Meloni e l’asse Atlantico? Invenzione mediatica: c’è solo il declino programmato dell’Italia

a cura di Zela Santi

22 Aprile 2025

Meloni si allinea agli interessi USA, promette investimenti oltre Atlantico mentre l’Italia affonda: export in calo, industria in crisi, redditi giù. La stampa celebra un successo fantasma. Il patriottismo meloniano? Più poveri, più sottomessi e fieramente inconsapevoli.

Meloni e l’asse Atlantico? Invenzione mediatica

In mezzo a una delle più gravi crisi economico-geopolitiche degli ultimi cinquant’anni, l’Italia si ritrova guidata da una classe dirigente che pare più adatta a gestire gruppi Facebook che a condurre una nazione nel pieno della turbolenza globale.

L’ironia amara è che, mentre la stampa filogovernativa titola entusiasticamente di un presunto successo internazionale di Giorgia Meloni – “Travaso di bile”, “Triplo travaso”, “Dura giornata per la sinistra” – la realtà dei fatti restituisce un quadro ben più modesto e desolante.

Una standing ovation fantasma

Secondo la narrativa ufficiale, il viaggio della premier a Washington rappresenterebbe un trionfo diplomatico. Tuttavia, ad eccezione di un trafiletto poco entusiasta pubblicato da Bloomberg Europa, la stampa internazionale ha ignorato l’evento.

Il tono di quel piccolo spazio non lascia spazio a dubbi: “Meloni riceve gli elogi di Trump ma se ne va con poca sostanza”. Altro che stratega globale: si tratta di una visita utile più a Trump che all’Italia, in un momento in cui il tycoon cerca legittimazione e consenso internazionale in vista di un possibile ritorno alla Casa Bianca.

Numeri impietosi

Nel frattempo, i fondamentali economici del Paese continuano a peggiorare. Il bollettino di Confindustria fotografa una situazione allarmante: a febbraio la produzione industriale è calata dello 0,9% e l’indice PMI è sceso da 47,4 a 46,6 (sotto i 50 indica contrazione).

La fiducia delle imprese e dei consumatori è in caduta libera, con una previsione di crescita negativa dello 0,3% del PIL tra il 2025 e il 2026. Il reddito reale delle famiglie è sceso dello 0,6% nell’ultimo trimestre del 2024: il “miracolo economico” meloniano si traduce, concretamente, in italiani più poveri e più precari.

Investimenti, dove?

Durante la visita a Washington, Meloni ha promesso nuovi investimenti italiani negli Stati Uniti, mentre in Italia gli investimenti in macchinari continuano a calare, complici la fine degli incentivi di “Industria 4.0” e il fallimento della “Transizione 5.0”. A questo si aggiunge il crollo dell’export: le esportazioni verso gli USA sono scese di quasi 10 punti, ancora prima della probabile recessione statunitense.

Complessivamente, il volume delle esportazioni italiane è calato di oltre 4 punti, mentre altri attori globali, come la Cina, si sono mossi con tempestività: il gigante asiatico ha registrato una crescita del 12,4% delle esportazioni a marzo, grazie alla strategia di riempimento dei magazzini globali in vista della tempesta commerciale.

Il paradosso del patriottismo

Mentre il reddito cala e gli investimenti languono, l’Italia continua ad allinearsi ciecamente agli interessi strategici statunitensi, anche a costo di sacrificare le proprie prospettive economiche. L’adesione italiana al Corridoio economico India–Medio Oriente–Europa, spacciata come mossa lungimirante, rappresenta in realtà un’apertura alle merci a basso costo indiane, potenzialmente devastante per il nostro già fragile tessuto produttivo.

Intanto, ci si allontana dalla Cina, che da trent’anni cerca il riscatto economico costruendo una classe media solida e un mercato interno robusto. La scelta italiana appare ancora più miope se si osservano i dati sui salari: quelli reali della classe media cinese sono aumentati fino all’80% negli ultimi dieci anni, mentre quelli indiani sono stagnanti dal 2013.

Giornalismo al seguito

A legittimare l’operato di Meloni ci pensano, prevedibilmente, i media amici. Tra le voci entusiaste figura quella di Carlo Cottarelli, che parla di “doppio successo” diplomatico, espressione che stride con i dati economici interni e con la marginalizzazione dell’Italia nello scacchiere internazionale.

La retorica patriottica si traduce, nei fatti, in una sudditanza crescente a Washington, mentre i “rosiconi” dell’opposizione vengono ridicolizzati come se fossimo in un talk show di prima serata, non in una democrazia matura in crisi sistemica.

Un “patriottismo” che ci rende poveri

L’Italia del 2025 sembra prigioniera di un cortocircuito: mentre si sbandiera l’orgoglio nazionale, si continuano a prendere decisioni che minano la sovranità economica e sociale del Paese.

La visita a Washington non ha portato alcun beneficio concreto se non quello di rafforzare l’immagine internazionale di Meloni presso ambienti conservatori statunitensi. In patria, però, si moltiplicano i segnali di declino: consumi interni in contrazione, export in caduta, industria in sofferenza.

Continuare su questa strada, invece, ci condanna a essere un’appendice dell’impero americano, povera, precaria e orgogliosamente inconsapevole.

Tratto da: Kultur Jam

Meloni e l’asse Atlantico? Invenzione mediatica: c’è solo il declino programmato dell’Italia
Meloni e l’asse Atlantico? Invenzione mediatica: c’è solo il declino programmato dell’Italia

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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