a cura di Mikaela Zanzi
“L’era moderna è il regno della quantità, i suoi squilibri sono i segni dei tempi”
(René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi)
Per la prima volta nella storia della 5^ Repubblica, un governo francese cade sotto i colpi di un voto di fiducia negativo. È un velo che si lacera? Sicuramente un indizio significativo: viene dalla nazione che sventola il vessillo dell’Illuminismo e della Ragione: orgogliosa, ha reciso da tempo le sue radici spirituali, erigendo sé stessa quale fonte ed esempio di legge e verità. Da secoli ormai proprio la Francia ha spezzato il patto sacro (Notre-Dame è arsa) è si è erta a emblema dell’illusione prometeica: al posto della trascendenza ha sdoganato la convinzione che l’uomo possa bastare a sé stesso. Ma il fuoco senza radice divina non libera, incatena!
Anche i numeri parlano… Ora Macron dovrà cercare il 4° premier (4+5=9) in appena 18 mesi (1+8=9). Siamo 2025 (2+2+5 =9), e il prossimo presidente, se Macron fallirà, sarà comunque il 9°. Il NOVE… il numero del compimento, del ciclo che si chiude, di un passaggio che prepara alla RIVELAZIONE, perché conduce alla soglia della trasformazione, spesso attraverso rottura e dolore.
Siamo dunque di fronte a una scossa tellurica che attraverserà l’Europa e avrà il suo riverbero nel mondo? In un contesto già minato da guerre, debiti e crisi migratorie, la fragilità d’oltralpe diventa fragilità comune e invita a banchetto gli avvoltoi del potere. Gli scenari per esorcizzare l’inevitabile? Scegliere tra un rammendo tecnico, un salto nel vuoto elettorale o un’inedita alleanza nazionale. Ogni opzione porta con sé costi, incertezze e nuove crepe…
Un governo che cade non è solo un fatto parlamentare: è un pezzo della scacchiera che si rovescia, mostrando la precarietà delle strutture create dal POTERE. Sistemi politici, economie, mercati, alleanze: tutto ciò che appare solido in realtà è kenoma, vuoto, privo di radici nella Pienezza. La Francia diventa il simbolo di UN PILASTRO CHE SI INCRINA, e con esso si mostra, a chi sa vedere, la sostanza di cui è fatta l’impalcatura dell’intero edificio del SISTEMA. Gli scenari possibili? La fiducia dei mercati che vacilla, l’ascesa sovranista, gli equilibri geopolitici che si ridisegnano, la voce del più”forte” che farà leva per dominare scuotendo la collettività.
Così i fatti di cronaca ci mostrano la manifestazione di ciò che è architettato su altri piani da forze invisibili che si nutrono delle emozioni collettive. Ogni scelta politica è una mossa su una scacchiera, dove le pedine cambiano, ma il gioco resta immutato, e dove la caduta di un singolo pezzo diventa segnale che l’intero ordine è da ridisegnare. A vantaggio di cosa? Le tre varianti che abbiamo difronte sono tre versioni della stessa PRIGIONE: il POTERE che si reinventa per sopravvivere, alimentandosi della paura, della rabbia, dell’insoddisfazione che gli uomini continuano a proiettare senza guardarsi dentro. Nessuna delle opzioni apre alla salvezza: tutte restano all’interno del kenoma, tutte perpetuano il gioco del Demiurgo. Ma proprio questa evidenza può diventare RIVELAZIONE: riconoscere che non vi è soluzione politica definitiva, e che la vera stabilità non è nel potere degli uomini.

