La Kabbalah è una mappa reale del processo creativo

a cura di Lelio Antonio Deganutti

L’Intervista a Emanuele Magnanti, nuovo responsabile della Libreria Aseq di Roma e raffinato studioso di Kabbalah

Nel centro di Roma, la Libreria Aseq è da decenni un faro per chi cerca percorsi di conoscenza non ordinari. In questa conversazione, Magnanti ci guida nel cuore vivo della Kabbalah, mostrandone la dimensione creativa, concreta e profondamente attuale.

In che modo la Kabbalah agisce come processo creativo nell’essere umano?

Più che agire come processo creativo, la Kabbalah — e in particolare la mappa dell’Albero delle Sefirot — è essa stessa una rappresentazione reale e dinamica del processo creativo. Questo processo non è un evento isolato, ma un atto che accade istante per istante: creare la realtà significa interpretarla, ed è un atto continuo, incessante. L’Albero della Vita fornisce una struttura concettuale che ci aiuta a comprendere e attraversare questo fluire creativo.
La parte “non rivelata” dell’Albero (le tre Sefirot superiori: Keter, Hokhmah, Binah) rappresenta il pensiero puro, l’intenzione, il movimento sottile dell’origine. La parte “rivelata” (le Sefirot inferiori) costituisce il dispiegarsi dell’intenzione nell’esperienza, nella forma, nell’azione. Questo ci riguarda profondamente: ogni atto della coscienza umana è un atto creativo che attraversa quei passaggi.

Quali strumenti pratici suggerisce nei suoi libri per applicare i concetti cabalistici alla vita quotidiana?

Ottima domanda, perché ogni percorso spirituale autentico deve trovare una sua incarnazione concreta nella vita quotidiana.
Nel mio primo libro propongo due strumenti principali. Il primo è il conteggio dell’Omer, un esercizio antico che dura 49 giorni, tra Pesach e Shavuot, nel calendario ebraico. È un percorso di autoanalisi sulle sette sefirot rivelate per sette settimane, ogni giorno si lavora sull’interazione tra due qualità interiori (es. l’amore nell’amore, la forza nell’amore, la bellezza nella forza, ecc.).
Il secondo strumento è più semplice e si basa sui tre pilastri dell’Albero: la colonna della severità, quella della misericordia e quella dell’equilibrio. Osservando i propri comportamenti fisici, emotivi e mentali, si può comprendere se si è sbilanciati verso la rigidità, la dispersione o se si sta cercando un centro. Questo lavoro quotidiano aiuta a costruire una coscienza integrata.

Perché ha scelto un approccio moderno e pratico alla Kabbalah?

Sentivo l’urgenza di trasmettere questa disciplina millenaria in modo accessibile, comprensibile, senza però banalizzarla.
La Kabbalah è alla base di tutta la spiritualità giudaico-cristiana: basti pensare che si fonda sui primi cinque libri della Bibbia — la Torah — testi sacri per l’ebraismo, ma anche fondamento dell’Antico Testamento cristiano. Eppure oggi è sconosciuta ai più, trattata come qualcosa di esoterico o elitario.
Il mio intento è quello di restituirle una funzione universale, di strumento per la comprensione di sé, della propria interiorità, del mondo. Non si tratta di fede cieca, ma di sapere esperienziale: un linguaggio spirituale raffinato, ma praticabile, con cui rileggere la propria vita alla luce di un ordine profondo.

Secondo lei, come si coniuga la fede cristiana con la Kabbalah?

In maniera naturale. Il ponte tra ebraismo e cristianesimo è la figura del Cristo. Nei Vangeli Gesù è chiamato “rabbì”, insegna al Tempio, dialoga con i dottori della Legge e cita costantemente la Torah.
Il famoso “Ama il prossimo tuo come te stesso”, ritenuto un comandamento cristiano, è tratto dalla Legge mosaica.
Da cristiano, avvicinarsi alla Kabbalah non è una deviazione, ma un approfondimento. È una possibilità di entrare nei testi sacri con maggiore consapevolezza, per coglierne il significato simbolico e iniziatico.
Il cristianesimo ha universalizzato un messaggio, spostandolo da una dimensione tribale a una cosmica. Ma le radici sono quelle. Basta andare a Messa: la prima lettura è quasi sempre dall’Antico Testamento. Dunque, c’è un filo rosso che unisce tutto. Conoscerlo è un atto di maturità spirituale.

È un autodidatta o ha avuto dei maestri?

Direi entrambe le cose. C’è stata una sorta di auto-iniziazione, o meglio di riconnessione interiore. Il primo incontro con la Kabbalah è stato folgorante, come il ricordo di qualcosa già noto.
Poi ci sono stati anni di studio personale, affiancati da incontri con rabbini e morot (maestre spirituali). Non seguo una scuola specifica, ma ho ricevuto molte ispirazioni e indicazioni da più fonti.
La Kabbalah non è un sistema dogmatico: è una via di esplorazione viva, che si adatta al tempo presente. La mia intenzione, nei libri e nelle conferenze, è divulgare questo sapere senza tradirlo, perché credo che oggi l’essere umano abbia profondamente bisogno di strumenti di senso che connettano interiorità e spiritualità.

Tratto da: Totapulchra

La Kabbalah è una mappa reale del processo creativo
La Kabbalah è una mappa reale del processo creativo

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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