a cura di Andrea Cecchetto
[…] il cristianesimo […] sembra aver perso un poco di vista il carattere simbolico della croce, per ritenerla ormai soltanto un segno di un evento storico; in realtà, questi due modi di vedere non si escludono affatto, anzi il secondo non è, in certo modo, che una conseguenza del primo […]. In effetti, si è troppo spesso inclini a pensare che l’ammissione di un senso simbolico debba implicare il rifiuto del senso letterale o storico; un’opinione del genere deriva soltanto dall’ignoranza di quella legge di corrispondenza che è il fondamento di ogni simbolismo e in virtù della quale ciascuna cosa, procedendo essenzialmente da un principio metafisico da cui trae tutta la sua realtà, traduce o esprime questo principio a suo modo e secondo il suo ordine di esistenza, sicché da un ordine all’altro tutte le cose si concatenano e si corrispondono per concorrere all’armonia universale e totale, la quale, nella molteplicità della manifestazione, è come un riflesso della stessa unità principiale. È per questo che le leggi di un ordine inferiore possono sempre essere prese a simbolo delle realtà di un ambito superiore, in cui esse hanno la loro ragione profonda, che è al tempo stesso il loro principio e il loro fine; […] al di fuori della loro dipendenza dai princìpi metafisici, tutte le cose non sarebbero che un puro nulla […]. Un’altra conseguenza della legge di corrispondenza è la pluralità dei sensi inclusi in ogni simbolo […]. I molteplici sensi simbolici gerarchicamente sovrapposti non si escludono affatto l’un l’altro, così come non escludono il senso letterale; anzi, essi concordano perfettamente tra loro, in quanto in realtà esprimono le applicazioni di uno stesso principio a ordini diversi […]. È questo d’altronde che fa del simbolismo un linguaggio molto meno limitato del linguaggio ordinario (René Guénon; Il simbolismo della croce, pp.15-17).

