I CAVALIERI LEBBROSI: I GUERRIERI DIMENTICATI

a cura di Tania Perfetti

Immaginate di essere un frate dell’Ordine di San Lazzaro, nel cuore della Terra Santa, intorno alla metà del XIII secolo. La pelle reca i primi segni della lebbra: macchie pallide, mani leggermente deformate. Non siete completamente esclusi dalla comunità dei sani, ma la malattia vi definisce. La Regola dell’Ordine vi permette di vivere qui, tra i muri spessi dell’ospedale dedicato a San Lazzaro, servendo chi soffre più di voi. La malattia non è solo una condizione fisica: è un marchio di vocazione e testimonianza.

Ogni mattina, il vostro compito è duplice: assistere i malati nelle medicazioni, nelle abluzioni e nella distribuzione del cibo, e prepararsi alla difesa dei pellegrini e dei beni dell’ospedale. La mattina inizia con il canto dei salmi, imparati a memoria perché i libri sono scarsi e preziosi. I frati sani si muovono tra le corsie e le infermerie, mentre voi, anche se malato, prendete parte alle scorte armate verso le strade circostanti, dove briganti o incursioni turche minacciano i pellegrini. Non si tratta di attaccare, ma di difendere: bastoni, spade leggere, croce verde e rossa sull’abito. Il corpo malato diventa simbolo: vedere un confratello lebbroso affrontare un pericolo significa testimoniare la forza spirituale che supera la debolezza fisica.

Durante le giornate di scorta, attraversate villaggi abbandonati e sentieri deserti, accompagnando carovane di viveri e medicinali. Il sole picchia, il sudore scivola lungo le mani che, pur segnate dalla malattia, reggono la bisaccia o la spada. I pellegrini vi guardano con timore e rispetto: vedono la fragilità del corpo e la fermezza dello spirito. Ogni passo è un equilibrio tra il rischio del contagio percepito e la missione di protezione.

Tornando all’ospedale, trovate i nuovi arrivati: lebbrosi giunti dai villaggi vicini, con corpi devastati dalla malattia. Li accogliete come fratelli, impartendo loro cura, preghiere e speranza. La vita quotidiana alterna così il servizio spirituale e materiale, il sacrificio della malattia e l’atto eroico di proteggere chi non può difendersi. In alcuni casi, la regola prevede che frati gravemente malati assumano ruoli di responsabilità interna: dirigere le infermerie, organizzare il lavoro dei confratelli, amministrare i beni dell’ospedale. La loro debolezza fisica diventa legittimazione morale e autorità.

Nelle cronache francesi e italiane, come quelle di Jacques de Vitry e negli statuti dei lazzariti in Provenza, troviamo conferma di questa vita ibrida: confratelli che affrontano scorte armate, assistono malati, amministrano ospedali e, nei rari casi di conflitto diretto, partecipano a scontri difensivi limitati. Non sono cavalieri aggressivi, ma difensori-sacerdoti, custodi della carità e della sicurezza dei pellegrini. Il corpo malato diventa così emblema di eroismo religioso: ogni ferita, ogni macchia, ogni deformazione è testimone della fedeltà all’Ordine e alla missione di Dio.

Così vive un lazzarita: sospeso tra malattia e coraggio, tra preghiera e difesa, tra esclusione e autorità morale. La sua esistenza quotidiana è un intreccio di sofferenza, disciplina, eroismo e compassione. E quando, alla sera, la luce cala sull’ospedale, il canto dei salmi risuona tra i muri di pietra: è la voce dei vivi e dei malati insieme, testimonianza di un mondo medievale in cui il confine tra fragilità e eroismo, malattia e santità, si fa incredibilmente sottile.

FONTI PRIMARIE:

• Regola dell’Ordine di San Lazzaro, Biblioteca Vaticana, cod. Vat. Lat. 4980 (XIII secolo).

• Jacques de Vitry, Historia Orientalis, Paris, 1611.

• Guillaume de Tyr, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum, Paris, 1879.

• Documenti notarili dei lazzariti in Provenza, Archivio di Marsiglia, secc. XIII–XIV.

• Vangelo di Luca 16,19–31 (parabola di Lazzaro).

STUDI NODERNI:

• R. Barber, The Military Orders: 1120–1314, London, 1979.

• M. D. G. Pullan, The Lazars: Leprosy in Medieval Society, London, 2009.

• J. Riley-Smith, The Crusades: A History, New Haven, 2005.

• H. Nicholson, The Hospitallers of St. John of Jerusalem, London, 2001.

• F. Cardini, Alle radici della cavalleria medievale, Milano, 1981.

I CAVALIERI LEBBROSI: I GUERRIERI DIMENTICATI
I CAVALIERI LEBBROSI: I GUERRIERI DIMENTICATI

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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