di Domenico Rosaci
Di occasioni che la vita ci dona per insegnarci a vivere meglio, ce ne sono tante quanti sono gli attimi che viviamo.
Occasioni che sono persone che incontriamo e che hanno da offrirci le loro esperienze di vita.
Occasioni che sono saggezza di migliaia di anni offerta attraverso libri e opere d’arte.
Occasioni che sono spettacoli continui proposti da una Natura che non si stanca mai di sollecitare i nostri sensi e la nostra mente.
Ma soprattutto, occasioni che sono pensieri che vengono portati a noi dal vento; sentimenti ed emozioni che ogni istante si offrono a noi, e che solo noi possiamo decidere di prendere in considerazione e fare fruttare, oppure di chiuderci nell’indifferenza.
Questa ultima opzione è l’Ego.
L’Ego è indifferenza per la vita. Indifferenza persino verso la nostra stessa anima, alla quale l’Ego, che è solo un’illusione, pretende di sostituirsi.
Indifferenza che ci porta, semplicemente, a sprecare un’intera esistenza, che è un’occasione unica e irripetibile.
Non ce ne sarà una seconda.
L’Ego per ignorare questa verità, si è creato l’illusione di potere esistere oltre la morte del corpo, o di potersi reincarnare in altri corpi. Illusioni senza alcun valore.
L’Ego è infatti solo l’illusione di coincidere col corpo fisico, illusione a cui l’anima (il nostro vero Sé) crede per via dell’evoluzione che ha subito l’essere umano nella direzione materialistica.
Si tratta di una illusione relativamente moderna, propria ad esempio delle religioni più recenti, come il Cristianesimo e l’Islam. Nessuna cultura pre-cristiana credeva nell’esistenza di vite dopo la morte o reincarnazioni dell’ego.
Nell’induismo antico e nel Buddhismo, a reincarnarsi continuamente non è l’individuo egoico ma è l’Essere Unico, la Natura, cosa evidentissima senza fare nessuna ipotesi soprannaturale.
Ognuno di noi è evidentemente una nuova reincarnazione della Natura, come lo sono gli altri animali, le piante e ogni altro elemento naturale. Ma non si tratta di riproposizioni di individui egoici vissuti nel passato con un altro corpo. E’ sempre il Dio-Tutto che si ripropone. Io domani morirò, ma in quello stesso momento e in tanti altri momenti successivi altri esseri umani nasceranno, altri animali, altre piante. Tutte letteralmente “reincarnazioni” della stessa Natura che si era incarnata in me.
Nell’Ebraismo, nella religione dei Sumeri e dei Babilonesi, nell’Antico Egitto, nella religione Greca, non c’era alcuna sopravvivenza dell’ego alla morte.
Per gli antichi Egizi ad esempio, ciò che resta dell’individuo dopo la morte è il Ba, che non è una forma “personale”, non è l’individuo, che può paragonarsi a una goccia staccata dall’Oceano, ma è ciò che Jung chiama il Sé, la goccia che torna all’Oceano.
Cioè il Sé è ciò che siamo veramente, le nostre esperienze individuali che si fondono con quelle dell’intera Anima del Mondo, continuando a esistere come Oceano, non come goccia isolata.
Mentre viviamo nel nostro corpo fisico come goccia temporaneamente incarnata, noi abbiamo l’irripetibile occasione di sperimentare l’esistenza spazio-temporale. Questa sarà occasione di crescita e arricchimento per l’intero Oceano a cui la goccia un giorno tornerà. Sarà un esperimento di Dio.
Questo esperimento, per essere realmente significativo, per potere produrre esperienza realmente “nuova” e non pre-fabbricata, è dotato di libera scelta.
Ciò permette alla singola goccia, durante la propria esistenza, di scoprire sentimenti e emozioni che l’Oceano non aveva mai provato prima.
Ma come effetto collaterale di tale libera scelta, c’è anche la possibilità che la goccia si innamori della sua forma materiale, si identifichi in essa, dando così vita all’Ego. Questo è ciò che hanno sviluppato, unici fra tutte le specie animali, gli esseri umani.
L’Ego fa sviluppare all’anima-goccia gli attaccamenti, e questi consumano tutta l’attenzione dell’anima, che non osserva più e non sperimenta più.
La goccia egoica spreca la sua esistenza, e quando torna all’Oceano, non reca ad esso alcuna nuova reale esperienza.
Quella goccia sarà solo un esperimento fallito di Dio, che comunque non smetterà mai di provare e riprovare ad esistere.
Perché questo è Dio. Oceano che ha continuamente volontà di farsi goccia, Fiume che inonda la Terra per renderla fertile e poi ritirarsi, e poi tornare a inondarla.
Dio è infinita acqua di vita.
L’unico “male” che in esso può vedersi è lo stare-male (mal-essere) di quelle gocce che in virtù del loro libero arbitrio scelgono di sprecare la propria esistenza nella separazione egoica, che ignora le occasioni offerte dall’esistenza.
L’unico vero male è l’indifferenza.
E non è un caso che gli esseri umani riescano a sentirsi più felici da bambini, quando ancora l’ego non è completamente sviluppato, che da adulti.
Nessun bambino è indifferente, e perciò il Cristo comanda ai discepoli che non comprendono: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: – chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso. – E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.”
Quando il bambino, diventando adulto svilupperà pienamente l’ego, svilupperà l’indifferenza, non guarderà più alla vita come un’occasione per ascoltare, osservare, sperimentare.
Questo è l’unico vero male.
Solo chi riuscirà a rimanere, almeno in parte, fanciullo, riuscirà ad evitarlo, e continuerà a tendere mani invece che opporre schiene.

