a cura di Giuseppe Aiello
(Abu Hasan al-Nuri e Teresa d’Avila)
Luce López-Baralt, discepola del grande islamologo Asin Palacios, ha scoperto e tradotto dall’arabo il testo del mistico sufi del IX secolo Abu-l-Hasan al-Nuri di Baghdad intitolato “Maqamat al-qulub” (Dimore dei cuori), dove possiamo leggere in uno dei suoi capitoli:
“Devi sapere che Dio ha creato nel cuore del credente sette castelli con recinzioni e mura intorno. Ordinò al credente di rimanere dentro questi castelli, mentre permise a Satana di rimanere fuori, da dove [questi] lo chiama e gli abbaia come un cane.
Il primo castello recintato è di corindone, ed è la conoscenza mistica di Dio;
intorno a esso c’è un castello d’oro, che è la fede in Dio;
intorno a esso c’è un castello d’argento, che è la purezza dell’intenzione nei detti e nella azione;
e intorno a esso c’è un castello di ferro, che è la conformità con il divino beneplacito;
e intorno a esso c’è un castello di bronzo, che è l’esecuzione delle prescrizioni di Dio;
e intorno a esso c’è un castello di allume, che è l’adempimento di i comandamenti di Dio positivi e negativi;
e intorno a esso c’è un castello di fango cotto, che è l’educazione dell’anima sensitiva in ogni azione… “
Le diverse mura del castello simboleggiano gli ostacoli (tentazioni, prove… ) di cui l’anima deve spogliarsi in un processo di purificazione attraverso vari livelli, il cui scopo sarà “estinzione” nella Divinità.
Curiosamente, Il castello interiore (In spagnolo El Castillo Interior) è anche un libro di santa Teresa d’Avila, scritto nel 1577.
La santa utilizza l’allegoria dell’anima come un castello fatto anch’esso di sette dimore.
Il castello interiore descrive quindi un viaggio spirituale, il cui scopo è l’unione d’amore con Dio.

