di Lelio Antonio Deganutti
11 Dicembre 2024
Pietro De Franceschi (1883-1871) ministro di grazia e giustizia del governo Mussolini nel 1929, è poco ricordato in ambiente accademico per il suo contributo intellettuale ed umano allo studio della civiltà dei nostri antenati: i Romani.
Nel suo libro ‘’Spirito della civiltà romana- ne ignorent semina matrem’’ descrive in maniera semplice ma profonda i valori che hanno fatto grande la nostra storia, dai quali possiamo ricavare delle ‘’linee guida’’ per il presente ed il futuro sempre più incerto.
La base di Roma , a parte una specifica ritualità primigenia operante in special modo nell’epoca Monarchica, era ( io direi è , in quanto Roma ha una valenza eterna) costituita dalla fides intesa come lealtà che loro contrapponevano alla malafede greca (i greci erano dediti agli stratagemmi, termine questo assente nel lessico latino) e punica. Non era un caso che sul Campidoglio era presente un tempio dedicato alla fides accanto a quello di Giove Optimo Massimo.
La dignitas intesa non alla maniera protestante/moralistica ,e quindi arida ed asettica, ma come Cicerone affermava nel ‘’de officiis’’ era quel senso di gravità e di grandezza che animava l’anima Romana come un fuoco espansivo ed ardente di conquista del sè. Basti osservare anche la dimensione architettonica di Roma, esempio plastico di Dignitas atemporale.
La Pietas intesa come devozione in primis verso gli Dei, reggenti sostanziali del destino dell’Urbe e del Imperium. Verso lo Stato , vero ordinatore e unificatore delle molteplici istanze nel nome sacro di Roma. Verso la Famiglia ( e degli antenati) la cui integrità rappresentava l’integrità dello Stato. Un esempio di Pietas fu Enea che riusci’ a trarre in salvo i simulacri degli Dei e la famiglia della fiamme di Troia.
Le sorti di Roma sono state fauste fino a che l’aderenza ai valori sopra descritti, nucleo del cosiddetto Mos Maiorum, fu rispettata e il fuoco di Vesta fu da essi vivificato. Valori semplici ed essenziali ma nello stesso tempo efficaci ed efficienti nell’intento di costruire ed edificare qualcosa di duraturo. In una società trans umana come quella attuale, fatta di orpelli e di cose non essenziali, sarebbe opportuno ritornare a questa nettezza valoriale e a un rinnovato atteggiamento interiore,tipici della nostra gens italica.
Tratto da: Nuovo Giornale Nazionale

