di Zela Satti
12 Ottobre 2024
La gestione dei rapporti con Israele, in particolare con il governo di Benjamin Netanyahu, ha sollevato gravi interrogativi sulla capacità dell’Europa, e dell’Italia in particolare, di difendere la propria dignità e i propri interessi.
La reazione agli attacchi dell’esercito israeliano (IDF) contro le forze dell’UNIFIL, la missione di pace delle Nazioni Unite nel Sud del Libano, in cui partecipano oltre mille soldati italiani, è la cartina di tornasole di tutto ciò.
UNIFIL sotto attacco: una chiara violazione ma l’Europa balbetta
L’aggressione israeliana contro l’UNIFIL non è un fatto isolato. Questi attacchi rappresentano una violazione chiara del diritto internazionale e umanitario. Eppure, nonostante questa flagrante provocazione, le risposte dell’Unione Europea e delle cancellerie occidentali sono state timide, a dir poco.
Dichiarazioni formali, come quella del portavoce della politica estera dell’UE, Peter Stano, che ha condannato l’aggressione come violazione del diritto internazionale, sembrano non aver avuto alcun impatto su Israele. Anche perchè i ‘pezzi grossi’, von der Leyen, Metzola, Kallas, si sono ben guardate dal dire qualcosa.
È difficile immaginare che tali parole abbiano scosso Netanyahu o il suo governo, che ha continuato nella sua politica di aggressione senza apparenti conseguenze significative.
Ma ciò che è ancora più preoccupante è il silenzio o la risposta tardiva da parte dei leader europei, che, invece di prendere una posizione ferma, hanno optato per una linea di condotta che denota sudditanza alle strategie statunitensi in Medio Oriente.
La questione è stata sollevata pubblicamente solo dopo che gli attacchi hanno ferito gravemente i soldati europei.
Un silenzio che diventa complicità
Il vero scandalo, però, non si limita agli attacchi contro l’UNIFIL. L’atteggiamento remissivo dell’Europa e dell’Italia si estende a tutta la politica nei confronti di Israele, un paese che continua a operare impunemente nella regione, violando sistematicamente il diritto umanitario e compiendo crimini di guerra, come sottolineato anche dalla Corte Penale Internazionale.
Le cifre parlano chiaro: 42.000 civili palestinesi uccisi nella caccia ai terroristi di Hamas, 800 morti solo nell’ultimo anno in Cisgiordania e oltre 2.000 libanesi uccisi nello stesso periodo.
Tuttavia, queste atrocità sembrano passare inosservate o, peggio ancora, giustificate con il mantra del “diritto di difesa” che Israele ha reso una copertura per qualsiasi azione, per quanto brutale essa sia.
L’Europa, come evidenziato dall’episodio UNIFILl, si è dimostrata una “bella addormentata della politica internazionale”, incapace di agire con fermezza e determinazione di fronte agli abusi israeliani.
La sua voce debole e i gesti diplomatici minimali suggeriscono una mancanza di volontà politica di confrontarsi con Israele, che gode di un’indiscutibile impunità grazie anche alla copertura diplomatica fornita dagli Stati Uniti.
Un’Europa umiliata, un’Italia in bilico
In questo contesto, la partecipazione italiana alla missione UNIFIL diventa un simbolo della sua vulnerabilità politica. L’Italia ha investito risorse significative nella missione, sia in termini di uomini che di mezzi.
, come dimostrano gli attacchi israeliani, questa partecipazione rischia di essere derisa se l’Italia non è in grado di difendere la missione stessa. Il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto, ha recentemente dichiarato che “non si possono prendere ordini da Netanyahu”.
Questo segnale di fermezza, anche se tardivo, rappresenta un timido tentativo di recuperare una porzione della dignità nazionale che negli anni è stata erosa da una politica estera remissiva.
L’Europa, e in particolare l’Italia, si trovano dunque a un bivio: continuare a subire umiliazioni o rialzare la testa e affermare la propria indipendenza diplomatica e politica.
L’attacco all’UNIFIL non è solo un attacco a una missione di pace, ma un’offesa diretta all’Onu e, di conseguenza, a tutti i Paesi coinvolti, compresa l’Italia.
Permettere che queste azioni restino impunite significherebbe legittimare ulteriormente l’arroganza di Israele e la sua violazione sistematica delle norme internazionali.
La necessità di un cambio di rotta
L’aggressione israeliana contro l’UNIFIL è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che evidenziano la difficoltà dell’Europa a gestire in modo autonomo le sue relazioni internazionali, soprattutto quando in gioco c’è Israele.
Il rischio è che, nonostante le dichiarazioni di condanna, l’Europa continui a essere percepita come debole e irrilevante, incapace di difendere i propri valori e interessi.
Un cambio di rotta è necessario. Non si tratta solo di difendere i caschi blu dell’UNIFIL o di tutelare il diritto internazionale. Si tratta di riaffermare la dignità e l’autonomia dell’Europa e dell’Italia in uno scenario geopolitico sempre più complesso.
L’indignazione tardiva non è sufficiente: serve una politica estera coraggiosa e determinata, che non ceda alle pressioni esterne e che sappia difendere gli interessi nazionali e internazionali senza compromessi.
Tratto da: KulturJam

