di Marco Scarinci
La Madre Divina si manifesta con infiniti volti e forme, ma due (o tre) sono le principali. Di queste forme si hanno traccia fin dai primordi della Storia e si manifestano in molte culture e tradizioni.
Le due forme principali sono la Dea Bianca e la Dea Nera. Nero e Bianco infatti sono i due colori della dualità fondamentale, come nel simbolo del Tao. La Bianca è una Dea di luce e purezza, è la Vergine Divina: nella nostra tradizione è Sarasvati. La Nera è una Dea terrifica e oscura, guerriera e priva di pietà contro le forze nemiche: nella nostra tradizione è Kali.
I monoteismi abramitici non hanno la grazia di includere in forma esplicita questi aspetti della Madre Divina nella loro tradizione, ma in qualche modo l’archetipo della Dea Bianca si è manifestato nell’aspetto della Madonna (e, probabilmente, le Madonne Nere si ricollegano al principio della Dea Oscura).
A queste due forme principali della Dea possiamo aggiungerne una terza, che è la Dea Rossa. Si tratta primariamente di una Dea d’Amore e di unione tra il principio maschile e femminile. Se quest’Amore è puro il Rosso può virare sul Rosa, se è sensuale può essere un Rosso acceso o più scuro. Nella nostra tradizione è Lakshmi, nell’aspetto più puro, o le forme di Kameshvari se più sensuale o erotico.
Se usiamo questo modello ternario, che si rifà tra l’altro alla Trimurti/Tridevi, i tre colori sono gli stessi dell’Alchimia: il Nero, il Bianco ed il Rosso.
Om Shakti

