di Roberto Vivaldelli (Termometro Geopolitico)
26 Giugno 2025
Il sempre più imbarazzante Rutte si fa umiliare da Trump: bugie e scivoloni al vertice Nato
Negli ultimi giorni, il Segretario generale della Nato Mark Rutte ha toccato vertici di inadeguatezza tali da far rimpiangere – incredibile a dirsi – il suo predecessore, il grigio Jens Stoltenberg (nomen omen). Se è vero che questo ruolo richiede una fedeltà assoluta alle posizioni del vero leader dell’organizzazione, il Presidente degli Stati Uniti, Rutte è riuscito a sprofondare negli abissi del grottesco (e del ridicolo) con le sue recenti esternazioni. E se questo è il livello – morale e intellettuale – del capo dell’Alleanza Atlantica allora ha proprio ragione un noto ministro quando ha recentemente affermato che la Nato non ha più ragione di esistere. Con questi leader, a maggior ragione.
Il messaggio di Rutte a Trump
Con un gesto più o meno calcolato, il presidente statunitense Donald Trump ha messo in ridicolo il segretario generale della Nato, Mark Rutte, pubblicando su Truth Social un lungo messaggio che questi gli ha inviato dopo l’annuncio del cessate il fuoco tra Israele e Iran. Il contenuto del messaggio, di un servilismo sconcertante, rivela, se mai ce ne fosse bisogno, la competizione tra i leader euroatlantici per conquistare il ruolo di vassalli più zelanti.
Rutte, infatti, ha lodato l’operato di Trump per aver spinto l’Europa a incrementare significativamente la spesa per la difesa. Il messaggio, condiviso tramite screenshot durante il viaggio di Trump all’Aia, alla vigilia del vertice Nato, evidenzia il ruolo cruciale del presidente americano nel convincere gli alleati a puntare al 5% del Pil per la difesa.
“Donald, ci hai condotto verso un momento davvero, davvero importante per l’America, l’Europa e il mondo”, ha scritto Rutte, celebrando il successo di Trump nel persuadere gli alleati a raggiungere un obiettivo che “NESSUN presidente americano è riuscito a realizzare in decenni”. Secondo Rutte, “l’Europa pagherà alla grande, come dovrebbe, e sarà la vostra vittoria“. Il segretario generale ha anche elogiato l’azione decisa di Trump contro l’Iran, definendola “straordinaria” e senza precedenti.
Come nota lo studioso Branko Milanovic, “l’email di Rutte è un’accusa schiacciante contro l’élite dell’Ue. Falsità, menzogne, pretesti. Nessuna convinzione, di alcun tipo. E nemmeno spina dorsale”. Secondo Arnaud Bertrand, con questo messaggio “Abbiamo raggiunto l’apice del vassallaggio europeo, perfino i servi medievali avevano più rispetto di sé”.
I deliri (e le bugie) del Segretario della Nato
Oltre alla figuraccia rimediata con l’sms pubblicato da The Donald, Rutte è riuscito anche a dire una palese falsità quando ha difeso il bombardamento americano contro l’Iran. Alla vigilia del vertice Nato all’Aja, Rutte ha dichiarato: “Non sono d’accordo con chi considera l’attacco degli Usa in Iran come in contrasto col diritto internazionale”. Una posizione che ha immediatamente attirato critiche da parte di esperti di diritto internazionale e analisti politici, che sottolineano come un’azione militare unilaterale, senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o una chiara giustificazione di legittima difesa ai sensi dell’Articolo 51 della Carta Onu, è a tutti gli effetti una violazione del diritto internazionale, piaccia o meno a Rutte, che evidentemente non sa di cosa parla.
Secondo la Carta delle Nazioni Unite, l’uso legittimo della forza da parte di uno Stato contro un altro è consentito solo in due casi: su autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, ai sensi del Capitolo 7, per mantenere o ripristinare la pace e la sicurezza internazionale, oppure in autodifesa, come previsto dall’articolo 51, in caso di attacco da parte di un altro Stato. Nel contesto del programma nucleare iraniano, il Consiglio di Sicurezza ha adottato diverse risoluzioni, ma nessuna ha mai autorizzato l’uso della forza militare contro l’Iran da parte di Israele o degli Stati Uniti, escludendo quindi la legittimità di un attacco sulla base di tali risoluzioni, come ha spiegato all’Independent Donald Rothwell, professore di diritto internazionale presso l’Australian National University. Posizione condivisa dalla maggior parte degli esperti.
Il delirante messaggio bellicista
E non finisce qui. Perché sempre alla vigilia del vertice Nato, Rutte ha affermato che “gli Stati membri sono pronti a combattere insieme e, se necessario, a soffrire e morire insieme”. Questo poco prima di essere nuovamente umiliato dal presidente Usa Donald Trump, il quale ha messo in dubbio il principio di difesa collettiva dell’alleanza sancito dall’Articolo 5, secondo cui “un attacco armato contro uno o più Stati membri in Europa o Nord America è considerato un attacco contro tutti”. In tali circostanze, riporta l’articolo 5, “ogni Stato membro si impegna ad assistere il paese attaccato, adottando le misure ritenute necessarie“.
Interrogato sulla continuità dell’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Articolo 5 della Nato, Trump ha risposto ai giornalisti a bordo dell’Air Force One: “Dipende dalla vostra definizione. Ci sono numerose definizioni dell’Articolo 5. Lo sapete, vero? Ma sono impegnato a essere loro amico. Sono impegnato a salvare vite. Sono impegnato per la vita e la sicurezza. E vi darò una definizione precisa quando sarò lì. Solo non voglio farlo sul retro di un aereo”. Altro che “combattere” e “morire insieme”: perché poi sappiamo che, in caso di guerra – vera – quelli che combatterebbero in prima linea non sarebbero certo né i Rutte né gli altri “falchi” coraggiosi solo a parole.
Salasso per gli Stati, esultano i grandi fondi finanziari
Chi può esultare per le parole del Segretario generale della Nato sono senza dubbio i grandi fondi finanziari. Il professor Alessandro Volpi evidenzia come le posizioni del segretario generale della Nato, che tanto si è mosso per favorire l’aumento della spesa militare europea al 5% del Pil (ovviamente a discapito del welfare), generino benefici per i grandi fondi finanziari, in particolare americani. Con il varo di ReArm Europe, osserva Volpi in un post pubblicato sui social, “sono proliferati strumenti come gli Etf che replicano indici legati alla spesa militare nato, come quello su piattaforma Hanetf, che ha guadagnato oltre il 30% da gennaio, o altri che includono titoli di aziende di armi europee e Usa, gestiti da colossi come Vanguard e Black Rock”.
Questi prodotti, accessibili a 15-20 euro, “attirano i risparmiatori europei, rafforzando la liquidità e l’influenza globale della finanza USA”. Volpi sottolinea che “l’enfatizzazione dei pericoli russi e cinesi alimenta questi meccanismi”, mentre in Italia si nota la cessione del 20% di Plenitude (Eni) al fondo Ares, controllato da Vanguard e Black Rock, a scapito degli interessi nazionali.

