L’AUTOCONTEMPLAZIONE DIVINA

di Andrea Cecchetto

Perché l’Assoluto [l’Uno dei neoplatonici] decide di pensarsi, esistenziando i molteplici esseri manifestati? Perché non è rimasto chiuso in se stesso?

Normalmente, la risposta che si da è: “Lo ha fatto per conoscersi!”; da qui l’idea neoplatonica e mistica di auto-contemplazione divina:

  • […] ricorderemo quel hadith infaticabilmente meditato da tutti i mistici dell’Islam, dove la divinità rivela il segreto della sua passione (il suo pathos): «Ero un Tesoro nascosto, e desideravo essere conosciuto. Allora ho creato le creature allo scopo di essere conosciuto da loro». Per renderlo più fedele al pensiero di Ibn ‘Arabî, tradurremo così: «allo scopo di divenire in loro l’oggetto della mia conoscenza». Questa passione divina, desiderio di rivelarsi e di conoscere se stesso negli esseri che lo conoscono, è il movente di tutta una drammaturgia divina, di una cosmogonia eterna (Henry Corbin; L’immaginazione creatrice. Le radici del sufismo, pp. 100-101).

Ma – ci si chiederà – se esso è ab-solutum, ovverosia “sciolto [libero] da tutto”, perché sente la necessità o il desiderio di conoscersi? Non dovrebbe essere privo di necessità e desideri?

E soprattutto, coincidendo esso con la realtà universale totale [quindi avendo tutto in sé], ed “essendo” la Pura Coscienza, non dovrebbe già conoscersi senza bisogno di far nulla?

Perché, dunque, l’Uno si pensa?

Dalla seguente argomentazione si comprenderà che la dottrina dell’auto-contemplazione divina è da intendersi in senso simbolico. Allora:

  1. Nel passato, l’Assoluto decise di conoscersi, ed iniziò l’auto-contemplazione.
  2. Nel presente, l’Assoluto sta generando molteplici esseri, al fine di conoscere se stesso in loro e attraverso loro.
  3. Nel futuro, l’Assoluto prenderà piena consapevolezza e conoscenza di sé; tutti gli esseri saranno ritornati a lui, nell’unità della sua conoscenza/essenza.

Ora, passato presente e futuro sono modalità del tempo.

L’Assoluto, però, non è vincolato dal tempo, né da nessuna altra condizione. Perciò è ab-solutum. Noi, che siamo nel tempo, possiamo concepire la realtà in potenza [molteplici esseri diversi in divenire] oppure in atto [tutti gli esseri sono tornati all’unità, Dio si è conosciuto tramite loro].

L’Assoluto, però, trascende potenza e atto, così come trascende ogni altra dualità [anche passato futuro]. E quindi conosce se stesso atemporalmente.

Il processo di auto-conoscenza ce lo abbiamo messo noi.

L’auto-contemplazione è quindi un simbolismo.

Questo non significa che è una fantasticheria, ma semplicemente che è il modo più elevato per descrivere con la ragione ciò che la ragione non può cogliere, giacché trascende anch’essa.

Il neoplatonismo sostiene che la realtà è in sé indivisa, ma dal punto di vista gnoseologico distingue l’Uno [la prima ipostasi, l’Assoluto] dallo Spirito o Nous [seconda ipostasi], la quale è, rispetto all’Uno, una sorta di “traboccamento” per eccesso di realtà: è proprio nel Nous che avviene l’auto-contemplazione.

Potremmo dire che l’Uno, essendo la Coscienza stessa, non ha bisogno di prendere coscienza. Quindi, l’Uno rimane in sé, non pensa.

Lo Spirito, invece, deve pensarsi, ovvero conoscersi attraverso una modalità inferiore di auto-conoscenza [inferiore in quanto duale, fondata su conoscente e conosciuto, laddove nell’Uno tale distinzione non c’è], ossia pensandosi.

Ma questa distinzione tra l’Uno ed il Nous è solo una nostra descrizione, che ci serve per giustificare altre realtà oltre all’Assoluto. Parliamo di esseri perché consideriamo noi stessi esseri che esistono fra altri esseri.

Ma non vi sono esseri, non vi sono altre realtà! In verità l’Assoluto è rimasto in sé, giacché ciascuno di quelli che chiamiamo esseri coincide con l’Assoluto tutto intero, considerato in un suo aspetto [non parte] relativo e condizionato.

Insomma, dalla seconda ipostasi in poi è tutto mâyâ, pura apparenza. Soltanto l’Uno-Assoluto [il Brahman] è la realtà vera, indivisa, incondizionata.

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Nell’immagine: i livelli di realtà considerati secondo le due opposte visioni della Processione [dall’Uno al mondo fisico] e del Ritorno [dal mondo fisico all’Uno].

L'AUTOCONTEMPLAZIONE DIVINA
L’AUTOCONTEMPLAZIONE DIVINA

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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