di Gabriella Magli
Nella cultura Cherokee, le donne potevano scegliere se essere guerriere o spose.
Se optavano per il matrimonio, erano loro a scegliere il compagno e, se lo desideravano, potevano chiedere un periodo di convivenza prima della cerimonia per capire se lui fosse all’altezza come compagno e come fornitore.
Una volta sposate, se volevano divorziare, bastava che lasciassero gli oggetti del marito fuori dalla porta di casa.
Non dovevano giustificarsi, né alla società né all’uomo.
Mantenevano la stessa dignità e rispetto agli occhi della comunità. Nessuno faceva domande, nemmeno il marito.
Si riponeva piena fiducia nel giudizio femminile: nessuna donna prendeva decisioni simili con leggerezza.
Anzi, era proprio su di loro che ricadeva questa responsabilità, perché la donna era considerata giusta, saggia, prudente e intelligente.
Il ruolo di “custode della casa” era importantissimo e altamente rispettato.
La famiglia era l’unità sociale fondamentale, e solo le donne erano ritenute adatte a guidarla.
Questo conferiva loro potere economico, sociale e persino politico.
Perfino nei consigli di guerra, quando non si riusciva a raggiungere un accordo, veniva convocato un gruppo di donne anziane e sagge, che pronunciava il verdetto finale.
Era il ruolo più rispettato e ambito del clan, riservato solo alle donne più autorevoli.
Se una donna commetteva un’ingiustizia nei confronti della propria famiglia, non veniva punita fisicamente…
Ma perdeva il rispetto della comunità.
E quello era il peggiore dei castighi: perché l’onore era l’unico legame sacro tra una donna e Madre Terra.

