L’Iran: il grande sconfitto nella guerra dei cercapersone

di Mauro Indelicato

19 Settembre 2024

Le esplosioni a catena tra Libano e Siria non hanno soltanto messo fuori gioco centinaia di combattenti. Occorre infatti anche considerare un effetto collaterale legato alla serie quasi interminabile di deflagrazioni. Un effetto che, molto probabilmente, rappresenta la chiave decisiva per comprendere l’andamento del conflitto nelle prossime settimane. Il riferimento è al morale di chi, almeno in questa fase, sta perdendo il confronto: gli Hezbollah in primis, ma soprattutto l’Iran, il grande sconfitto di questi mesi, impossibilitato al momento a reagire e a ribattere colpo su colpo alle mosse di Israele.

Il contraccolpo psicologico

Il danno prodotto agli avversari da parte dell’intelligence israeliana è pari, se non maggiore, a quello potenzialmente prodotto da un raid dell’aviazione. Lo Stato ebraico ha messo fuori combattimento centinaia di miliziani di Hezbollah senza sparare un colpo, senza far decollare da una delle sue basi i propri aerei militari.

Una situazione del genere, per chi subisce l’azione, a livello psicologico è più che mai deleteria. Vedere i propri miliziani cadere uno dopo l’altro tra le strade di Beirut, mentre sono in fila per la spesa o mentre partecipano a un funerale, per i vertici di Hezbollah vuol dire avere la consapevolezza di una assoluta vulnerabilità. Non c’è infatti combattente della milizia sciita che, ad oggi, può sentirsi al sicuro. Né, tanto meno, possono sentirsi al sicuro complici e alleati.

Oggi chi in Libano, e in parte in Siria, ha dei contatti con il gruppo ha la consapevolezza di essere rintracciabile: se un proprio oggetto elettronico salta in aria, viene resa palese la collaborazione con Hezbollah. E poi, ovviamente, c’è l’elemento della sicurezza: nessuno può dirsi al sicuro e non per dei raid mirati da parte dell’aviazione nemica, bensì perché in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo un qualsiasi oggetto elettronico tra le mani potrebbe saltare in aria.

La consapevolezza del divario tecnologico

C’è poi un altro aspetto da valutare e questo, prima ancora dei vertici di Hezbollah, riguarda l’Iran. La Repubblica Islamica negli ultimi decenni ha dirottato verso la Difesa ingenti quantità di denaro. Gli ayatollah hanno scelto la via del potenziamento militare per tenere alto il confronto con Israele. A Teheran nessuno si è mai illuso di pareggiare il divario tecnologico con Tel Aviv, ma al tempo stesso in pochi avrebbero pensato nel 2024 di assistere a una disfatta dopo l’altra.

Gli investimenti sul nucleare e sulla sicurezza, oggi appaiono superflui alla luce degli ultimi fatti. L’Iran da anni subisce operazioni dell’intelligence dello Stato ebraico nel proprio territorio, non ultimo anche l’azione che ha portato all’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, proprio a Teheran. La risposta però è stata piuttosto debole: il raid di aprile ha fatto spendere un miliardo di dollari a Israele per la difesa, ma non ha sortito alcun effetto ed è apparso più che altro dimostrativo.

Dopo la morte di Haniyeh, la dirigenza iraniana ha promesso ritorsioni mai arrivate. E adesso, con lo scoppio in simultanea dei cercapersone degli alleati sciiti in Libano, la Repubblica Islamica può toccare con mano l’enorme divario tecnologico con Israele. Non solo, ma in molti a Teheran iniziano ad avere la sensazione che questo divario sia non solo importante ma addirittura incolmabile.

Tratto da: Inside Over

L’Iran: il grande sconfitto nella guerra dei cercapersone
L’Iran: il grande sconfitto nella guerra dei cercapersone

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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