a cura di Giuseppe Aiello
25 Giugno 2025
Gli eventi degli ultimi giorni hanno purtroppo riportato in primo piano la “rivalità” Sciiti-Sunniti
Sono secoli che se ne parla quindi non voglio essere certamente io a inoltrarmi in disquisizioni e analisi teologiche e giuridiche
Voglio però ricordare che la prospettiva Tradizionale
– che si fonda su una visione metafisica universale che è al di là delle singole forme tradizionali e dunque a maggior ragione anche delle singole scuole o correnti all’interno della stessa tradizione –
ritiene entrambe le Scuole – se si escludono le correnti estemiste o addititture “eretiche” presenti sia nello Sciismo che nel Sunnismo – come LEGITTIME e ORTODOSSE
Per questo motivo l’Imam Khomeini, ponendosi appunto da una prospettiva esoterica e tradizionale, ricordiamo che lui era un profondo conosciutore di Ibn Arabi e di altri santi e sapienti del tasawwuf – perseguì l’unità tra Sciismo e Sunnismo e inaugurò la cosiddetta “Settimana dell’Unità islamica”, che è quella entro la quale si collocano le due diverse date della nascita del Profeta, secondo appunto la tradizione sciita e quella sunnita
Nella Repubblica Islamica dell’Iran i Sunniti hanno le proprie moschee, scuole e tribunali che seguono il fiqh sunnita di riferimento.
Richiami all’Unità islamica sono presenti anche nella Costituzione.
Quindi non mi dilungo, però non ritengo superfluo riportare di seguito alcune note di Guénon:
René Guénon:
“I Sunniti, gli Sciiti e i Kharigiti si differenziano principalmente sulla questione delle modalità del Califfato; non vi è eterodossia (…). Ciò che è eterodosso, sono le firat, cioè, le sette; è vero che per la maggior parte sono derivate dallo Sciismo, comprese le più recenti (come il Bahaismo, per esempio, che non ha nulla di islamico); si deve credere quindi che vi sia qualcosa che ne favorisce l’apparizione, ma, in ogni caso, non si tratta più di Sciismo come tale” ((Lettera a Marcel Clavelle – 29/7/1932 – in Frammenti dottrinali – ed. Luni)
René Guenon:
“Un punto di vista dei più contestabili [Guénon si riferisce ad un argomento di un libro di Arthur de Gobineau: Le religioni e le filosofie nell’Asia centrale] è quello che consiste nello spiegare le particolarità dell’Islam in Persia come una sorta di sopravvivenza del Mazdeismo; noi non vediamo, da parte nostra, alcuna traccia un poco precisa di una tale influenza che si mostra puramente ipotetica e abbastanza poco verosimile. Queste particolarità si spiegano sufficientemente per le differenze etniche e mentali che esistono tra i Persiani e gli Arabi, come quelle che si possono ritrovare nell’Africa del Nord si spiegano per i caratteri propri della razza berbera; l’Islam, molto più “universalista” di quanto non si creda comunemente, porta in sé stesso la possibilità di tali adattamenti, senza che si debba fare appello a infiltrazioni estranee. Del resto, la divisione dei Musulmani in Sunniti e Sciiti e ben lontana dall’avere il rigore che gli attribuiscono le semplicistiche concezioni che sono correnti in Occidente; lo Sciismo ha ben dei gradi, ed è così lontano da essere esclusivamente proprio della Persia tanto che si potrebbe dire che, in un certo senso, tutti i Musulmani sono più o meno Sciiti; ma questo ci condurrebbe a troppo lunghi sviluppi. Per ciò che riguarda il Sufismo, vale a dire l’esoterismo islamico, esso esiste tanto presso gli Arabi che presso i Persiani e, a dispetto di tutte le asserzioni dei “critici” europei, esso si ricollega alle origini stesse dell’Islam: si può dire, in effetti, che il Profeta consegna la “scienza segreta” ad Abu Bakr e ad Alì, ed è da questi che procedono le differenti scuole. In generale le scuole arabe si riconnettono soprattutto ad Abu Bakr e le scuole persiane ad Alì; e la principale differenza è che dentro questa, l’esoterismo riveste una forma più “mistica” nel senso che questa parola ha assunto in Occidente tanto che, nel primo, rimane più puramente intellettuale e metafisico; qui ancora, le tendenze di ciascuna razza sono sufficienti a spiegare una tale differenza, che allora, è molto più nella forma che nel fondo stesso dell’insegnamento almeno fino a quando rimane conforme all’ortodossia tradizionale”.(Studi sull’Induismo)

