di Daniel Santoro
La stella fissa è bella, radiosa e calma; respira i profumi celesti e guarda con amore le sue sorelle;
vestita con il suo splendido vestito e la fronte ornata di diamanti, lei sorride cantando il suo
canto del mattino e della sera; goditi un riposo eterno che nulla potrebbe disturbare, e cammina
solennemente, senza lasciare il luogo che gli viene determinato tra le sentinelle della luce.
Tuttavia, la cometa errante, tutta insanguinata e disgraziata, si spinge dalle profondità del cielo;
Si precipita attraverso le sfere tranquille, come un’auto da guerra tra le fila di una
processione delle vestali; osa affrontare la spada fiammeggiante delle guardie del sole, e, come una moglie
innamorata che cerca il marito sognato dalle sue notti di vedove, penetra fino al tabernacolo del
re dei giorni, poi fugge, espirando i fuochi che lo divorano e trascinando dietro di sé un lungo incendio;
le stelle impallidiscono quando si avvicinano, greggi costellati che pascolano fiori di luce nelle
vasti campeggi del cielo sembrano sfuggire al loro terribile respiro.
Il grande consiglio delle stelle si riunisce,e lo sgomento è universale: la più bella delle stelle fisse è infine incaricata di parlare in nome
da tutto il cielo e proporre la pace al messaggero vagabondo.
Mio fratello – dice – perché disturbi l’armonia delle nostre sfere? Che male ti abbiamo fatto noi e
perché invece di sbagliare a caso non ti fissi al tuo posto alla corte del sole? Perché non vieni a cantare
con noi l’inno pomeridiano, ornato, come noi, con una veste bianca che si attacca al petto da un
pompino di diamante? Perché lasci fluttuare, attraverso i vapori della notte, la tua parrucca, dalla quale
Ti scivola un sudore di fuoco? Oh, mio Dio! Se prendessi un posto tra i figli del cielo, quanto sembreresti di più
Bello! La tua fronte non sarebbe più infiammata dalla stanchezza della tua carriera inaudita; i tuoi occhi sarebbero
puri e la tua fronte sorridente sarebbe bianca e rossastra come quella delle tue felici sorelle; tutti i
le stelle ti conoscerebbero e, lungi dal temere il tuo passaggio, gioirebbero di avvicinarti; perché
saresti legato a noi dai legami indistruttibili dell’armonia universale, e la tua esistenza sarebbe più
una voce nel canto dell’amore infinito.
E la cometa risponde alla stella fissa:
Non credere, o sorella mia, che possa sbagliare a caso e disturbare l’armonia delle sfere; Dio ha tracciato
la mia strada come la tua, e se la mia carriera ti sembra incerta e sgualdrina, è perché i tuoi fulmini
non potevano estendersi così lontano per coprire il contorno dell’ellisse che mi è stato dato dalla carriera.
La mia parrucca infiammata è il fanale di Dio; io sono il messaggero dei soli e mi rafforzo nei loro
fuochi d’artificio per condividerli sulla mia strada verso nuovi mondi che ancora non hanno abbastanza caldo, e ai
stelle invecchiate che hanno freddo nella loro solitudine. Se mi affeziono nei miei lunghi viaggi, se vengo da
una bellezza meno attraente della tua, se il mio ornamento è meno verginale, non lo lascio, quindi,
essere come te un nobile figlio del cielo. Lasciami il segreto del mio terribile destino, lasciami il
stupore che mi circonda, maledicimi, se non riesci a capirmi: non smetterò quindi di
realizzare l’opera che mi è stata imposta e continuerò la mia carriera sotto l’impulso del respiro di Dio!
Felici delle stelle che riposano e brillano come giovani regine nella tranquilla società dei
universi! Io sono il fuorilegge che viaggia sempre e ha l’infinito per patria. Mi accusano di incendiare
i pianeti che riscaldo e terrorizzano le stelle che illumino; mi censurano di disturbare l’armonia
degli universi perché non giro intorno ai loro centri privati e li lego a vicenda,
fissando i miei sguardi al centro unico di tutti i soli. Quindi stai tranquilla, bella stella fissa, no
voglio prendere la tua luce tranquilla; al contrario, esauristerò per te la mia vita e il mio calore. Potrei
sparire dal cielo quando mi avrà consumato; la mia fortuna sarà stata così bella! Scopri che su
Tempio di Dio brucia diversi fuochi che gli danno gloria; tu sei la luce dei candelabri d’oro, e io
la fiamma del sacrificio: realizziamo i nostri destini.
Finito queste parole, la cometa scuote la sua parrucca, si copre con la sua pelliccia ardente e se
lancia negli spazi infiniti in cui sembra scomparire per sempre…

