a cura di Giovanni De Medici
Ho nostalgia di gente del mio stampo,
Non sono solo, lo so, son circondato da volti amici,
Ma ho nostalgia di gente del mio stampo.
(…)
Dalla stirpe dell’anima mia,
Poiché ho nostalgia di gente del mio stampo
E il volgo non mi tocca.
Ho nostalgia
Di gente del mio stampo che sa e sente
E respira il bello e l’arte.
Ansioso cerco congeneri di spirito
E li trovo soltanto nelle ombre
(…)
Eppure, ho nostalgia di gente del mio stampo
E incontrare vorrei i miei consimili
In carne ed ossa portatori del segreto.
Tutti coloro che con rara mestizia
Pur spezzando il mondo, a tutti sono benigni,
Miei compagni, conosco la gloria
Di chi spazia libero, ma voi per lo più
Vi nascondete come me
Solo di quando in quando avvampando
Per amore, speranza, bellezza o potere,
Tornando poi a covare nel dormiveglia,
E non ci sfiorano gli echi del mondo
Oh, miei compagni: da alcuni ci separano mari
Vinacei e blu zaffiro sotto gli strali d’argento
Del sole e della spuma spezzata dalle prore;
Altri son accerchiati dai colli,
Dalle colline a oriente, mentre noi qui
Siamo presi dall’umida pianura.
Non di meno l’anima mia canta “Su!” e siamo uniti
Sì tu, e Tu, e tu, e tutta la mia stirpe
Sempre cara al mio petto abbraccio,
Perché vi amo come vento gli alberi
Che ha cura dei petali e delle foglie
E incita il canto fra i rami
Che senza di lui, tremuli, sarebbero ombre
Mute ove nessun uccello sussurrerebbe di come
“Più oltre, oltre, oltre c’è…..”
(Ezra Pound)

