di Chiara Rovigatti
Ci sono Maestri e Maestri: ad ambedue solitamente viene attribuita la lettera iniziale maiuscola, ma impropriamente perchè la differenza fra le 2 categorie è abissale (è proprio il caso di definirla così: figlia dell’Abisso).
I primi sono Figli della Tradizione che portano avanti anche a rischio della incolumità: sono ad esempio i grandi filosofi dell’antichità (Platone, Socrate,…), oppure i Patriarchi biblici che hanno reso testimonianza della Grandezza di nostro Padre.
Sono esseri speciali che hanno tentato di sollevare il velo della cecità per rendere liberi, e non per rafforzare l’attaccamento a questo mondo dell’inconsistenza.
I secondi, sono burattini astrali che magari inconsapevolmente non fanno che radicare negli accoliti la prigionìa tanto che ricorrono spesso agli strumenti che dicono di combattere. Non rendono liberi, il più delle volte ricorrono a metodi cd “alternativi” che non sono altro che il volto multiforme dell’Oscurità.
So bene di cosa parlo, perchè ne ho frequentati un buon numero sul mio percorso, abbandonandoli tutti perchè la Verità non era con loro.
Sono esseri pericolosi per se stessi e per gli altri perchè sono grandi creatori di egregore: egregore di schiavi che, pur magari avvertendo che qualcosa non va, continuano ad alimentare tale contatto. Questi “discepoli” stanno male psichicamente e magari anche fisicamente ma niente, sono sempre lì ad alimentare questo legame in un loop infernale: perchè le egregore sono facilissime da creare, ma quasi impossibili da sciogliere se non si fa un atto deciso di volontà.
Il gancio va tagliato con un bel colpo di spada (ricordiamo il nodo di Gordio) per interrompere un legame che ha tutte le caratteristiche vampiresche delle larve astrali che non mollano l’osso.
È difficile, ma se non lo si fa sono problemi. E anche molto grossi.
In ultimo invito ad osservare l’immagine che accludo, che indica chiaramente come il nodo delle egregore soffochi letteralmente il quadrato dell’intera materia quasi a formare una cisti maligna nel cerchio della perfezione divina. Ma è solo l’obiettivo della decadenza e non la reale Presenza che è sempre perfetta in sè.

