di Luca Rudra Vincenzini
“Chi considera il passaggio dell’aria attraverso le narici come la migliore conoscenza in questa esistenza conosce (anche) i sintomi maligni degli elementi (bhūta)…l’asceta che conosce ciò è ritenuto il più elevato”, Śivasvarodaya.
Lo Śivasvarodaya, probabilmente scritto nel medioevo in Nepal presso i Nevāri, appartiene a pieno titolo agli Āgama, i testi rivelati del tantrismo duale (dvaita) e misto (dvaitādvaita). Il libro parla di magia rituale, divinazione e presagi, mescendo nozioni di Yoga, Āyurveda, Vastuvidyā, Sāṃkhya e tecniche tantriche di nyāsa per l’istallazione dei soffi e delle sillabe nel corpo sottile (sūkṣmaśarīra).
Il termine svara può essere tradotto con: vocale, suono, nota musicale, accento e sibilo dell’aria che passa attraverso le narici; mentre udaya è reso con: ascesa, interesse, guadagno, buona fortuna. Ergo il titolo dell’opera può essere tradotto come:”auspicio [derivante dalla circolazione] dell’aria nelle narici [secondo] Śiva”. Il testo, avendo a che fare con la divinazione, sottolinea in lungo e largo l’importanza di monitorare e saper gestire la rotazione di apertura/chiusura delle narici, le quali osservano un ciclo naturale di funzionamento e con i bioritmi sollecitano e/o aggravano i tridoṣa. Aldilà delle tecniche divinatorie, chi pratica la meditazione conosce perfettamente non solo l’importanza dall’avere i dotti nasali liberi, ma anche di come all’oclusione/apertura degli stessi si associno emozioni e stati mentali. L’occlusione causa un inauspicioso funzionamento dei 5 elementi del corpo (pañcabhūta), ciò può alla lunga spengere il metabolismo o causarne l’infiammazione.
Se la mente ha una produzione non consona di pensieri, spesso è sufficiente liberarsi il naso per tornare ad uno stato psicologico equilibrato. Questo perché l’afflusso d’aria è direttamente legato al funzionamento degli emisferi, del sistema endocrino (produzione ormonale) e di quello linfatico (eliminazione delle tossine)…

