di Lelio Antonio Deganutti
10 Giugno 2025
Alexandra David‑Néel: Viaggiatrice dell’Invisibile, Donna dell’Iniziazione, Donna oltre ogni ruolo
Alexandra David‑Néel non fu soltanto un’esploratrice. Fu un’iniziata, una filosofa, una ribelle dello spirito. Nata in un’epoca (fine Ottocento) in cui alle donne era precluso quasi tutto ciò che oltrepassava i confini del salotto o del confessionale, Alexandra scelse invece l’altrove: non l’esotico da cartolina, ma l’invisibile.
Il suo viaggio non fu mai solo geografico: fu un percorso iniziatico, volto a decifrare il linguaggio sottile delle realtà interiori, dove il confine tra materia e spirito si fa permeabile.
Fu buddhista e anarchica, cantante d’opera e orientalista, ma mai racchiusa in una sola definizione. Il suo sguardo, acuto e sacro, violava ogni frontiera imposta — di genere, di religione, di sapere — per fondare un nuovo paradigma: la donna che non cerca il permesso per conoscere, per accedere, per essere.
Lhasa: il centro del mondo sottile
Nel 1924 Alexandra entrò a Lhasa, la capitale del Tibet, camuffata da pellegrina mendicante, violando così il divieto assoluto imposto agli stranieri. Fu la prima donna occidentale a riuscirci.
Ma il suo obiettivo non era la conquista coloniale di un luogo geografico. Ciò che cercava a Lhasa non era una meta, ma una soglia.
Il Tibet per Alexandra era il cuore vivente di un sapere arcaico, una terra dove lo spirito non era metafora ma sostanza, dove la mente si esercitava non per dominare, ma per svanire. Era la prova estrema per chi cerca il reale oltre il reale. Lì incontrò lama, asceti, yogin, pratiche di tummo e di morte rituale, insegnamenti orali, viaggi interiori.
Nel vuoto gelido dell’Himalaya, Alexandra divenne partecipe del silenzio delle montagne, divenne ella stessa simbolo vivente di un sapere trasmesso non per istituzione, ma per risonanza.
Ponte tra i mondi: scritti iniziatici
I suoi scritti — Mystiques et magiciens du Tibet, La connaissance transcendante, Initiations lamaïques — non sono semplici reportage. Sono testi di soglia, libri-labirinto da attraversare più che da leggere, dove ogni pagina è insieme racconto, insegnamento e sfida all’identità ordinaria.
Alexandra non trascrive, trasmette. Chi la legge senza ascoltarla, fallisce. Le sue parole sono impregnate di simbolismo, sottilmente rivoluzionarie. Non addomestica mai il mistero: lo lascia bruciare come un incenso antico, e lo porge a chi è pronto a respirarlo senza paura.
Il suo linguaggio è iniziatico perché invita, inquieta, non consola. Chi vuole comprendere deve disfarsi: delle proprie certezze, del proprio io rigido, delle categorie duali. E deve accettare che il sapere autentico passa dal non sapere.
Alexandra David‑Néel non fu solo una donna che viaggiò in oriente. Fu una soglia vivente tra visibile e invisibile, tra occidente e oriente, tra sapere e intuizione. Non cercò la luce esterna, ma l’illuminazione senza palco, quella che si ottiene attraversando l’inferno interiore con occhi aperti e cuore spoglio.
Oggi, leggerla è ancora un atto iniziatico. Un invito. Un viaggio.
Tratto da: Nuovo Giornale Nazionale

