Yazidi: il popolo della fede antica sterminato dall’odio moderno

di Lelio Antonio Deganutti

Un’identità religiosa millenaria

Gli Yazidi sono un popolo indoeuropeo di lingua curda, che pratica una religione esoterica e monoteista dalle origini antichissime, sopravvissuta nei secoli tra le montagne del Kurdistan. La loro fede mescola elementi dello zoroastrismo, dell’islam sufi, del cristianesimo orientale e di culti mesopotamici pre-islamici. Il loro Dio è unico, ma la figura centrale del culto è l’angelo pavone (Tawûsê Melek), l’arcangelo caduto e poi redento, simbolo della libertà e della riconciliazione cosmica.

Questa credenza ha causato loro accuse infondate di “adoratori del diavolo” da parte di musulmani ortodossi e fondamentalisti. Per secoli, gli Yazidi sono stati perseguitati per la loro diversità: si contano almeno 74 genocidi o massacri nella loro storia, il più recente a partire dal 2014 ad opera dello Stato Islamico.

2014: il genocidio Yazidi

Il 3 agosto 2014, l’ISIS invade la regione di Sinjar (Shingal), nel nord dell’Iraq, cuore spirituale e geografico degli Yazidi. Inizia un massacro che il mondo tarderà a riconoscere come genocidio: migliaia di uomini uccisi, oltre 400.000 sfollati, e bambine, ragazze e donne ridotte in schiavitù sessuale. In interi villaggi, tutte le donne sono state catturate e vendute. Le bambine venivano separate dalle madri, schedate, iscritte in registri e vendute nei mercati di Mosul, Raqqa, Deir ez-Zor.

Donne rapite, violentate e vendute

Le testimonianze sono atroci: donne stuprate decine di volte al giorno, costrette a convertirsi, tenute incatenate, vendute fino a dieci volte. Alcune sono riuscite a scappare. Altre, a distanza di dieci anni, non sono ancora state liberate. Le più fortunate vivono oggi in campi profughi nel nord dell’Iraq o in Germania, con profonde ferite psicologiche.

Una sopravvissuta racconta:

“Avevo dodici anni. Mi hanno strappata a mia madre, mi hanno venduta a un uomo. Ha abusato di me per mesi. Poi mi ha rivenduta.”
(Testimonianza raccolta da Human Rights Watch, 2021)

Il nuovo pericolo: il regime islamista siriano

Dopo la caduta del regime siriano nel 2025, una nuova autorità islamista ha preso il potere: Hay’at Tahrir al‑Sham, un tempo legata ad Al‑Qaeda. Due donne Yazidi sopravvissute hanno riconosciuto in Ahmed al‑Sharaa, oggi alla guida del nuovo regime siriano, uno degli uomini che le aveva imprigionate e abusate durante la loro detenzione a Raqqa.

Secondo rapporti verificati, almeno 800 donne Yazidi sono ancora prigioniere in centri segreti gestiti da HTS, in particolare nella zona di Idlib e Aleppo. Le stesse dinamiche dell’ISIS si stanno ripetendo sotto nuove vesti: prigionia, conversioni forzate, stupro, compravendita di esseri umani.

Una giustizia che arriva tardi

In Europa, alcuni tribunali iniziano a fare giustizia. In Svezia, una donna è stata condannata a 12 anni per aver ridotto in schiavitù tre ragazze Yazidi. In Olanda, una cittadina è stata incarcerata per 10 anni dopo aver tenuto come schiava una giovane Yazidi a Raqqa. Ma i colpevoli principali, in Medio Oriente, restano impuniti.

La comunità internazionale tace. I centri di detenzione in Siria non vengono ispezionati. Le autorità irachene non riescono a garantire il ritorno sicuro dei rifugiati Yazidi a Sinjar, dove milizie sciite, turchi e bande criminali lottano per il controllo del territorio.

Memoria e appello alla coscienza del mondo

Gli Yazidi, oggi, sono un popolo lacerato. I loro templi, come il sacro santuario di Lalish, sono ancora meta di pellegrinaggio, ma molti temono che la cultura Yazidi scompaia nel silenzio.
Nadia Murad, sopravvissuta allo stupro e Premio Nobel per la Pace nel 2018, chiede che si crei un tribunale internazionale per i crimini contro gli Yazidi. La sua fondazione, Nadia’s Initiative, lotta per dare voce a chi è stato ridotto in schiavitù.

 Denunciare per non dimenticare

Il genocidio degli Yazidi non è una pagina chiusa. È una ferita aperta che continua a sanguinare.
Finché le donne rapite non saranno liberate, finché i colpevoli non saranno giudicati, finché il mondo non garantirà sicurezza ai sopravvissuti, nessuna giustizia sarà completa.
Questa non è solo la storia di un popolo dimenticato.
È la prova di quanto può arrivare in basso l’umanità, quando cede all’odio e all’indifferenza.

Yazidi: il popolo della fede antica sterminato dall’odio moderno
Yazidi: il popolo della fede antica sterminato dall’odio moderno

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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