di Marwa Osman
1 marzo 2025
Lo spettacolo della visita di Volodymyr Zelensky allo Studio Ovale non è stato solo un imbarazzo diplomatico, è stata una brutale verifica della realtà dell’ordine mondiale che ha dominato per decenni.
L’Occidente, che un tempo mascherava le sue richieste imperialistiche con il linguaggio della “libertà” e della “democrazia”, ha finalmente abbandonato l’ultima maschera.
Trump non si è nemmeno preoccupato di fingere. Ha chiarito: l’Ucraina è una merce di scambio, non un alleato.
Questo è l’inevitabile destino di coloro che affidano la propria sopravvivenza nelle mani di un impero in declino.
Zelensky è stato sbandierato come leader di una guerra sostenuta dall’Occidente, solo per essere scartato nel momento in cui la sua utilità è venuta meno. L’arroganza dell’eccezionalismo americano è sempre dipesa da illusioni attentamente elaborate, ma Trump, nel suo rozzo stile transazionale, ha smascherato il gioco per quello che è.
Le conseguenze di questo momento si ripercuoteranno ben oltre Kiev o Washington. Il mondo è già diviso tra coloro che si aggrappano al sistema unipolare in rovina e coloro che stanno forgiando una nuova realtà multipolare. Questa frattura si allargherà. Le alleanze si rafforzeranno. E mentre la disperazione alimenta decisioni sconsiderate, il mondo si avvicina sempre di più a quella che potrebbe essere l’ultima grande guerra della nostra era.
Quando la storia guarderà indietro a questo momento, non vedrà solo la vergogna di Zelensky, ma anche i segni inequivocabili di un impero alle sue ultime battute di morte, disposto a bruciare tutto prima di accettare il proprio declino.

