di Franco Giovi
Una scienza priva d’esperienze è un nulla, un assurdo parto di fantasmi: come gran parte della filosofia contemporanea, che avendo rifiutato la realtà del concetto e dell’idea (e persino l’obiettività percettiva) si riformula in carinerie demenziali come (una per tutte) la proposta di Jean Baudrillard di una “Teoria del simulacro visto come significante senza reale significato”.
Alla medesima visione non sfugge la stravaganza di una “scienza teologica” che ha costruito castelli, o meglio cattedrali, intorno ad un oggetto presupposto e pensato fuori di qualsiasi esperienza. Abbastanza incoerente nel proprio nocciolo da far arricciare l’anima di Ananda Coomaraswami, raffinato cultore dell’intellettualità occidentale ma anche (ancora) abbastanza orientale per sapere che il Divino può essere positivamente sperimentabile oppure è niente.
E, last but not least, alcuni corsi universitari contemporanei, edificati su quattro ombre di rappresentazioni rubate a discipline più serie, senza alcuna relazione logica con il reale, privi di un sano pensiero dialettico (!), rivestiti da centinaia di parole inventate alla bisogna ed equivalenti a suoni vuoti (e a vuoti mentali). Corsi impiegati all’incasso di sostanziose prebende per i docenti, ma anche a disgrazia e danno degli acculturandi d’ultima generazione.
Osservando una prassi sperimentata, è sottoscrivibile il fatto che un gagliardo approfondimento delle forze di pensiero-sentimento-volontà, se volte serenamente e spregiudicatamente alla Scienza dello Spirito, può condurre ad esperienze sufficienti a persuadere l’anima del ricercatore sulla realtà di fatti e mondi supersensibili. Le esperienze in tal senso, inizialmente ancora fortemente soggettive, sono pressoché infinite.
Eppure contengono una comune caratteristica “sovversiva”, in quanto sono tutte, nel carattere, forma e sostanza, diverse ed opposte a quanto viene espresso e divulgato come “spirituale” nei circoli spiritualistici. Se uno ci pensa bene, appare anche del tutto logico l’affiorare di una contrapposizione nella quale persino la terminologia comune diventa ottusa o sbagliata.

