ALCUNE RIFLESSIONI CORANICHE SU MARYAM

a cura di Giuseppe Aiello

«Se la tua anima è abbastanza pura e colma d’amore, essa diventa come Maria: genera il Messia».

«Il corpo assomiglia a Maria, e ciascuno possiede in sé un Gesù»

Jalāl ad-dīn Rūmī

Il Corano ci dice che Maria concepì il bambino Gesù e si appartò in un luogo lontano (v. 22).

È significativo che la narrazione inizi con questo gesto di Maria che si apparta, si allontana: “Se ne va in un luogo lontano, in un luogo deserto” (9, 23).

L’anima, fecondata da soffio divino, si allontana dalla realtà ordinaria in cerca di senso, in cerca del proprio senso.

Questo “andare nel deserto” è un segno profondo, spirituale, poiché il deserto è il luogo del silenzio, della solitudine, il luogo in cui si ascolta la Parola di Dio (si pensi alla tradizione biblica con Israele per quarant’anni nel deserto, alle tentazioni di Gesù nel deserto per quaranta giorni, a Giovanni Battista che è voce di uno che grida nel deserto). Il deserto è in sostanza luogo di rinascita, di rivelazione, il luogo in cui “concepire” la Parola di Dio, dargli ascolto e spazio nella vita.

Le doglie del parto la spinsero vicino al tronco di una palma. “Oh”, disse, “fossi morta prima! Fossi una cosa dimenticata, del tutto dimenticata!”. La chiamò allora una voce di sotto la palma: “Non rattristarti! Il tuo Signore ha fatto sgorgare un ruscello ai tuoi piedi. Scuoti verso di te il tronco della palma, e questa farà cadere su te datteri freschi e maturi. Mangiane dunque, bevi e consolati! E se vedi qualcuno digli: “In verità, ho fatto voto al Clemente di digiunare, e non parlerò oggi con nessun uomo””. (23-26)

Per il Corano è un parto doloroso (ci sono le doglie). Maria, sopraffatta dal dolore, si perde d’animo al punto di desiderare la morte.

Uscire dall’illusione della vita ordinaria e incamminarsi sulla Via è infatti doloroso: tante sono le rinunce e gli ostacoli. E vi sono momenti in cui l’anima individuale – ancora priva della luce dell’intelletto, ancora in nuce – si sente persa, priva di senso e di speranza.

È a questo punto – nel punto di maggiore disperazione – che però arriva la “folgore” della misericordia di Dio. Ecco quindi che una voce irrompe nella scena, la voce del figlio appena nato, l’intuizione intellettuale – “Non rattristarti!”: l’albero cosmico le dona i suoi frutti, l’acqua di vita sgorga ai suoi piedi.

In questi elementi fortemente simbolici – l’albero (cosmico) e il ruscello (l’acqua di vita) – possiamo trovare un collegamento con la letteratura cristiana “apocrifa”, gli scritti non canonici del Nuovo Testamento, in cui ci viene riferito di un episodio quasi analogo con protagonista il Bambino Gesù che per rifocillare la madre ordina a un albero di palma di offrire i suoi frutti e fa scaturire dalle sue radici un ruscello.

Così scrive il Vangelo dello Pseudo Matteo:

“Allora il bambino Gesù, che riposava con viso sereno sul grembo di sua madre, disse alla palma: “Albero, piega i tuoi rami e ristora mia mamma con il tuo frutto”. […] Apri con le tue radici la vena di acqua che si è nascosta nella terra, affinché da essa fluiscano acque a nostra sazietà” (cap. 20).

Il neonato/intelletto interviene a consolare la madre/anima, a sfamarla, e si dimostra per lei quello che sarà per tutti, ossia nutrimento e speranza.

Il terzo punto è il digiuno: il rapporto con il mondo materiale non sarà più lo stesso, l’anima non sarà più ingorda di emozioni fuggevoli e beni effimeri.

Il quarto è voto di silenzio che il bambino chiede alla madre. Non solo perchè la scienza ottenuta attraverso l’intuizione intellettuale è di fatto incomunicabile (da cui il silenzio iniziatico), ma anche perchè sarà il bambino/intelletto a difendere la madre/anima dalle accuse dei membri della sua comunità, perchè lui è la Parola, contro la quale qualsiasi opinione o elucubrazione umana nulla può. Il primo miracolo di Gesù sono le sue parole a difesa della madre Maria. Egli è segno della misericordiosa assistenza di Dio; conferma la madre del Profeta Gesù nella sua consacrazione al servizio di Dio, esortandola al silenzio. Maria è la donna silenziosa nutrita da Dio.

L’anima silenziosa nutrita e difesa dall’intelletto.

Ignazio di Antiochia ad esempio dirà che Cristo è “la Parola che procede dal silenzio”. Non si tratta semplicemente dell’astenersi dal parlare o dell’assenza di rumori, ma del silenzio del Cuore, quella dimensione che ci restituisce a noi stessi, ci pone sul piano dell’essere, di fronte all’essenziale. “Il silenzioso diventa fonte di grazia per chi ascolta” (San Basilio).

“Tornò dai suoi portando [il bambino]. Dissero: «O Maria, hai commesso un abominio! O sorella di Aronne, tuo padre non era un empio, né tua madre una libertina!». Maria indicò loro [il bambino]. Dissero: «Come potremmo parlare con un infante nella culla?» – [ma Gesù miracolosamente] disse: «In verità sono un servo di Dio: mi ha dato la Scrittura, ha fatto di me un Profeta e mi ha benedetto ovunque sia; mi ha imposto l’orazione e la decima finché avrò vita, e la bontà verso colei che mi ha generato. Non mi ha fatto né violento né miserabile. Pace su di me il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morrò e il Giorno in cui sarò resuscitato a nuova vita!». Questo è Gesù, figlio di Maria, Parola di Verità della quale essi dubitano.” (Sura di Maria 27-34).

Secondo l’Islam, la profezia di Gesù si pone in continuità con quella di Abramo e Mose e degli a altri profeti, e sarà confermata e “sigillata” da Muhammad.

ALCUNE RIFLESSIONI CORANICHE SU MARYAM
ALCUNE RIFLESSIONI CORANICHE SU MARYAM

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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