di Gabriele Lungo
6 Aprile 2025
Il 7 Shawwal ricorre il martirio e la dipartita (عرس) di uno dei grandi eroi dell’èpos Islamico dell’epoca dei pii Antenati, il valente Leone di Dio (أسد الله) Hamza, figlio di ‘Abd al-Muttalib.
Zio paterno del Profeta Muhammad ﷺ, famoso fra le Tribù Coreiscite per la sua possente forza fisica, il suo grande coraggio e le sue superiori doti guerriere e venatorie, un giorno facendo ritorno da una battuta di caccia assistette alle angherie impunemente inflitte dai pagani a suo nipote Muhammad ﷺ, in odio alla Rivelazione monoteista di cui era Latore ﷺ: al Profeta ﷺ era stato infatti prescritto in quel frangente di sopportare pazientemente, senza difendersi dalle violenze subìte. A quella vista, Hamza depose allora l’arco, si erse in tutta la sua imponenza dinanzi agli aguzzini ed esclamò, per fede e lealtà: “Insultate Muhammad ﷺ mentre io ho abbracciato la sua Rivelazione e creduto in ciò che professa? Rispondetemi, se ne avete il coraggio!”.
Assicurò la protezione del Profeta ﷺ dai suoi persecutori, emigrò con lui a Medina, condusse vittoriosamente i guerrieri di Badr e fu onorato col martirio durante la battaglia di Uhud – dove i nemici pagani, in odio al suo valore, prima assoldarono appositamente un sicario per ucciderlo, poi ne smembrarono il corpo e infine ne mangiarono le carni: ciò non fece d’altronde che innalzarne il rango e la memoria, manifestando con ancor maggiore chiarezza la radicale differenza fra la nascente civiltà dell’Islam – cavallerescamente rispettosa della vita e della morte – e la morente società dell’idolatria del sangue e del denaro. Il Profeta ﷺ avrebbe poi attestato solennemente: “Il Principe dei Martiri – per valore, coraggio e lealtà – è Hamza, figlio di ‘Abd al-Muttalib”.

