IL MESSIANISMO AMERICANO

di Claudio Pirillo

Da quando il Mayflower partì da Plymouth il 16 settembre 1620, per approdare sulle coste americane del New England il successivo 19 novembre, i c.d. Padri Pellegrini presentirono una qual certa “missione” affidata loro direttamente da Dio. In ciò, i protestanti puritani, i cristiani cattolici del IV secolo e gli israeliti di ogni tempo, non hanno mai smesso di darsele di buona ragione per affermare il loro “diritto di primogenitura” sul contatto privilegiato ed esclusivo di Dio con loro. Questione non da poco, perché da qualunque punto di vista si osservi, per almeno XV secoli, l’Europa e le regioni mediorientali e caspiche sono state interessate da guerre di religione e scontri di civiltà, proprio per questa “primogenitura”. In parte, tali scontri durano ancora oggi. Ma, torniamo all’argomento. Solo due giorni dopo lo sbarco in New England, quindi il 21 novembre, i pellegrini e i passeggeri del Mayflower firmano fra loro un patto nel quale, oltre a una generica dichiarazione di fedeltà al re d’Inghilterra (Giacomo I; come re di Scozia, Giacomo VI), si impegnano a costruire la colonia di New Plymouth etc etc. Orbene, si può fare risalire senz’altro a questo periodo l’inizio della “forma mentis” americana – protestante, che porterà a compimento quanto cominciato da Zwingli e Calvino: cioè quell’Etica protestante che costituirà lo Spirito del Capitalismo e della sua missione “salvifica” (si veda Weber). Tale Capitalismo religioso sarà uno degli elementi che tutt’ora perdura, in quanto pervasivo, ormai codificato nel DNA nordamericano, per il quale negli USA non si è mai avuto una rilevante influenza socialista (Sombart). Americani (anglosassoni in maggioranza – Inglesi, Irlandesi, Scozzesi, Tedeschi-) e americanismo che in effetti, con il loro protestantesimo maggioritario – pur con notevoli presenze cattoliche, ma comunque “patriottico” -, nel mentre stigmatizzavano i deicidi giudei, avocavano a loro stesso quel rapporto privilegiato con Dio così tipico degli israeliti. In ciò, però, va riconosciuta la “colpa” primigenia del cristianesimo di Nicea (I e II), Costantinopoli I, Efeso, Calcedonia, fino ad almeno quello di Trento (periodo 325 -1545): nel pretendere e nell’imporsi come VERO ISRAELE ( si vedano, per esempio, le dichiarazioni di Ambrogio, nel IV secolo), il cristianesimo ha trascinato questa sua volontà in tutte le proprie confessioni. Ma veniamo a tempi a noi più vicini. Nel suo “TRE ASPETTI DEL PROBLEMA EBRAICO” (1935), Julius Evola tratteggiava le dimensioni religiose, culturali e finanziarie caratterizzanti la visione del mondo in seno ai popoli semiti e, in particolar modo, all’interno dell’ebraismo. Evola confrontava tali livelli con i modelli delle civiltà ariane e – in conseguenza – operare l’analisi della individuata decadenza (in ordine ai valori di riferimento) delle medesime civiltà ariane. . Per ognuno degli aspetti esaminati, Evola concludeva non per un coinvolgimento diretto – complottista – ovvero organizzativo a carico degli ebrei, nel processo di degenerazione e allontanamento dalla Tradizione, dei popoli ariani. Semmai, scriveva Evola, gli Ebrei vi avevano svolto – lungo i secoli, dall’epoca dei veggenti e dei re-sacerdoti fino ad arrivare all’Illuminismo e alle deviazioni e di circoli esoterici – soltanto un ruolo che, per quanto impulsante e determinante, trasformativo-degenerativo, non era il solo elemento: i popoli ariani decaduti aveva accettato tale “ebraizzazione”, al punto da diventarne complici. Insomma, gli ebrei avrebbero soltanto – attraverso la loro dispersione – penetrato le culture non ebraiche, arrivando a modificarle, in base alle loro Scritture sacre – che affidavano agli israeliti le ricchezze dei goyim. Oggi, come ormai constatato e affermato dagli osservatori di cultura e tendenza più disparata, ebrei compresi, la potenza nordamericana è praticamente “puro ebraismo distillato”: anglosassoni ariani ebraizzati e sionisti ed ebrei sionisti, sono i soli proprietari di Banche, Tecnologia dell’informazione, enti culturali. Essi mantengono intatto lo spirito messianico protestante-ebraico (il protestantesimo, come altri cristiani, nel mentre contestava l’ebraismo in realtà ne assumeva le funzioni) che assegna all’autoproclamato “popolo eletto” il domino del mondo. A tale “compito” non rinuncia il neo eletto 47esimo presidente degli Stati Uniti, Trump (di origine tedesca per parte di padre [vero cognome Drumpf], scozzese da parte di madre, emigrati negli USA nel 1885), il cui messianismo non è certo un mistero: lui stesso ha dichiarato più volte che Dio lo ha investito della missione di rendere l’America grande; che Dio stesso gli ha salvato la vita, negli attentati subiti, perché potesse compiere la sua missione. Una missione, per come da lui percepita, che lo ha condotto a dichiarare, nel discorso di insediamento – ma anche prima – che gli USA cominceranno il loro grande programma occupando la Groenlandia e il Canada e si riprenderanno il canale di Panama. Inoltre, nella recente visita di Netanyahu, Trump ha dichiarato che gli USA interverranno a Gaza, trasferiranno tutti i palestinesi da qualche altra parte (per esempio Arabia Saudita, secondo Netanyahu) e trasformeranno Gaza nella spiaggia dei vip israeliti. Ora, se esaminiamo il messianismo israelita e trumpiano sotto i profili psicologici e psichiatrici, non possiamo che affermare che siamo in presenza di personalità disturbate da manìa e tratti comportamentali schizofrenici. L’egocentrismo diventa in loro l’ego del mondo, nel mentre il delirium omnipotentiae li conduce a considerare il resto dell’umanità come inutile ovvero utile soltanto se obbediente alla loro volontà patologica di suprematismo (pericolosamente giustificato, fra l’altro, dalle convinzioni religiose e dalla loro diretta connessione con Dio). La dichiarazione classica di avere Dio al fianco, che consente e giustifica il genocidio di intere popoli, è uno degli elementi che più dovrebbero muovere gli esperti a considerare le personalità di Trump (e l’americanismo in genere: gli altri presidenti americani sono stati quasi tutti sulla stessa linea di convinzione) e di Netanyahu (a posteriori, anche personaggi come Ben Gurion, Golda Meyr, Rabin etc.) come psico-patologiche. Qualunque paese “normale” dovrebbe isolare drasticamente simili folli personalità e prendere rimedio a livello internazionale.

IL MESSIANISMO AMERICANO
IL MESSIANISMO AMERICANO

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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