di Cristina Turelli
C’è un trend che mi lascia perplessa.
𝙎𝙚𝙨𝙨𝙪𝙖𝙡𝙞𝙯𝙯𝙖𝙧𝙚 𝙡𝙖 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩𝙪𝙖𝙡𝙞𝙩𝙖̀
Pratiche kundalini che sembrano coreografie porno, respiri estatici che imitano orgasmi, performance che si dicono “sacre” ma sembrano più un palcoscenico dell’ego.
La libertà spirituale è 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 altro.
È saper ascoltare il corpo nei suoi silenzi, nelle sue ferite.
È riconoscere l’energia sessuale come forza vitale, sì, ma senza darla in pasto ai porci.
È attraversare le ombre, non usarle per farsi applausi.
𝙀̀’ 𝙨𝙤𝙥𝙧𝙖𝙩𝙩𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙨𝙚𝙣𝙩𝙞𝙧𝙨𝙞 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙞 𝙙𝙞 𝙣𝙤𝙣 𝙤𝙢𝙤𝙡𝙤𝙜𝙖𝙧𝙨𝙞 𝙖𝙡 “𝙩𝙧𝙚𝙣𝙙 𝙙𝙞 𝙢𝙖𝙨𝙨𝙖” Perché sta passando il messaggio che se non squirti sei handicappata. Se sei monogama e pudica sei un ciocco di legno. Se non ti spalmi in faccia il mestruo non sei selvaggia.
Mi chiedo: stiamo davvero guarendo, o stiamo solo recitando un’altra parte?
Stiamo onorando il corpo come tempio, o lo stiamo ancora mercificando, solo con un nuovo copione? Una nuova maschera.
Mi si dirà che “𝘦̀ 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢̀, 𝘦̀ 𝘦𝘴𝘱𝘳𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘦̀ 𝘢𝘳𝘵𝘦, 𝘦̀ 𝘤𝘰𝘯𝘯𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘭 𝘴𝘦𝘭𝘷𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘪𝘰𝘳𝘦”.
Ah sì? Al selvaggio?
Anche cacare liberamente nei prati è selvaggio, anzi, forse la cosa più selvatica che esista, perché non vi filmate mentre fate la cacca? Non siamo così fighe mentre cachiamo vero? Dai.
Sesso, cacca, soldi, morte. I quattro più grandi tabù!
“l’energia sessuale è un’energia potente e bisogna imparare a usarla”. 𝗦𝗼𝗻𝗼 𝗱’𝗮𝗰𝗰𝗼𝗿𝗱𝗼, 𝗺𝗮 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗼, 𝗺𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗲. E sopratutto A CHI. 𝗟’𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗹𝗽𝗶𝘀𝗰𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗲. 𝗥𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗮𝘁𝗲𝘃𝗲𝗹𝗼.
Mi si dirà che “𝘴𝘦 𝘵𝘪 𝘪𝘯𝘧𝘢𝘴𝘵𝘪𝘥𝘪𝘴𝘤𝘦, 𝘦̀ 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘩𝘢𝘪 𝘶𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘣𝘭𝘦𝘮𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘴𝘦𝘴𝘴𝘶𝘢𝘭𝘪𝘵𝘢̀”
Spoiler: no. Manco po’ ‘u cazz! Fidati.
Sessualità e spiritualità sono sorelle, sì.
Ma non sono sinonimi. C’è un modo sacro, 𝗶𝗻𝘁𝗶𝗺𝗼, misterioso di viverle entrambe — e poi c’è lo show.
Perché non tutto ciò che si spoglia ci libera.
Tranne….la cacca, quella è una grande liberazione.

