a cura di Giulio Verga
Da Massimo Scaligero, La Via della Volontà Solare. Fenomenologia dell’Uomo Interiore, Roma,1986, pp. 318-320
“Esauritosi l’impulso metafisico del mondo antico, la resurrezione delle sue forme e delle sue dottrine in cui si creda ritrovare concluso l’elemento eterno, la restaurazione dei suoi residui tradizionali, sarà inconsapevolmente una via fuori della Iniziazione autentica, che esige invece, ogni volta, un moto rinascente dal fondamento e perciò un rapporto rinnovellantesi secondo la forma attuale del fondamento che è l’individualità. Nella maggior parte dei casi la tentata restaurazione sarà una ricerca del soprannaturale non per via delle pure idee – che è la via di questo tempo – ma secondo stati d’animo dovuti alle condizioni dell’alienazione spirituale e secondo inclinazioni del sub-conscio, organo regredito dell’antica sopranatura. Là dove un tempo si manifestavano direttamente entità sovrasensibili, nella natura e nella razza, per il mutamento accennato, operano ora le forze ahrimaniche della terrestrità, mentre nella polarità opposta – di contro alla natura e alla razza – ossia in una direzione che nei tempi passati sarebbe stata infrazione, irregolarità, non conformità al dharma, appunto in tale direzione ora è attivo lo Spirito. Occorrerà distinguere da questi tentativi di resurrezione dell’antica correlazione con il Divino, l’azione iniziatica che si svolge dietro lo scenario visibile ad opera dei veri Iniziati, o Guide dell’umanità, il cui compito è preparare i nuovi tempi e inspirare coloro che dovranno affrontare secondo la ‘direzione solare’ le condizioni dell’esperienza scientifico-tecnica e l’equivoco riguardo alla presente ricerca spirituale. Ma tale ‘azione iniziatica’ non è certamente la tradizione formale dei culti o la funzione dei cosiddetti ‘organismi tradizionali’, con la cui mirabile messa in luce René Guénon è riuscito, per esempio, a far passare dal Cattolicesimo all’Islamismo una notevole schiera di europei – come se il passaggio da un ritualismo a un altro potesse suscitare l’intuizione metafisica – conducendoli a pensare i suoi pensieri e facendo loro accettare come un catechismo la sua ingegnosa interpretazione del mondo tradizionale. Onde oggi si dà il caso che questi discepoli, poco avveduti del valore del pensiero occidentale a cui lo stesso Guénon in sostanza deve la possibilità della sua indagine, imparino una sorta di grammatica e terminologia tradizionalistica, in base alle quali, ormai pensando in quelle parole più che in pensieri, si atteggiano a giudici di ogni forma o espressione dottrinaria riguardo al ‘metafisico’, non dissimili in ciò ai fedeli di ogni chiesa, la cui esilità intellettiva acquisisce parvenza di forza quando possa giovarsi di un’analisi nominalistica dogmaticamente organata. Il dogmatizzare la Tradizione è inevitabilmente la correlazione con strati oscuri della coscienza pre-individuale, che possono esercitare il loro potere, in quanto non esigono un moto indipendente , una creazione fuori del previsto, un atto di libertà, ma essi stessi tendono a proiettarsi come valori trascendenti. Proprio una simile proiezione, valorizzando in parventi forme metafisiche o esoteriche un mondo sotterraneo di ombre e di ricordi, propizia il clima grazie al quale, sul piano esteriore, le scienze materialistiche, in quanto analisi della natura disaminata – controparte terrestre della Tradizione retorizzata – si rafforzano, apparendo scienze della realtà, e tra l’altro la psicologia analitica giunge a considerare le imagini dell’inconscio origine dei miti e dei temi iniziatici. In tal senso, un ricercatore non può considerare la ipotesi che gli assertori della presunta Philosophia perennis, come gli araldi del tradizionalismo, malgrado le loro buone intenzioni, operino in questa epoca come strumenti idonei di una lotta occulta contro l’uomo, in quanto tendono a privarlo di quella possibilità di conversione del pensiero astratto-razionalistico, in vista della quale tutto il processo della caduta sino alle condizioni dello scientismo agnostico e dell’irreale cultura si è svolto. Questo pensiero ha in sé una possibilità spirituale nata dal suo essersi legato ai contenuti finiti, sviluppando in ciò una forza esprimentesi come discorso e razionalità, ma di ordine in sé sovrasensibile: una tale possibilità, che può attuarsi mediante l’ulteriore moto del pensiero che assuma la sua stessa attività affrancandosi dall’oggetto, può essere perduta – e questo è il pericolo – in quanto si creda di liberarla sostituendo l’oggetto con un altro oggetto che lascia immutata la situazione. Tale oggetto, o cosa, darà l’illusione dell’atto spirituale, in quanto si chiamerà ‘tradizione’, o ‘principio’, o ‘filosofia perenne’, o ‘yoga’: sarà l’ottusa situazione di ogni ‘realismo’ che evita la coscienza del pensiero assunto per la posizione realistica medesima”

