di Lelio Antonio Deganutti
22 Agosto 2025
Dopo la Seconda guerra mondiale, il mondo non è stato solo ridisegnato dagli assetti politici e militari, ma anche da un nuovo paradigma di potere fondato sull’informazione. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno progressivamente affinato un modello di soft power che non si limita alla propaganda tradizionale, ma sfrutta un fenomeno oggi definibile come infodemia: la proliferazione incontrollata di narrazioni, dati, immagini e discorsi che saturano lo spazio cognitivo collettivo.
Dal dominio militare al dominio simbolico
Se l’egemonia anglo-americana si è imposta inizialmente grazie alla supremazia economica e alla deterrenza atomica, la vera conquista duratura è avvenuta sul terreno immateriale: quello della mente collettiva. Le agenzie di intelligence, i grandi media, l’industria cinematografica e, più recentemente, le piattaforme digitali hanno costituito un ecosistema di produzione e distribuzione di contenuti capace di orientare desideri, paure e opinioni su scala planetaria.
L’ordine dal caos informativo
Il principio guida è quello dell’ordo ab chao: generare caos cognitivo per produrre una nuova forma di ordine funzionale al potere egemone. L’infodemia non è un accidente, ma una strategia: la moltiplicazione di narrazioni contraddittorie, mezze verità, scandali e urgenze mediatiche crea un terreno psichico instabile, dove il discernimento cede alla saturazione. In questo scenario, le popolazioni – confuse da eccesso di segnali – si affidano a chi promette semplicità, sicurezza e interpretazioni preconfezionate.
Psichismi informativi e distruzione del vero ordine
Il vero ordine – quello che nasce dalla capacità dei popoli di dare senso condiviso alla realtà e di custodire tradizioni culturali e spirituali – viene progressivamente eroso. Al suo posto si installano psichismi informativi, ossia campi di suggestione collettiva che orientano la percezione del mondo. Non si tratta di pura propaganda, ma di una colonizzazione sottile dell’immaginario:
l’induzione di modelli culturali uniformi (american way of life),
la spettacolarizzazione costante del conflitto,
la riduzione della complessità a slogan emozionali.
Un attacco alla tradizione e all’ordine europeo
Questo processo non ha colpito in modo neutro: è stato un vero e proprio attacco alla tradizione europea e al suo ordine culturale, politico e spirituale. L’Europa, custode di un equilibrio millenario tra radici classiche, cristiane e comunitarie, si è trovata progressivamente disarticolata. La memoria dei popoli, i loro simboli, le loro gerarchie di senso sono stati corrosi dall’imposizione di paradigmi estranei, che hanno sostituito il logos con il consumo, la comunità con l’individuo isolato, la cultura con l’intrattenimento di massa.
Infodemia come ingegneria dell’opinione
Così, l’infodemia diviene una tecnologia di governo globale. Essa non si limita a comunicare: plasma la psiche collettiva, distrugge la possibilità di un radicamento identitario e sostituisce l’ordine organico con un ordine artificiale, fondato sul consumo di informazioni preformattate. La sovrabbondanza di dati non emancipa, ma rende dipendenti.
Conclusione: il potere invisibile
L’infodemia anglo-americana si rivela allora come soft power massimo, perché non impone con la forza, ma ottiene consenso trasformando il disordine in strumento di dominio. Il mondo intero è immerso in una continua tempesta cognitiva: chi controlla le correnti dell’informazione non governa solo le notizie, ma i pensieri stessi che gli individui ritengono propri. Ed è l’Europa – con la sua tradizione e il suo ordine millenario – ad aver subito una delle più profonde ferite: l’espropriazione del proprio immaginario, sostituito da un paesaggio psichico costruito altrove.
Tratto da: Giornale Sera

