillità mi è uscita una richiesta, rivolta al Padre. Ho chiesto serenamente e senza pretese, ma credendo in ciò che facevo: ti prego, metti la tua mente al posto della mia.
Ora io, da qualche anno, se mi concentro in senso espansivo vivo una particolare sensazione di pressione (non fastidiosa) dentro la testa, quella che molti chiamano attivazione della pineale. In questo caso l’ho sentita subito aprirsi e ho sperimentato una delle migliori sensazioni della mia vita, lasciando che un’altra mente agisse e abbandonandomi.
Tutti i fastidi mentali ed emotivi si sono spenti rapidamente. Potevo giusto vederli da lontano, e a me era evidente che qualcosa di diverso dal solito stesse succedendo e che non fossi io al comando.
Naturalmente, non mi è (ancora?) possibile mantenere quello stato costantemente, proprio perché occorre calma e presenza, ma posso assicurare che 5 minuti ogni tanto durante il giorno nel momento del bisogno possono cambiare tutto nella mente e, di conseguenza, nel corpo.
Non so se proverete a farlo anche voi e se ci riuscirete, ma ho fiducia nel fatto che anche altri possano arrivarci e capire la portata dei benefici che ne derivano. È forse la cosa più vicina all’estasi che io abbia provato.
Non è necessario che la richiesta sia tale e quale alla mia, magari per qualcuno sarà più spontaneo dire “togli i miei pensieri e mettici i tuoi” o “Altissimo, metti ora il tuo Logos al posto del mio”. L’importante è non forzare, restare presenti e avere fiducia.

