di Alice Lattanzi
Da cattolica vengo sempre sollecitata a “schierarmi” in favore o dell’Islam o dell’ebraismo. E questo è avvenuto soprattutto alla luce delle tarantelle che avvengono a Gaza.
Ora, quando sento parlare di “radici giudaico-cristiane” dell’Europa, mi viene sempre in mente quella volta che un professore universitario, durante un dibattito, cercava di convincermi che il cristianesimo fosse solo una “variante” dell’ebraismo. Ecco, quella conversazione mi fece capire quanto sia pericoloso accettare senza spirito critico certe formule che oggi vanno per la maggiore nel cosiddetto dialogo interreligioso.
Il problema non sta nel riconoscere che Islam, ebraismo e cristianesimo abbiano radici storiche comuni – questo è un dato di fatto che nessuno può negare. Il problema sta nel ridurre tutto a una generica “famiglia abramitica” dove le differenze diventano semplici sfumature folkloristiche. Da credente che ha passato anni a studiare la propria fede, posso dire con certezza che il cristianesimo ha una specificità teologica e culturale che lo distingue radicalmente dalle altre due religioni monoteiste.
L’Europa non è nata dal dialogo tra le tre fedi abramitiche, ma dalla sintesi tra il messaggio cristiano, la filosofia greca e il diritto romano. Quando parlo di radici cristiane, non sto facendo propaganda religiosa ma constatando un fatto storico: sono stati i monasteri cristiani a preservare la cultura classica durante le invasioni barbariche, sono state le cattedrali cristiane a definire l’architettura delle nostre città, è stata la teologia cristiana a plasmare il pensiero filosofico occidentale.
Certo, l’ebraismo ha contribuito con la tradizione biblica e l’Islam ha avuto il suo ruolo durante le crociate e nella trasmissione di alcuni testi antichi. Ma dire che l’Europa ha radici “giudaico-cristiane” è come dire che la pasta al pomodoro ha origini “peruviano-italiane” solo perché il pomodoro arriva dal Perù. La ricetta, il sapore, la tradizione culinaria restano italiani, anche se uno degli ingredienti viene da lontano.
Il dialogo interreligioso può essere utile per evitare conflitti, ma non può cancellare le differenze sostanziali tra le fedi. Pretendere che tutte le religioni abramitiche siano equivalenti significa non comprendere nessuna delle tre. Da cristiana, riconosco il diritto degli altri di credere diversamente, ma non accetto che si annacqui la specificità della mia fede in nome di un ecumenismo politically correct che serve più alla politica che alla verità.

