a cura di Storia che Passione
Klaus Schmidt che osserva Göbekli Tepe per la prima volta: un momento che ha cambiato per sempre la nostra comprensione della storia umana.
Era il 1994 quando l’archeologo tedesco si trovò davanti a quella che, a prima vista, sembrava solo una collina anonima nella Turchia sud-orientale. Ma ciò che i suoi occhi esperti notarono furono frammenti di pilastri in pietra a forma di “T” che affioravano dal terreno. Non era un sito qualunque: era l’inizio della riscoperta del più antico santuario monumentale mai costruito dall’uomo.
Göbekli Tepe risale a circa 9.600 a.C., molto prima di Stonehenge e delle piramidi d’Egitto. All’epoca, l’umanità non conosceva ancora l’agricoltura né la vita sedentaria. Eppure, qui, grandi blocchi di pietra calcarea — alcuni del peso di oltre 20 tonnellate — furono scolpiti, disposti in circoli e decorati con rilievi raffiguranti animali, simboli astratti e motivi misteriosi.
Schmidt dedicò vent’anni della sua vita a questo sito straordinario, fino alla sua morte nel 2014. Diceva spesso:
“Prima venne il tempio, poi la città.”
Una frase che ribaltava ogni teoria accettata fino ad allora: forse non fu l’agricoltura a generare le società complesse, ma il bisogno di credere, di riunirsi e celebrare qualcosa di più grande.
Oggi Göbekli Tepe è un sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Una copertura moderna protegge gli scavi principali e un centro visitatori aiuta il pubblico a comprenderne l’importanza. Una parte significativa del sito rimane ancora sepolta, conservando misteri che forse non saranno mai del tutto svelati.
Camminare oggi tra quei pilastri antichi significa entrare nel cuore della preistoria: un luogo dove la spiritualità ha dato forma alla civiltà.
Lo sguardo di Schmidt nel 1994 ha aperto una porta sul nostro passato più remoto. E da allora, il mondo intero guarda in quella stessa direzione.

