a cura di Etna Da Roma
C’era una volta, in una remota regione del Maghreb, un vecchio sufi di nome Ali.
Ali, con la sua lunga barba bianca e gli occhi scintillanti, incarnava la saggezza e la pace interiore. Trascorreva le sue giornate meditando in riva al mare, contemplando le onde e la bellezza del creato.
Una mattina, mentre il sole sorgeva all’orizzonte, una giovane pescatrice di nome Leila gli si avvicinò. Aveva sentito parlare della saggezza di Ali e sperava che potesse aiutarla a comprendere un sogno inquietante che aveva fatto.
«O saggio Ali», disse, «ho sognato che il mare mi stava inghiottendo e, nonostante i miei sforzi, non riuscivo a nuotare fino alla superficie. Cosa significa questo sogno?»
Ali chiuse gli occhi per un attimo, ascoltando la brezza marina come se gli sussurrasse la risposta. Poi aprì gli occhi e sorrise dolcemente a Leila.
«Il mare è il simbolo dell’anima», rispose. «È vasto, misterioso e a volte spaventoso. Il tuo sogno ti invita a sottometterti alla volontà divina, a praticare il “tawakkul”, la fiducia in Allah.»
Leila aggrottò la fronte, incerta. «Ma come posso fidarmi quando mi sento così impotente?»
Ali, sempre paziente, le rispose con una parabola. «Immagina, Leila”, disse, «una foglia che galleggia sull’acqua. Non resiste alla corrente, ma si lascia trasportare, fiduciosa, perché sa che l’acqua la guiderà dove deve andare. Il Profeta Muhammad disse: “Se riponi la tua fiducia in Allah come dovresti, Lui provvederà a te come provvede a un uccello che parte al mattino con lo stomaco vuoto e torna alla sera con lo stomaco pieno”».
Leila, pensando a queste parole disse: «Ma cosa devo fare per raggiungere questa sicurezza?»
Ali rispose con una citazione della grande sapiente sufi, Rabi’a al-‘Adawiyya: “Non fare affidamento sulla tua forza, ma abbandonati completamente alla protezione del tuo Signore. Perché Lui è Colui che provvede a tutto”. Pratica il “dhikr” (il ricordo di Allah attraverso formule ripetute molte volte), aggiunse. Invoca spesso il nome di Allah e il tuo cuore sarà colmo di questa fiducia. Come è detto nel Corano: ”Coloro che credono e i cui cuori trovano riposo nel ricordo di Allah. Non è forse tramite il ricordo di Allah che i cuori trovano tranquillità?” (Sura 13, v. 28)».
La giovane pescatrice ascoltava attentamente e i suoi timori si attenuavano gradualmente. Ringraziò il vecchio sufi e tornò al suo villaggio, meditando sulle sue parole.
Con il passare dei giorni, Leila cominciò a integrare il “tawakkul” nella sua vita quotidiana. Ogni mattina, mentre andava a pescare, recitava le preghiere e si ricordava che il mare, con tutte le sue incertezze, era nelle mani di Allah.
A poco a poco, sentì una pace interiore invaderla e anche nei giorni in cui la pesca era scarsa, rimaneva serena.
Una sera, mentre osservava il sole tramontare sul mare, comprese appieno la lezione del vecchio sufi.
La fiducia in Allah non era una mera accettazione passiva, ma un abbandono attivo e amorevole alla Sua infinita saggezza.
E così, attraverso le parole di Ali e la bellezza della creazione divina, Leila imparò che il vero “tawakkul” era vedere la mano di Allah in ogni onda del mare e in ogni alito di vento, sapendo che tutto era in ordine, perfettamente orchestrato dal volere divino.

