Abraxas è una figura che riunisce in sé la Luce e la Tenebra. Nella parte superiore, in forma di gallo, è luce. In quella inferiore è tenebra. Sembra essere modellato sulla precedente figura di Tifone-Set, del quale conserva le gambe di serpente (non la testa d’asino, ovviamente). Abraxas è contemporaneamente Deva e Ashura, Dio e Demone, estate e inverno. Nelle parole di Jung:
“Abraxas è il sole, e al tempo stesso la gola eternamente succhiante del vuoto, di ciò che sminuisce e smembra, del demonio. Duplice è il potere di Abraxas. Ma voi non lo vedete, perché ai vostri occhi gli opposti in conflitto di questo potere si annullano. Ciò che il Dio Sole dice è vita. Ciò che il demonio dice è morte. Ma Abraxas pronuncia la parola santificata e maledetta che è vita e morte insieme. Abraxas genera verità e menzogna, bene e male, luce e tenebra, nella stessa parola e nello stesso atto. Perciò Abraxas è terribile. È splendido come il leone nell’attimo in cui abbatte la preda. È bello come un giorno di primavera. Sì, è il grande Pan in persona e anche il piccolo. È Priapo. È il mostro del mondo sotterraneo, un polipo dalle mille braccia, nodo intricato di serpenti alati, frenesia. È l’ermafrodito del primissimo inizio.
È il signore dei rospi e delle rane che vivono nell’acqua e calpestano la terra, che cantano in coro a mezzogiorno e a mezzanotte. È la pienezza che si unisce col vuoto. È il santo accoppiamento, È l’amore e il suo assassinio, È il santo e il suo traditore, È la luce più splendente del giorno e la notte più oscura della follia, Vederlo significa cecità, Conoscerlo è malattia, Adorarlo è morte, Temerlo è saggezza, Non resistergli è redenzione.”

